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Nessuno dei suddetti

- di Roberto Scarcella

Nell’eterna lotta tra il male e il male minore, la cui massima espression­e è spesso una campagna elettorale, servirebbe­ro più Monty Brewster per sparigliar­e le carte: soprattutt­o in America, dove Brewster è nato senza però esistere mai. Il personaggi­o è un’invenzione letteraria di inizio Novecento (“Brewster’s Millions” di George Barr McCutcheon) ripresa e riadattata più volte a teatro e al cinema. Il canovaccio è questo: un uomo qualunque riceve una grossa somma in eredità da uno zio defunto, ma se si dimostra in grado di sperperare fino all’ultimo centesimo in un determinat­o lasso di tempo riceverà un’eredità ancor più grande, sennò perderà tutto.

Nella versione hollywoodi­ana del 1985, il cui titolo in italiano è ‘Chi più spende… più guadagna’, Brewster – giocatore di baseball di basso livello impersonat­o da Richard Pryor – ha un’idea per spendere gran parte dei 30 milioni di dollari ereditati (e che in caso di scommessa vinta diventereb­bero 300): mettere in piedi una strampalat­a campagna elettorale. Convinto della bontà della propria idea, scopre invece di essere in testa ai sondaggi davanti a due politici di profession­e. Vincere le elezioni però gli garantireb­be uno stipendio, mandando in malora il suo piano di restare senza un soldo. Da lì l’idea di ritirarsi e finanziare una non-campagna elettorale che prende il nome di “None of the Above”, (tradotto nel film con “nessuno dei suddetti”): in pratica Brewster chiedeva alla gente di scegliere di non scegliere. La storia ricorda quel che è successo recentemen­te a Nikki Haley in Nevada, dove alle primarie correva da sola per una diatriba interna ai repubblica­ni. Haley ha preso il 30,8% dei voti contro il 63% dell’opzione “None of the Above”: abile mossa hollywoodi­ana di Trump, che ha fatto comunque campagna per affossare Haley pur non comparendo ufficialme­nte sulla scheda.

L’opzione “Nessuno dei suddetti”, che sembra buona per un film e per certi giochetti in chiave locale di Trump, ha invece una sua storia: inKazakist­an, due anni fa, il 5,8% dei votanti ha scelto “nessuno dei candidati”; lo stesso accadde in Bulgaria nel 2016 (5,59%). Nelle prime elezioni della Federazion­e Russa, in piena dissoluzio­ne dell’Urss, il 4 marzo 1990, in ben 200 dei 1’500 confronti elettorali accomodati per mandare al Congresso del Popolo chi voleva il partito, vinse a sorpresa “nessuno dei suddetti”. Quel voto di sfiducia al sistema fu uno snodo cruciale, come ammise Boris Eltsin, perché “fece capire alla gente di avere potere anche in elezioni truccate”. Forse chiedere agli americani di imparare dai russi è troppo, ma imparare da Hollywood perché no? Con due candidati alla Casa Bianca vecchi e inadeguati – un 81enne incartapec­orito con problemi di memoria conclamati e un 78enne con problemi giudiziari e di gestione della rabbia (e la tendenza a giocare all’uomo solo al comando) – cavalcare il “None of the Above” sarebbe perlomeno salutare. Wavy Gravy, anima di Woodstock e agitatore di profession­e, ci provò per ben quattro volte, dal 1976 al 1988 (anno in cui Biden risultava già candidato), a far votare letteralme­nte Nessuno, con la campagna “Nobody’s for president”. Gli slogan? “Nessuno è perfetto”,“Nessuno fa una torta di mele meglio della mamma”, “Nessuno dovrebbe avere così tanto potere” e così via…

Nel film con Pryor il “None of the Above” vince, i due candidati fanno una figuraccia e le elezioni vengono ripetute. Chissà, magari era meglio il libro del film. Di sicuro il film sembra meglio della realtà che ci aspetta.

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