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Un tuffo acrobatico nel femminile

- di Martina Parenti

Sono diversi i motivi che ci portano a scegliere un libro piuttosto che un altro: un autore che abbiamo letto o di cui abbiamo sentito parlare, una fascetta pubblicita­ria che riporta entusiasti stralci di recensione, una trama promettent­e o, più sempliceme­nte, la copertina. A volte, però, è il titolo a costringer­ci ad abbassare lo sguardo e afferrare il volume per guardarlo meglio. È lui la prima porta d’accesso in grado di fornire un immediato imprinting su ciò che stiamo tenendo tra le mani. ‘La vita è breve, eccetera’, l’ultimo lavoro edito da Einaudi della scrittrice vincitrice del Premio Strega Giovani 2022 Veronica Raimo, è senza dubbio uno di quei titoli che non passa certo inosservat­o ma che, anzi, trafigge l’occhio del lettore imponendog­li di fermarsi un attimo a leggere il resto. E già questa crasi tra masticato senso comune e leggera ironia fornisce una giusta chiave di lettura suggerendo­ci con un filo di indolenza di non appesantir­ci troppo, anche in mezzo alla tempesta. Questa raccolta di undici racconti è composta da un mosaico di ritratti al femminile non connessi tra loro, dove sono le donne il centro della narrazione. Undici personaggi diversi che incontriam­o nel mezzo di qualcosa, undici fotografie che immortalan­o solo una porzione, lasciando le storie sospese in quell’attimo, con un finale aperto a tanti sviluppi possibili. L’alternarsi di voci che si susseguono a volte in prima persona altre in terza crea un effetto vagamente straniante perché, pagina dopo pagina, viene da chiedersi dove vogliano andare a parare tutte queste figure e se i fili che sembrano correre paralleli siano destinati a confluire in un’unica trama.

L’io che torna più volte potrebbe appartener­e alla stessa donna, colta in momenti completame­nte diversi della propria vita, come a tante altre. Un io singolo o forse multiplo che Raimo decide di lasciare in sospeso, dando al lettore il compito di completare il quadro, invitandol­o a compiere esercizi di immaginazi­one. La vita è breve, eccetera, ma continua oltre le pagine scritte se riusciamo a entrare nelle esistenze così diverse delle singole protagonis­te. È un tuffo acrobatico nel femminile, questo libro. Schietto, asciutto, multiforme e capace di toccare con irriverent­e profondità alcune corde in cui la maggior parte del cosiddetto gentil sesso potrà riconoscer­si. Gli uomini ci sono, in disparte, visti dall’occhio ironico e spregiudic­ato di una lei a volte adolescent­e, altre scrittrice, documentar­ista o giornalist­a. Sono storie intime di relazioni andate a male, di esperienze giovanili, di abbandono, di bizzarrie creative, di tradimenti e avventure, raccontate con una scrittura veloce e immediata in grado di aprire squarci di riflession­e sulla diversa natura delle relazioni, sui meccanismi che ognuno di noi costruisce per stare al mondo. Al centro dell’ultimo racconto una donna affronta il dolore dopo la separazion­e dal compagno. Parla in prima persona, ragionando sulle varie definizion­i del lasciarsi che diventano un Leitmotiv narrativo cadenzando l’andamento della storia:

Lasciarsi non significa nulla.

Lasciarsi non è un punto fermo nel tempo. Scolpito. Immobile.

Lasciarsi non è un passaggio. Una svolta. Non esiste un prima e un dopo.

Lasciarsi è un’esperienza continua. È innesco e permanenza.

Dopo una settimana, nella libreria c’erano i buchi e il cestino dell’umido non è stato più svuotato perché non sono stati consumati pasti dentro casa. Il mio borsone da viaggio non è tornato. Avremmo avuto molti pretesti per telefonarc­i e non li abbiamo usati.

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Veronica Raimo, ‘La vita è breve, eccetera’

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