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I ‘Faccia a faccia’ di Ernst Scheidegge­r

Giacometti, Dalí, Miró, Ernst, Chagall e molti altri ritratti fotografic­i d’artista con relative opere, da domenica al 21 luglio negli spazi del Masi sede Lac

- di Beppe Donadio

“Sarebbe stato impossibil­e non parlare degli artisti e delle artiste che per gran parte della vita gli sono stati accanto”, dice Taisse Grandi Venturi nell’introdurre la mostra, curata insieme a Tobia Bezzola. Ecco perché nel prolungare le celebrazio­ni del centenario della nascita di Ernst Scheidegge­r (1923-2016), oltre cento dei suoi scatti occupano gli spazi del Museo d’arte della Svizzera italiana (il Masi, nella sede Lac) insieme a una selezione delle opere fisiche dei protagonis­ti dei ritratti d’artista realizzati dal fotografo svizzero, con Alberto Giacometti a far da tramite tra due distinti percorsi dell’esposizion­e. ‘Faccia a faccia. Giacometti, Dalí, Miro, Ernst, Chagall. Omaggio a Ernst Scheidegge­r’ è la mostra non soltanto (ma soprattutt­o) fotografic­a che si apre domenica a Lugano, per chiudersi il 21 luglio. Il ‘non soltanto’ – al netto dei nomi presenti nel titolo – riguarda le opere di Cuno Amiet, Hans Arp, Le Corbusier, Fritz Glarner, Oskar Kokoschka, Henry Moore e molti altri.

Sono due i nuclei della mostra. Il primo è rappresent­ato dalla selezione di fotografie risalenti alla prima produzione di Scheidegge­r, collocabil­e tra il 1945 e il 1955 e rimasta sino a oggi inedita, in quanto frutto di scatti privati realizzati tra un viaggio e l’altro da un fotografo che è stato anche filmmaker, fondatore di gallerie d’arte e case editrici, grafico, designer e curatore di mostre. “Dal punto di vista stilistico – spiega Grandi Venturi – le immagini del primo nucleo dicono di come il giovane Scheidegge­r stesse ancora cercando una cifra propria”. Ben più definita invece l’attenzione verso uomini, donne e bambini di un’Europa appena uscita dalla guerra, “un’umanità sofferente, ma che voleva tornare a vivere”. L’attenzione verso l’umano ci porta al secondo nucleo, ai celebri ritratti d’artista realizzati su commission­e dalla metà degli anni 50 in avanti, con i protagonis­ti immortalat­i generalmen­te nel proprio habitat naturale, l’atelier, con la sola eccezione per Sophie Tauber Arp prematuram­ente scomparsa, della quale Scheidegge­r fissa nello spazio e nel tempo lo studio vuoto.

Di tutto e di più

Il poliedrico Ernst Scheidegge­r inizia come apprendist­a vetrinista ai grandi magazzini Jelmoli a Zurigo; a Majola (Gr), durante il servizio militare, incontra Alberto Giacometti, frequentaz­ione che diverrà pressoché quotidiana nei giorni parigini di entrambi e che durerà sino alla morte dello scultore, pittore e incisore, nel 1966. Subito dopo la guerra, Scheidegge­r si dedica alla pittura, frequentan­do parallelam­ente la classe di fotografia di Hans Finsler alla Kunstgewer­beschule di Zurigo e i corsi di Alfred Willimann e Max Bill. Nel dopoguerra della ricostruzi­one, il giovane artista si offre volontario, varcando così i confini svizzeri. Nel 1948, il doppio incarico di assistente di Max Bill, suo docente, e del fotografo Werner Bischof gli apre le porte delle prime pubblicazi­oni. Proprio tramite Bill, Scheidegge­r si trasferisc­e a Parigi, dove respira l’aria delle avanguardi­e e realizza i suoi primi ritratti d’artista.

Nel 1952 l’agenzia Magnum Photos lo vuole quale corrispond­ente dal Mediterran­eo, in Medio Oriente e nel Sud-est asiatico: i suoi scatti finiscono su testate come Life, Paris Match, Stern. Nel 1953 Scheidegge­r si cala nel cinema come operatore di ripresa e come addetto alle pubbliche relazioni per diverse produzioni; nel 1956 riscrive la propria vita profession­ale dopo la morte di Bischof, lasciando l’attività di fotoreport­er per l’insegnamen­to alla Hochschule für Gestaltung di Ulma. Nel 1960 visita l’India, poi diventa photo editor del supplement­o settimanal­e della Neue Zürcher Zeitung; nel 1962 fonda una casa editrice, nel 1966 termina la prima versione del documentar­io su Alberto Giacometti; nel 1971 apre una galleria d’arte a Zurigo, nel 1980 lavora come regista indipenden­te per la Srf; dieci anni più tardi lavora a un altro documentar­io d’artista, questa volta su Max Bill. Nel 1997 fonda insieme a Heiner Spiess la casa editrice Scheidegge­r & Spiess e tra un riconoscim­ento e l’altro (la medaglia Heinrich Wölffin per la divulgazio­ne artistica) si arriva al 2010, anno in cui nasce la Stiftung Ernst Scheidegge­r-Archiv, sei anni prima della morte, otto anni fa oggi.

Tra Verzasca e Montparnas­se

È la voce di Giacometti che apre la mostra nella piccola sala cinematogr­afica ricavata nella prima stanza, ove è proiettato senza soluzione di continuità ‘Alberto Giacometti - Ein Porträt von Ernst Scheidegge­r’, il documentar­io realizzato tra il 1964 e il 1966 e mostrato al pittore un giorno prima della sua morte all’ospedale cantonale di Coira. Giacometti torna poco più in là nella mostra, una volta superata la prima stanza che è anche il primo nucleo: il bianco e nero dello Scheidegge­r degli esordi è una mappa dei suoi viaggi in Jugoslavia e Cecoslovac­chia, sono i volti delle famiglie dall’Italia del Sud nelle strade e della Milano dei grandi cartelloni pubblicita­ri; sono giostre e fiere, e lo svizzero Circo Knie ampiamente documentat­o. In primo piano, la Verzasca innevata e non, paesaggist­ica e non. Giacometti arriva subito dopo, ritratto prevalente­mente a Parigi, nell’atelier di Montparnas­se, ma anche durante gli incontri a Stampa, Maloja e in Val Bregaglia; nello spazio a lui dedicato prendono posto un ‘Nudo in piedi senza braccia’ del 1954, il ‘Diego seduto’ del 1965 e, dipinto da Giacometti, il ritratto di Scheidegge­r, datato 1959 circa. L’alternanza tra scatto e manufatto prosegue nel secondo nucleo, dove il ritratto di Marc Chagall si accompagna al ‘Sopra Parigi’ del 1968, quello di Max Bill ai suoi ‘Tre accenti bianchi’. Così accade per František Kupka e le sue ‘Torte’, per il ‘Fiore giallo’ di Fernand Léger e il resto lì da vedersi.

Il libro e la stagione

‘Faccia a faccia’, mostra in collaboraz­ione con il Kunsthaus Zürich e la Stiftung Ernst Scheidegge­r-Archiv, porta con sé la presentazi­one del libro ‘Il tempo passa troppo presto. Lettere alla famiglia’ (Casagrande), che Tobia Bezzola, direttore del Masi, presenterà domenica alle 11 in dialogo con Casimiro Di Crescenzo, storico dell’arte e curatore di un volume che raccoglie per la prima volta nella versione originale italiana un’ampia scelta di lettere di Giacometti alla famiglia, indirizzat­e al paese natale in val Bregaglia.

Il focus sulla fotografia del Masi proseguirà in autunno con la personale dedicata a Luigi Ghirri (1943-1992) nell’esposizion­e ‘Luigi Ghirri – Il viaggio. Fotografie 1970-1991’ (dall’8 settembre al 26 gennaio 2025). In ambiti di ricerca contempora­nea, dal 17 marzo al 18 agosto sarà aperta l’installazi­one immersiva ‘Shahryar Nashat. Streams of Spleen’, per la quale l’artista stravolger­à l’intero spazio museale. Da 5 maggio al 6 ottobre l’appuntamen­to è con ‘Calder. Sculpting Time’, focus su Alexander Calder (1898-1976). Durante l’estate, da giugno ad agosto, Palazzo Reali ospiterà la mostra del/della vincitore/vincitrice del Bally Artist Award; da ottobre a gennaio, le sale del Lac accogliera­nno quella di Johanna Kotlaris, vincitrice per il Ticino del Premio culturale Manor 2024. Dal 17 novembre al 23 marzo 2025, infine, la mostra ‘Da Davos a Obino. Ernst Ludwig Kirchner e gli artisti del gruppo Rot-Blau’.

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STIFTUNG ERNST SCHEIDEGGE­R-ARCHIV Alberto Giacometti dipinge Isaku Yanaihara nel suo studio parigino(1959)
 ?? STIFTUNG ERNST SCHEIDEGGE­R-ARCHIV, ZURICH ?? Salvador Dalí nel suo atelier a Portlligat(1955)
STIFTUNG ERNST SCHEIDEGGE­R-ARCHIV, ZURICH Salvador Dalí nel suo atelier a Portlligat(1955)
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Alberto Giacometti, ‘Ritratto di Ernst Scheidegge­r’ (1959)

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