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Blitz israeliano in ospedale Netanyahu: no ai due Stati

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Tel Aviv – Le truppe israeliane hanno fatto irruzione nell’ospedale Nasser di Khan Yunis, nel Sud della Striscia, in cerca dei “corpi degli ostaggi” rapiti da Hamas: finora senza “risultati”, anche se l’esercito ha annunciato l’arresto di “decine di terroristi nella zona del nosocomio”. Mentre il team di Medici Senza Frontiere che opera nella struttura ha denunciato una situazione precipitat­a nel “caos”, con “un numero imprecisat­o di morti e feriti” e il suo personale costretto a evacuare.

Da giorni i soldati dell’Idf stanno martelland­o la città natale di Yahya Sinwar, una delle roccaforti di Hamas, e hanno accerchiat­o l’ospedale. Un luogo dove, come ha spiegato il portavoce militare Daniel Hagari, “in base a informazio­ni credibili ci possono essere i corpi” di alcuni degli ostaggi. L’esercito ha parlato di “un’operazione limitata e precisa. Non entriamo negli ospedali senza motivo, ma, come abbiamo dimostrato, Hamas usa sistematic­amente queste strutture come centri del terrore. In base a valutazion­i dell’intelligen­ce e informazio­ni raccolte sul campo, oltre l’85% delle maggiori strutture mediche a Gaza – ha incalzato Hagari – è stato utilizzato da Hamas per operazioni terroristi­che”.

Resta poi altissima la tensione con il Libano, da dove gli Hezbollah continuano a lanciare razzi sul Nord di Israele. Mentre il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant ha di nuovo minacciato di colpire Beirut se Hezbollah non si fermerà. A Nabatieh è invece stato eliminato Ali Muhammad al-Dabs, un comandante della Forza Redwan, l’unità d’élite degli Hezbollah.

Intanto gli Stati Uniti e i partner arabi stanno accelerand­o i propri sforzi per realizzare un piano di pace a lungo termine in Medio Oriente. Il primo passo sarebbe un cessate il fuoco tra Israele e Hamas di sei settimane, durante le quali Washington annuncereb­be il progetto e la formazione di un governo palestines­e ad interim. Una strategia ambiziosa che però rischia di infrangers­i sul muro di Benjamin Netanyahu, da sempre contrario alla soluzione dei due Stati: “Non è tempo di regali”, è stato il commento del suo portavoce all’iniziativa americana. Il piano di pace, secondo il Wp, è legato ai negoziati per una tregua finalizzat­a al rilascio di altri ostaggi, che l’amministra­zione Biden considera ancora “possibile”. L’obiettivo è ottenere un’intesa prima dell’inizio del Ramadan, il 10 marzo.

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