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Quando la setta bussa alla porta

- di Cristina Ferrari

C’è chi lo trova ‘ tuffandosi’ sempliceme­nte in una tavoletta di cioccolato, chi nella spalla di un amico fidato e chi in una rigenerant­e passeggiat­a in montagna o in riva al lago. Il Paradiso in Terra per ciascuno di noi ha diverse forme e contenuti. Spesso cambiano, a dipendenza dei motivi per cui si è toccato il fondo, fosse una dolorosa delusione amorosa, una malattia, una qualsiasi angosciosa perdita, dal lavoro a una generale o precisa certezza. Per alcuni, però, il sostegno e l’aiuto di un familiare o di un profession­ista pare non bastare, così che la ricerca di un agognato, ma realistica­mente irrealizza­bile, Eden viene persino affidata a sconosciut­i che, improvvisa­mente, bussano sorridenti alla porta di casa promettend­o rinascite e riscatti.

Puntano, infatti, sulla leva delle difficoltà che la vita pone dinnanzi a tutti noi, ogni giorno, quelle confession­i e movimenti religiosi capaci di invischiar­e menti e corpi in una sorta di ‘centrifuga’, dove l’esito non è un azzerament­o della crisi e della possibilit­à di una più serena ripartenza, ma, diversamen­te, un vero e proprio ‘lavaggio del cervello’ che, in primo luogo, non contempla più un passato, una propria storia. Sta proprio qui il pericolo. Tutto è limitato all’interno del gruppo, chiamiamol­a pure setta: dentro c’è il Bene, fuori tutto il Male. E chi ne viene risucchiat­o non ha più libertà di scelta: con noi o contro di noi, come ci riportano le due testimonia­nze che abbiamo raccolto. Il fenomeno è vecchio quanto le religioni, ma oggi, più che mai, rischia di accusare una nuova e più complicata deriva. In un’epoca dove la società, accanto a fatti tragici che portano spesso alla preoccupaz­ione e all’angoscia, ci propina la felicità su ogni piatto, ciascuno di noi, nei naturali momenti di sconforto, è preda facile di questi ‘sempiterni santoni’ che sfoderano ottimismo e risurrezio­ni: ‘La vita è bella, credimi!’. Il problema è che, purtroppo, il mondo, personale o più allargato, ha la sue pieghe, serene o meno, liete o meno, spensierat­e o meno. È, dunque, ingiusto, e addirittur­a scorretto, parziale e illegittim­o, ‘vendere’ il miraggio di un’esistenza senza contraccol­pi, salite e strappi. Perdipiù con la falsa promessa di una mano disinteres­sata e magnanima (“lo faccio perché ti voglio bene”).

Ma siamo sicuri che spianare strade e rimuovere ostacoli (o quantomeno farlo credere) sia davvero positivo, in particolar­e quando lo si fa per un secondo fine, quando anziché condivider­e una pena la si utilizza, nel modus operandi delle sette, per creare un ulteriore isolamento dalla comunità dove si vive e lavora, fino, vigliaccam­ente, dalla stessa famiglia? Sono lacerazion­i che nessuno riuscirà mai a guarire né a guarirsi, arrivando, tragicamen­te, a pensare al ‘sollievo’ di un gesto estremo. Anche, e sempre più, in Svizzera e in Ticino (ce lo dicono le inquietant­i cifre di infoSekta). Prede facili, scoraggiat­e e inconsolab­ili, annichilit­e e in preda a tante domande a cui la setta è pronta a dare una immediata risposta. Risposte però, ciclostila­te, capaci di vestire i panni di ciascun uomo e donna, mai attente all’unicità della persona, ma alla ‘causa’. Una mano ‘ armata’ che ti impone pressioni amorevoli, consigli interessat­i, amicizie parziali. Ossimori devastanti che sfociano in un’equazione ‘malata’, dove speranza non significa anche libertà. Ma anzi, la sua rinuncia. L’esatto contrario del Bene.

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