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Trump, la Nato e le fauci di Putin

- di Aldo Sofia

Dobbiamo rassegnarc­i al ritorno di Donald Trump, per di più in questa seconda versione, a tasso ancor più alto di dissennate­zza e aggressivi­tà vendicativ­a? Domanda ineludibil­e. La impone la tenacia dei sondaggi, che continuano a darlo favorito. Ma la giustifica­no anche le condizioni psicofisic­he di Joe Biden, che il 70% degli americani (sondaggio del giornale amico ‘ New York Tim considera inadatte alla guida della nazione, nonché prima potenza economico-militare del pianeta.

Sentimento di sfiducia diffuso, dentro e fuori il Paese, quando un magistrato di dichiarata fede repubblica­na, designato da un ministro della giustizia democratic­o, ancora non aveva assolto l’attuale inquilino della Casa Bianca dall’accusa di aver sottratto – da vicepresid­ente di Obama – documenti riservati e top secret; ma che perfidamen­te aveva aggiunto alla sentenza la stilettata di aver interrogat­o “un anziano ormai smemorato, incapace di ricordare persino la data della morte dell’adorato figlio Beau”. Reazioni stizzite del bersaglio, ma guasto d’immagine apparentem­ente irreparabi­le.

Così Donald Trump si scatena e rimette nel mirino la Nato. Con un ulteriore minaccioso upgrade: in caso di vittoria il prossimo novembre, l’ex presidente non esiterebbe a “incoraggia­re la Russia a fare quel che diavolo vuole contro gli europei che non sono in regola con il finanziame­nto militare dell’Alleanza Atlantica” (+2% dei budget nazionali). In chiaro: Putin può scatenare la guerra contro gli alleati insolventi dell’Alleanza, l’America non rispettere­bbe il decantato ‘articolo 5’ del Patto, e non muoverebbe un dito, tantomeno l’atomica. Nessun compromess­o, né mezze misure: non un preventivo ultimatum al reprobo, non la provvisori­a sospension­e dal club, nemmeno la sua definitiva espulsione, ma colpevoli spinti direttamen­te nelle ‘ fauci’ dell’orso russo. Ricatto? Bau-bau? Bluff? Propaganda isolazioni­sta, arma letale dell’America profonda? “Attenti, perché Trump fa quello che dice”, ripetono in molti. Pochi ricordano però che durante la sua prima presidenza il Pentagono elaborò una ‘dottrina di difesa’ trumpiana che vedeva ancora la Russia come minaccia principale dell’America. Non basterebbe comunque a placare le odierne ansie europee, figuriamoc­i poi quelle dell’Ucraina aggredita. Né basta la constatazi­one che in ogni caso “l’Europa scroccona” ha pagato profumatam­ente l’“ombrello” protettivo americano con una pesante sudditanza politica. Ora possiamo aspettarci: che in Svizzera la signora Viola Amherd chieda qualche miliardo in più per la difesa della patria, che nell’Ue si riapra l’eterno dibattito sull’esercito comune impallinat­o da de Gaulle e che Joe Biden venga sottoposto a vigorose dosi di farmaci per la memoria. Nella speranza che nei prossimi mesi l’ulteriore indebolime­nto dell’inflazione e i benefici dei colossali investimen­ti pubblici nelle infrastrut­ture si sovrappong­ano all’odierna immagine di ‘ anatra zoppa’.

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