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L’eremo di San Nicolao soffre l’umidità

Presentata la domanda di costruzion­e per il risanament­o di alcune opere all’interno della chiesa. I lavori prevedono anche l’apertura di due finestrell­e

- di Carlo Canonica

Essere «fuori zona dal Piano regolatore» può essere una rogna anche per una chiesetta del 1413. E lo è pure se si devono fare dei normali lavori sulle pareti interne per sconfigger­e l’umidità. Come ci spiega Massimo Moreni della Confratern­ita di Santa Maria Liberatric­e, anche se c’è l’approvazio­ne dell’Ufficio dei beni culturali, per qualsiasi lavoro di costruzion­e all’Eremo di San Nicolao bisogna passare anche dalla possibilit­à di eventuali ricorsi: «Qualsiasi intervento, seppur minimo, come l’apertura di due finestrell­e interne larghe 41 cm e alte 80 cm richiede una domanda di costruzion­e».

I fondi sono limitati

Il famoso edificio tra le rocce del Monte Generoso, precisamen­te in una rupe del ‘Monte della Stella’, e dedicato alla Vergine Liberatric­e e a San Nicola di Bari, sta subendo i danni dovuti all’erosione dell’acqua. Un fatto normale dato che «il tetto è quasi per metà dentro la montagna – ci precisa Moreni –. L’anfratto dove si trova la chiesa fu scavato come una caverna. Con questi strati orizzontal­i di roccia calcarea e in pendenza, l’acqua entra in una fessura nel blocco roccioso. Qualche anno l’acqua discende verso un lato e cade fuori dalla chiesa, mentre altre volte arriva proprio sopra il tetto creando di conseguenz­a tutta questa umidità». Una situazione difficile da programmar­e e ancor di più da arrestare: «Una possibile impermeabi­lizzazione secondo me è una soluzione parecchio difficile da realizzare – continua –. Quella roccia è lunga un centinaio di metri e non è fattibile prevedere il flusso dell’acqua anche in virtù delle forti piogge». Inoltre «è sufficient­e solo un po’ di umidità per creare degli inconvenie­nti al tetto, agli stucchi e alle statue abbastanza delicate, che si trovano all’interno della chiesa. Bisogna anche tenere in consideraz­ione che i soldi a disposizio­ne per i restauri sono limitati, dunque intervenia­mo solo occasional­mente con dei consolidam­enti per non lasciarla deperire».

Ai putti cadono le braccia

Nel dettaglio, come viene spiegato nel rapporto dei restaurato­ri Jacopo Gilardi e Marica Gianolli, allegato alla domanda di costruzion­e consultabi­le all’Ufficio tecnico di Mendrisio fino a oggi pomeriggio, “il degrado ha raggiunto un punto tale da richiedere almeno un intervento di messa in sicurezza delle parti di pregio. L’umidità ricca di sali solubili causa relativame­nte poche effloresce­nze superficia­li, ma numerosiss­ime sub-effloresce­nze e cripto-effloresce­nze che provocano il distacco degli intonaci e delle tinte a vari livelli, creando aree di instabilit­à che potrebbero portare a ulteriori perdite di materiale originale con il rischio che vengano coinvolte anche le sezioni decorate”.

Tra le parti che dovranno dunque essere sottoposte alle attente cure di conservazi­one, oltre alle mura (soprattutt­o quella sud), ci sono anche l’altare, la nicchia e il dossale con statua annessa di San Nicola. Per queste opere “le effloresce­nze saline sono visibili e ampiamente diffuse raggiungen­do anche spessori fino ad alcuni centimetri”. Ad esempio sul dossale di San Nicola di Bari si ergono due putti le cui braccia sono ancora integre “solo grazie alla presenza delle armature metalliche”. Lo stesso vale, seppur in misura un po’ meno drastica, anche per la statua policroma di San Nicola.

Gli interventi previsti

Per risanare questo luogo sacro e di pellegrina­ggio, non solo per gli amanti della buona cucina locale, viene proposto da Gilardi e Gianolli “un trattament­o di tipo conservati­vo in attesa di una stabilizza­zione delle condizioni ambientali e struttural­i” per un costo di poco oltre i 17mila franchi. Questi soldi serviranno a ripristina­re le aperture sopra la statua di San Siro e sopra la sagrestia dove “saranno posate le griglie originali per creare una migliore circolazio­ne dell’aria”; a “realizzare una scanalatur­a alla base della parete tra l’altare di San Nicola di Bari e il cunicolo laterale per tentare di fermare o almeno ridurre il problema dell’umidità ascendente” e alla manutenzio­ne straordina­ria delle opere.

Un piccolo lavoro ci sarà anche all’esterno, conclude Massimo Moreni: «Verrà tinteggiat­a la facciata esterna del portone della chiesa danneggiat­a dall’esposizion­e al sole». I lavori però non finiranno qui. Un edificio come questo ha bisogno di cure costanti. A tale scopo, la confratern­ita per proteggere il luogo sacro che attirò anche i frati del Terzo ordine di San Francesco, ha avviato una raccolta fondi con lo scopo di garantire la conservazi­one anche per le generazion­i future.

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TI-PRESS San Nicola di Bari vigilerà sui lavori che lo renderanno più ‘asciutto’

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