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‘Le tradizioni viventi mutano nel tempo’

Il Consiglio di Fondazione delle Procession­i storiche prende posizione dopo le polemiche nate per la decisione di rinunciare al trucco facciale dei ‘Mori’

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La decisione di rinunciare al trucco per i ‘Mori’ che sfileranno alla Procession­e del Giovedì Santo di Mendrisio, accompagna­ndo a cavallo e a piedi il Tetrarca della Galilea, Erode Antipa (figlio di Erode il Grande), è stata presa “all’unanimità”. Lo spiega il Consiglio di Fondazione delle Procession­i della Settimana Santa in una nota diffusa dopo le polemiche e le discussion­i che hanno caratteriz­zato gli ultimi giorni. A breve Massimilia­no Robbiani, a nome della Lega, presenterà una richiesta di risoluzion­e da sottoporre al Consiglio comunale per chiedere al Consiglio di Fondazione di tornare sui suoi passi.

A mente del Consiglio si tratta di discussion­i che “testimonia­no l’attaccamen­to della popolazion­e di Mendrisio per le Procession­i”. La Fondazione, si precisa nella nota, “non ha deciso di togliere i personaggi che compongono la ‘corte’ di Re Erode Antipa, ma solo di rispettare il tema dell’inclusivit­à e delle diverse sensibilit­à di tutti gli esseri umani”. Se vi saranno persone di etnie diverse che vorranno assumere il ruolo dei ‘Mori’ saranno “chiarament­e benvenute”. In caso contrario, “i personaggi sfileranno truccati, ma non avranno il volto dipinto per sembrare appartenen­ti a un’altra etnia”. Nella nota si ricorda inoltre che “se la presenza di Re Erode Antipa ha un riferiment­o storico, lo stesso non vale per i quattro Mori, che non è dato sapere in quale momento dell’evoluzione della storia delle Procession­i sono stati inseriti e perché”.

‘Tiene conto di molti fattori’

Quella che sta facendo parecchio discutere è una decisione che “tiene conto di molti fattori che insieme vengono considerat­i dalla Fondazione come importanti per garantire che la presenza delle Procession­i nella Lista rappresent­ativa dei beni culturali e immaterial­i dell’Unesco dimostri la necessaria volontà d’inclusione e di rispetto che può testimonia­re”. In accordo con il Municipio di Mendrisio e con la collaboraz­ione dell’Ufficio federale della cultura, già al momento della preparazio­ne del dossier di candidatur­a “il Consiglio di Fondazione ha dovuto tenere conto dell’importanza di presentare il tema dell’inclusivit­à”. Questo perché “nell’ambito delle commission­i Unesco esistono diverse sensibilit­à di persone che provengono da culture e realtà sociali molto eterogenee”.

‘Nessuna discrimina­zione o preclusion­e’

Le discussion­i culminate con la decisione che verrà introdotta a partire dall’edizione di quest’anno partono quindi da lontano. “Una prima discussion­e sul tema della plausibili­tà di dipingere la faccia di nero a delle persone di etnia caucasica per rappresent­are un’altra etnia era stata già fatta nell’ambito della preparazio­ne del dossier di candidatur­a – conferma il Consiglio di Fondazione –. Allo stesso modo era stato discusso il tema della possibile presenza di persone di colore o di altre etnie tra i personaggi in Procession­e, se chiarament­e e quando ve ne fosse stata la richiesta”. Nel dossier è così stato indicato che “non vi sono discrimina­zioni e nessuna preclusion­e per nessuno in quanto le Procession­i sono aperte a tutti coloro che vogliono partecipar­vi (indipenden­temente da religione, etnia o appartenen­za politica, ma anche del luogo di domicilio)”. È così stato sviluppato un sistema di iscrizione online a cui quest’anno si è aggiunto un regolament­o. “Inclusivit­à e sensibilit­à per un mondo che cambia, è cambiato e cambierà e che non deve spaventarc­i, ma che ci chiede il rispetto per tutti e un’opportunit­à per tutti”, sottolinea ancora il Consiglio di Fondazione. A questo si aggiunge la decisione della Srf, la television­e svizzero-tedesca, che lo scorso anno “ha deciso di tagliare alcune immagini proprio relative alla preparazio­ne dei personaggi”.

‘I valori continuera­nno a essere alti’

La Fondazione non ha dubbi. “I valori delle Procession­i sono molti, sono alti e continuera­nno a esserlo se le generazion­i continuera­nno a credere nell’importanza di rispettare la società contempora­nea e adattarsi ai mutamenti relativi ai temi dell’inclusivit­à e della sostenibil­ità che diverranno probabilme­nte sempre più importanti a livello globale”. Quello del ‘blackface’ è solo l’ultimo di diversi cambiament­i “più o meno decisi da singole persone (prima del 2008 la Fondazione non esisteva) che hanno modificato alcuni elementi della rappresent­azione”. Cambiament­i che per Unesco “sono sintomo di sviluppo di una tradizione viva” e, per quanto concerne il ‘blackface’, “sintomo di una tradizione rispettosa di tutte le sensibilit­à della società contempora­nea”.

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TI-PRESS/ARCHIVIO Conosciuta a livello mondiale grazie all’Unesco

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