Squarciato dal Rabadan il cielo carico di pioggia Partita l’edizione numero 161. Nonostante le previsioni meteo avverse, piazza Nosetto come sempre gremita per la prima nottata libera di bagordi
Tre, due, uno… e dopo un mese di tempo avaro di precipitazioni – con tanto di allerta meteo diffusa in giornata via social e valida per tutta la giornata di venerdì fino all’alba di sabato – puntuale e simpatica come le tasse una timida pioggerellina incombe sul cielo di Bellinzona. Sembra un pessimo scherzo di Carnevale ma non lo è. Se però il vecchio adagio valido per le spose viene applicato anche al Rabadan, allora sarà una 161esima edizione fortunata. La festa ha preso il via ieri puntualmente alle 21 in una piazza Nosetto come sempre gremitissima di ticinesi festanti. La pioggia, che durante la notte si sarà presa inesorabilmente la scena, sulle prime non si è fatta vedere. Ma d’altronde al popolo carnascialesco, noncurante e assetato di bagordi, che ci sia o non ci sia gli scivola addosso.
E così sul terrazzo di Palazzo Civico re, regina e corte ricevendo dalle mani del sindaco la chiave del potere («È ora di passare alle cose serie!», ha sentenziato), hanno preso pieno possesso del regno. Fino all’alba di mercoledì vietato parlare di elezioni, progetti e ricorsi. Banditi dalle discussioni concetti quali ‘rilancio della capitale’, ‘rapporti Comuni-Cantone’ e ‘noi meglio di Lugano’. Ovviamente, sarà una passerella infinita di candidati in maschera che offriranno quantità abominevoli di non richieste pacche sulle spalle e magari, chissà, forse anche qualche birretta (se caso, approfittare che poi per quattro anni si dovrà far senza).
Re Renato però non l’ha mandata a dire e nel suo discorso di presa temporanea del potere, togliendosi qualche sassolino dallo stivale dorato, dopo aver riconosciuto che in effetti ci vogliono studi e progetti strategici per la Bellinzona del futuro, ha insistito sul fatto che la buona vecchia Turrita e i suoi quartieri necessitano anche di manutenzione costante e di scuole «in urdin». Mario Branda, di verde speranza vestito, ha preso nota senza eccepire. La replica non ha cittadinanza, nell’effimera monarchia del Rabadan.