Uefa, via libera a Ceferin che però lascerà nel 2027
Il presidente dell’Uefa, Aleksander Ceferin, potrà candidarsi alla rielezione nel 2027 per un quarto mandato. Il Congresso Uefa ha approvato giovedì a Parigi un emendamento che gli consente di ripresentarsi. La disposizione è stata approvata dai due terzi dei voti espressi, come previsto dallo statuto dell’organismo. Il testo non abolisce il limite di tre mandati, una delle misure chiave adottate nell’aprile 2017 da Ceferin, in carica dal 2016, dopo la cascata di scandali che aveva portato a restrizioni simili alla Fifa e al Cio. Ma specifica che questa regola, che si applica a tutti i membri del comitato esecutivo, non prende in considerazione i mandati “iniziati prima del 1° luglio 2017”. Ciò consentirà quindi a Ceferin, che è stato riconfermato nel 2023 per un altro mandato di quattro anni – in teoria avrebbe dovuto essere l’ultimo – di tentare di succedere a se stesso nel 2027 e quindi di rimanere in carica fino al 2031. Tuttavia, lo sloveno ha successivamente annunciato che non andrà oltre il 2027, secondo quanto riportato dal sito web de L’Équipe. Ceferin confessa di aver preso questa decisione ormai sei mesi fa, aggiungendo che «dopo un po’ di tempo ogni organizzazione necessita di sangue fresco». Il presidente sloveno ha inoltre aggiunto che si può tranquillamente guardare allo specchio e non ha nulla da doversi recriminare, ma soprattutto si dichiara «stanco del Covid, stanco delle due guerre, stanco di progetti senza senso come la così chiamata Super League».
È stato inoltre abrogato il limite di età di 70 anni per l’elezione o la rielezione al Comitato esecutivo Uefa. Non si sono sentite voci contrarie a questa riforma. Tuttavia, il progetto aveva causato una crisi in seno all’Uefa, con le dimissioni del direttore del calcio Zvonimir Boban il 25 gennaio. L’ex giocatore croato, semifinalista ai Mondiali del ’98, ha sbattuto la porta, esprimendo “grande preoccupazione e totale disapprovazione” per la volontà del presidente sloveno di rimanere al potere per oltre 12 anni e dichiarando di andarsene in nome dei “principi e dei valori in cui (egli) crede profondamente”.