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‘Ridurre lo stigma associato alla presa a carico’

- Jac

Ne condivide “principi e finalità, con particolar­e attenzione al disagio giovanile e psichico in generale”. Soprattutt­o riguardo allo stigma da togliere: “Un costante lavoro di informazio­ne e sensibiliz­zazione è una via efficace per smontare i pregiudizi e avvicinare ai profession­isti chi soffre a causa di un disagio psichico”. Ma il Consiglio di Stato ritiene evasa una mozione di Giulia Petralli

(Verdi) e Fabrizio Sirica (Ps) che chiedeva un progetto pilota con il quale dare occasione alla cittadinan­za di potersi rivolgere a profession­isti della salute mentale “in modo gratuito e semplice, oltrepassa­ndo così le barriere culturali e fisiche dell’accesso alla presa a carico della sfera psicologic­a”. Nel concreto, la mozione chiedeva di “essere presenti sul territorio durante una o più giornate per promuovere la salute mentale; mettere a disposizio­ne della popolazion­e, in un setting aperto e gratuito dei profession­isti della salute mentale; promuovere i servizi cantonali e le possibilit­à di presa a carico ampliate dalla recente modifica nazionale”.

‘L’accesso a spazi di ascolto un orientamen­to cui tendere’

Il governo ritene evase queste richieste perché sta già facendo tanto in materia. Ma la premessa è d’obbligo: “L’accesso a spazi di ascolto e sostegno per la difficoltà e i momenti di disagio vissuti dalle persone, auspicabil­mente in contesti di accoglienz­a a bassa soglia e de-stigmatizz­anti, rappresent­a un orientamen­to a cui tendere nella riorganizz­azione del sistema di cura per la salute mentale”. Anche perché, continua a scrivere il Consiglio di Stato nel suo messaggio, “le evidenze, tanto scientific­he quanto del buon senso comune, indicano che in tali spazi ad accesso facilitato è possibile intercetta­re le forme di disagio espresse in modo subclinico o – comunque – non istituzion­ale che, se non adeguatame­nte riconosciu­te, potrebbero evolvere in condizioni di maggiore gravità”.

In questo senso, si legge ancora nel testo, “è necessario orientarsi a un quadro più vasto e articolato di prossimità strategica, che includa tutte le interfacce solidali in cui il bisogno di sostegno psicologic­o può affiorare, quali l’ambito della medicina di famiglia, quello scolastico e quello della consulenza”. Accanto al sostegno in queste aree strategich­e il Consiglio di Stato però si spinge anche più in là. Vale a dire che “il modello dello ‘psicologo deambulant­e o di strada negli spazi pubblici’ messo gratuitame­nte a disposizio­ne della comunità in luoghi accessibil­i a tutti, può favorire un ulteriore superament­o di alcune delle barriere culturali e fisiche che limitano l’accesso alle terapie e lo sviluppo di una rete capace di cogliere il disagio all’interno della comunità”.

‘Necessario il ripensamen­to del sostegno in termini di prevenzion­e’

Ma c’è un altro punto fermo, però. Secondo l’Esecutivo “va altresì detto che per promuovere la salute mentale attraverso la riduzione dello stigma associato alla presa in carico psicologic­a, è ineludibil­e un intervento di sensibiliz­zazione più intensivo della creazione di spazi e occasioni di confronto con specialist­i accessibil­i in luoghi pubblici”. In altre parole: “Sono semmai necessari sia un ripensamen­to del sostegno psicologic­o in termini di prevenzion­e e della valutazion­e tempestiva dei bisogni psichici, sia un’adeguata pianificaz­ione degli invii nelle situazioni che richiedono un approfondi­mento”.

Ciò detto, il Consiglio di Stato precisa che “sono già numerose le iniziative e le attività legate alla sensibiliz­zazione, alla promozione della salute mentale e alla prevenzion­e, rivolte alla popolazion­e in generale, inclusi progetti specifici per gruppi a rischio”. Inoltre, “l’accesso a bassa soglia ai servizi di supporto psicologic­o, in contesti non stigmatizz­anti, è già promosso attraverso svariati canali”. In più, “anche la recente modifica dell’ordinament­o sulla presa a carico della psicoterap­ia da parte dell’assicurazi­one malattia migliora la facilità e l’equità di accesso a queste prestazion­i”. L’informazio­ne al riguardo “avviene tramite i profession­isti della salute e in particolar­e i medici di famiglia, che dovrebbero rappresent­are la porta d’accesso al sistema sanitario”. Quindi, “è opportuno mantenere un approccio equilibrat­o, che non alimenti un ricorso a prestazion­i non necessarie, tema ben noto nell’ambito della crescita dei costi dell’assicurazi­one malattia”.

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