laRegione

‘Un pugno e poi presa a calci per aver chiesto permesso’

Denuncia contro ignoti nella quale si cita una guggen

- MA.MO.

Liti e risse nella media, spiega il comitato della Società Rabadan nel primo bilancio parziale della 161esima edizione che terminerà all’alba di domani. Una vittima si è rivolta alla nostra redazione raccontand­o la sua disavventu­ra. «Era sabato sera, poco prima di mezzanotte, in pieno centro storico a Bellinzona. Mi hanno gettata a terra e presa a calci. Non ho subìto conseguenz­e fisiche, ma reputando gravissimo l’accaduto ho sporto denuncia contro ignoti». Riassunto all’osso, è il racconto fatto da una 21enne di Lugano la cui ‘disavventu­ra’ potrebbe essere stata ripresa dall’impianto di videosorve­glianza della Città, potenziato in occasione del carnevale. Immagini forse utili agli inquirenti per ricostruir­e la dinamica e risalire ai responsabi­li. «Tutto è nato – ci racconta la vittima – dalla mia richiesta di spazio per passare nella strettoia che collega piazza Collegiata e piazza Nosetto. Ero al Rabadan col mio compagno, mia zia e degli amici. In tutto sei persone. Che hanno assistito alla scena, sono intervenut­e e mi hanno aiutata». Il tutto si è consumato in pochi istanti: «C’era una marea di gente e in quel momento lo spazio ristretto era interament­e occupato da una guggen del Sottocener­i (ndr: il nome fatto dalla vittima è noto alla redazione). Avanzavamo in fila indiana ed essendo io davanti ho chiesto di poter passare; al che un ragazzo della guggen mi ha risposto male insultando­mi. Gli ho dato del maleducato e abbiamo brevemente discusso finché un altro tizio, vestito di nero, mi ha improvvisa­mente sferrato un pugno. Caduta per terra, quest’ultimo e altri tre che indossavan­o gli abiti della guggen mi hanno presa a calci colpendomi come fossi un pallone alle gambe, al costato e alla testa. Istintivam­ente mi sono rannicchia­ta e forse questo mi ha aiutata. I miei amici sono intervenut­i cercando di riportare la calma. Fatto sta che ho avuto una crisi di panico; intanto gli aggressori e l’intera guggen si sono ben presto dileguati. Ci siamo rivolti al servizio di sicurezza segnalando l’accaduto e sono stata accompagna­ta alla tendina sanitaria dove mi hanno visitata. Come detto, fortunatam­ente non ho riportato conseguenz­e». Poco dopo, insieme al servizio di sicurezza, la ragazza ha intercetta­to alcuni membri della guggen, compreso colui il cui insulto aveva scatenato il diverbio iniziale: «Una di queste persone ha detto di aver assistito al pestaggio – ci spiega ancora la vittima – ma di non conoscere i quattro colpevoli». Siccome il Ticino è piccolo, «è poi venuto fuori che mia zia conosce un membro della guggen. Quella sera assente, le ha detto che nel gruppo WhatsApp della guggen si è in effetti discusso dell’aggression­e. Qualcuno avrebbe scritto che uno di noi, passando, avrebbe deliberata­mente rotto uno strumento. Il che è falso. Ora, spero che anche grazie alla mia denuncia la verità venga a galla. Ancora meglio sarebbe se i responsabi­li si facessero avanti assumendos­i le loro responsabi­lità, senza farle ricadere sualtri».

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TI-PRESS Non tutti recepiscon­o ilmessaggi­o

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