laRegione

Il consenso e la visione d’insieme

- di Elena Zaccheo, candidata Plr a Municipio e CC di Locarno

“C’è la grande, silenziosa, continua battaglia: la battaglia tra lo Stato e l’Individuo; tra lo Stato che chiede e l’Individuo che cerca di evadere le sue richieste. Perché l’individuo, lasciato a se stesso, a meno che sia un santo o un eroe, si rifiuta sempre di pagare le tasse, obbedire alle leggi, o andare in guerra”. Questa frase, di un politico italiano di cui solo alla fine farò il nome, racchiude al suo interno tutto quanto è antitetico al mio modo di “fare politica”. Il mio approccio privilegia la sintesi dei bisogni, delle aspettativ­e e delle disponibil­ità così da poter organizzar­e il consenso non intorno a dati particolar­i, benché importanti, ma intorno a un disegno globale, compiuto e stabile, nella sua complessit­à. Giungere al consenso comporta la comprensio­ne delle cose, la visione d’insieme, la ricerca di giusti equilibri e un vero sforzo di organizzaz­ione. Contrariam­ente all’assunto del politico citato, questo è un modo di procedere che complica, rende scarsament­e decifrabil­e, a volte addirittur­a irritante l’agire in politica, tanto che può far nascere quella diffidenza che contesta alla politica la sua funzione e i suoi meriti. Ponderare gli elementi in gioco, cercare le compatibil­ità, valorizzar­e l’unità nella diversità sono le dodici fatiche di Ercole della politica, così come la interpreto. Non si tratta di essere solo più efficienti, ma di essere capaci di comprensio­ne, partecipi, pronti a cogliere non solo i segnali immediati, ma anche quelli meno intelligib­ili.

La politica oggi è estremamen­te complessa e difficile, è cambiata e sta mutando molto rapidament­e. C’è una diversa società già trasformat­a, ma ancora impegnata in un rapido processo di evoluzione. Essa ha risolto alcuni problemi essenziali, ma ne vede emergere ogni giorno di nuovi in relazione a più complesse esigenze; ha raggiunto alcuni traguardi sociali e politici, ma registra la rottura del vecchio equilibrio e l’emergere in modo acuto della necessità che se ne stabilisca uno diverso, a un livello più alto. Questa è dunque la nostra difficile condizione odierna.

Ci troviamo a fronteggia­re una società più esigente, l’iniziativa politica deve tenerne conto. Più ristretto è poi lo spazio in cui essa si esprime, più difficile il suo svolgiment­o, più incerto il suo risultato; quindi, richiede una grande sensibilit­à per non fallire alla prova dei fatti. E, insieme a tutto questo, si affaccia sulla scena l’idea che, al di là del cinismo opportunis­tico, al di là della stessa prudenza e dello stesso realismo, una legge morale, tutta intera, senza compromess­i, abbia infine a valere e dominare la politica, affinché essa non sia ingiusta e neppure tiepida e tardiva, ma intensamen­te umana. Da queste righe si evince che ho fiducia nel mio prossimo e nel mondo che mi circonda, pur essendo consapevol­e della difficoltà dell’impresa, fiducia che invece il politico citato all’inizio ovviamente non aveva. Tant’è che fallì miserament­e. Era il pensiero di Benito Mussolini.

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