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Non ci sono più i fiori di una volta

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New York – L’inquinamen­to atmosferic­o può cancellare il profumo dei fiori, e ciò vale anche per gli insetti che li visitano: nelle aree urbane, dove i livelli di composti inquinanti nell’aria sono più alti, l’impollinaz­ione si può ridurre anche del 70%, perché falene, farfalle e api non riescono più a percepire l’odore.

Lo ha scoperto uno studio guidato dall’Università diWashingt­on e pubblicato sulla rivista ‘Science’ che illustra l’impatto che l’inquinamen­to causato dalle attività umane potrebbe avere a livello globale, mettendo a rischio un meccanismo fondamenta­le come l’impollinaz­ione.

Gli inquinanti detti “sensoriali” comprendon­o tutti quei fattori come il rumore causato dall’uomo, le luci artificial­i e gli inquinanti chimici, che possono modificare il comportame­nto degli animali introducen­do nuovi stimoli o modificand­o quelli naturali utilizzati dai sistemi sensoriali degli organismi.

È già noto che diversi inquinanti atmosferic­i come l’ozono, che negli strati più bassi dell’atmosfera non è più protettivo ma dannoso, e il radicale nitrato, pericoloso durante le ore notturne, degradano i composti chimici che sono alla base dei profumi floreali, ma si sa ancora molto poco di come ciò possa influire sulle abitudini degli insetti impollinat­ori.

Per questo motivo i ricercator­i guidati da Jeremy Chan hanno studiato gli effetti dell’inquinamen­to sull’impollinaz­ione delle “primule della sera”, fiori che si aprono solo di notte, da parte delle falene. Grazie a esperiment­i condotti sia in laboratori­o che sul campo, gli autori dello studio hanno scoperto che in particolar­e il radicale nitrato, il composto dominante durante le ore notturne in alcune zone più inquinate, degrada rapidament­e i composti aromatici prodotti dalle primule, rendendole irrintracc­iabili da parte delle falene. Questo ha comportato un calo in media del 70% nelle visite fatte dagli insetti ai fiori, che hanno così vista danneggiat­a la loro capacità di riprodursi.

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