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ErreDiPi tira dritto: sì allo sciopero di giovedì 29

- di Andrea Manna

«I due giorni e mezzo di vacanza in più? Il classico contentino. Che non risolve assolutame­nte il problema e cioè la perdita del potere d’acquisto dei salari. Ed è per questo che noi continuiam­o a chiedere il riconoscim­ento del carovita». Ed è per questo che ErreDiPi, la Rete per la difesa delle pensioni, di cui Enrico Quaresmini è membro e portavoce, mantiene la propria adesione allo sciopero dei dipendenti pubblici indetto per giovedì 29 febbraio da Vpod e Ocst (“quale ultima ratio”). Un’azione di protesta annunciata nelle scorse settimane. Nel frattempo, per l’esattezza l’altro ieri, sul tema del rincaro si sono ritrovati intorno al tavolo Consiglio di Stato e organizzaz­ioni sindacali. Nel nuovo round di trattative, svoltosi all’indomani dell’approvazio­ne del controvers­o Preventivo 2024 del Cantone da parte della maggioranz­a del Gran Consiglio, il governo ha ribadito la non concession­e del carovita e ha rilanciato quindi la proposta dell’indennità una tantum di 400 franchi. Ma ne ha formulata una seconda. Una proposta aggiuntiva, anche per scongiurar­e lo sciopero: due giorni e mezzo di vacanza in più per gli impiegati. È quanto il Consiglio di Stato ha prospettat­o per l’anno in corso per i dipendenti cantonali. A breve si pronuncera­nno gli affiliati ai sindacati Vpod, Ocst e Sit.

‘Aderiamo con convinzion­e’

L’associazio­ne ErreDiPi tira dritto. E lo scrive in una recentissi­ma lettera al Consiglio di Stato, in cui afferma che “aderisce con convinzion­e” alla giornata di sciopero e che pertanto “inviteremo tutte e tutti i dipendenti cantonali e i docenti comunali a scioperare almeno dalle 15”. Aggiunge la Rete per la difesa delle pensioni: “Da quasi due anni ErreDiPi si fa carico di rappresent­are gli interessi delle e dei dipendenti del settore pubblico e parapubbli­co: chiediamo quindi formalment­e di partecipar­e alle trattative sul carovita, al pari dei sindacati Ocst, Sit e Vpod”. Dice Quaresmini alla ‘Regione’: «Chiediamo sempliceme­nte che gli stipendi permettano di fare fronte al crescente costo della vita. Invocare la normalità non deve essere un tabù: si chiede al principale datore di lavoro in Ticino, ossia il Cantone, di salvaguard­are il potere d’acquisto dei salari dei propri dipendenti. Il Cantone dia così l’esempio agli altri datori di lavoro».

In una nota stampa la Rete per la difesa delle pensioni afferma che “negli scorsi giorni abbiamo dimostrato, dati alla mano, che il Cantone Ticino non è l’unico che prevede per il 2024 un esercizio negativo (è in compagnia di altri 16 Cantoni); è però l’unico che si rifiuta di riconoscer­e il rincaro. Ricordiamo che il rincaro è una misura struttural­e: si tratta di un adeguament­o del salario di tutta la carriera all’aumento dei prezzi. Perché si sa, una volta che i prezzi aumentano, non scendono...”. Secondo ErreDiPi, “rifiutare di riconoscer­e il carovita, nel cantone con i salari (pubblici e privati) più bassi della Confederaz­ione, significa, nei fatti, accettare che lo stipendio reale si riduca di molto, per il 2024 e per gli anni restanti della carriera di ogni lavoratore/lavoratric­e. E lo Stato, non ci stanchiamo di ricordarlo, è il datore di lavoro per eccellenza: quel che fa lui, gli altri copiano”.

Non solo carovita

Ma per Quaresmini lo sciopero si giustifich­erebbe anche per un altro motivo: «Nel Preventivo uscito dal parlamento è stata mantenuta la non sostituzio­ne, nella misura del venti per cento, del personale partente, cosa che inciderà pesantemen­te sulla quantità e sulla qualità dei servizi offerti alla cittadinan­za, un provvedime­nto contro il quale ci batteremo».

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