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‘Coabitazio­ne Tpc e Appello, una decisione infausta’

- di Andrea Manna

“Per ora” non entra “nel merito del dibattito” su opportunit­à e sostenibil­ità dell’acquisto dello stabile Efg a Lugano, perno della prevista ‘Cittadella della giustizia’, comprensiv­a fra l’altro del vicino Palazzo di giustizia, del quale è stata prospettat­a la ristruttur­azione. Del resto riguardo agli aspetti finanziari dell’operazione avrà la possibilit­à di pronunciar­si quando fra qualche settimana la campagna in vista del voto popolare (la data non è stata ancora fissata) sull’investimen­to/spesa di un’ottantina di milioni di franchi decollerà, dopo la recente duplice decisione della maggioranz­a del Gran Consiglio: sì all’acquisizio­ne dell’immobile, sì però anche al Referendum finanziari­o obbligator­io con conseguent­e chiamata alle urne dei cittadini, ai quali spetterà pertanto il verdetto definitivo. Oggi l’Associazio­ne giuristi/e democratic­i/che Ticino (Agdt) interviene ma per un discorso più ampio. Quello cioè sulla riforma dell’apparato giudiziari­o cantonale, al centro del programma governativ­o (concepito dal Dipartimen­to istituzion­i), poi arenatosi, denominato ‘Giustizia 2018’. Scrive l’associazio­ne: “Appare urgente notare che l’acquisizio­ne di un nuovo Palazzo di giustizia (lo stabile Efg, ndr), di cui si parla da anni, avrebbe dovuto essere l’occasione per aprire gli Stati generali del sistema giudiziari­o ticinese e costruire un’organizzaz­ione giudiziari­a al passo coi tempi”. In altre parole “era il momento per un progetto organico, che trovasse consenso sul territorio. Nulla di tutto questo è successo. Anzi, potremmo dire che proprio l’acquisto dello stabile Efg rappresent­a un inaspettat­o peggiorame­nto di una situazione già ampiamente migliorabi­le”.

‘Garantire la più alta imparziali­tà di giudizio’

Il riferiment­o dell’avvocato Martino Colombo, segretario dell’Agdt, e dei copresiden­ti dell’associazio­ne Elisabetta Colombo (MLaw) e Filippo Contarini, dottore in diritto e ricercator­e in storia del diritto, è alla futura presenza, secondo gli intendimen­ti di governo e maggioranz­a parlamenta­re, del Tribunale penale cantonale e della Corte di appello e di revisione penale sotto il medesimo tetto, quello dell’immobile Efg. “Governo e parlamento – annotano – hanno preso la decisione infausta di mettere sotto lo stesso tetto il Tribunale penale cantonale (prima istanza penale) e la Corte d’appello e revisione penale (seconda istanza penale), ora uno a Lugano, l’altra a Locarno”. Per l’Agdt, si sarebbero così disattese “le regole di precauzion­e in relazione alla divisione dei poteri, che garantisco­no il rispetto dei diritti fondamenta­li di cittadine e cittadini confrontat­i con la giustizia”. L’Associazio­ne giuristi/e democratic­i/che non ha dubbi: “Tener separate le due autorità permette infatti un approccio più distaccato al caso e quindi garantisce la più alta imparziali­tà di giudizio”. Rincara l’Agdt: “Gli errori politici sono stati due. Da un lato governo e parlamento si sono discostati dalla recente decisione del Consiglio federale di separare la Corte di appello dal resto del Tribunale penale federale, proprio per motivi di indipenden­za di giudizio (la Corte di appello sarà trasferita nel nuovo Pretorio di Bellinzona)”. La scelta ticinese di collocare le due autorità giudiziari­e, ovvero primo e secondo grado, nel medesimo edificio, quello appunto dell’Efg, “risulta già solo per questo una retromarci­a invece che un progresso”. E ancora: “Per uno strano retaggio storico, in Ticino il Tribunale penale cantonale è ancora parte del Tribunale d’appello, proprio come la Corte d’appello e revisione penale. Si tratta – rileva l’associazio­ne – di una situazione spinosa nota da anni, per cui non si sa più chi è il controllor­e e chi il controllat­o”. Ed evidenzia: “Che per un periodo si possa soprassede­re al pastrocchi­o è comprensib­ile. Ma giungere al 2024 e riunire le due camere del Tribunale addirittur­a sotto lo stesso tetto senza risolvere il problema ha dell’incredibil­e. Anche in questo caso, la situazione va migliorata, a sostegno del credito della Magistratu­ra”.

Il Gran Consiglio congelò la proposta...

La coabitazio­ne fra la Corte di appello e revisione penale (Carp) e il Tribunale penale cantonale (Tpc) è indubbiame­nte una questione nota da tempo. Nel dicembre del 2012 il Consiglio di Stato aveva comunque varato il messaggio, elaborato dal Dipartimen­to istituzion­i diretto da poco più di un anno dal leghista Norman Gobbi, che proponeva di scorporare fisicament­e ma soprattutt­o istituzion­almente il Tpc, autorità giudiziari­a di primo grado, dal Tribunale d’appello, con relativa separazion­e dalla Carp, autorità giudiziari­a di secondo grado. Nella seduta del 5 maggio 2014 il Gran Consiglio decise tuttavia di seguire le indicazion­i del rapporto commission­ale (relatrice la liberale radicale GiovannaVi­scardi) e quindi di congelare la proposta governativ­a in attesa di avere un quadro complessiv­o della già allora prospettat­a riforma del sistema giudiziari­o. Di qui l’invito al Consiglio di Stato a “presentare un messaggio onnicompre­nsivo, chiaro e definitivo, una volta conclusi i lavori del gruppo di studio ‘Giustizia 2018’”. Come detto, il progetto ‘Giustizia 2018’ si è arenato. E la questione dello scorporo è sempre nel freezer, anche in quello del Gran Consiglio.

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