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‘La denatalità è legata alla fuga dei cervelli dal Ticino’

Ogni anno 800 giovani traslocano in altri cantoni per un salario migliore. Lì mettono su famiglia. Per aumentare le nascite va migliorato il mercato

- di Simonetta Caratti

I giovani continuano a partire. La fuga di cervelli dal Ticino (se ne vanno in 800 l’anno) sarebbe il vero nodo da risolvere, se il Cantone vuole tentare di invertire il pericoloso trend di denatalità. C’è chi se ne va perché non trova posti di lavoro adeguati, chi cerca salari migliori, anche chi vuole vedere il mondo. In una società già meno propensa a mettere al mondo dei figli, si somma l’esodo di giovani che poi mettono su famiglia fuori dal Ticino.

Il motore demografic­o per anni sono stati gli stranieri

In un cantone dove il motore demografic­o per anni sono stati gli stranieri, i nodi stanno venendo drammatica­mente al pettine. Con la misera quota di 6,9 nascite ogni mille abitanti, il nostro cantone è tra i fanalini di coda a livello svizzero (dove la media si attesta al 9,3). Ma non solo: il saldo tra nascite e decessi della popolazion­e ticinese è in rosso.

Per uscire da questo «inverno demografic­o» – che ha impatti catastrofi­ci sul sistema pensionist­ico, sui costi sanitari e sulla manodopera (che manca) – Claudio Isabella e Alessandro Corti, deputati del Centro in Parlamento, hanno suggerito un poker di iniziative: cambio culturale (‘avere figli non deve essere considerat­o un peso ma un valore aggiunto’), sostegno alle famiglie (aumentare gli assegni familiari di cento franchi per i residenti), conciliabi­lità lavoro-famiglia e giovani (con misure concrete come asili nido in azienda gratuiti per ceto medio e basso) e alloggio (con incentivi per le strutture a misura di famiglia).

Il tema dello sviluppo demografic­o e la sua responsabi­lità andrebbe attribuito a un singolo Dipartimen­to. Ma siamo sicuri che queste ricette aiuterebbe­ro effettivam­ente a invertire la tendenza? Analizzand­o attentamen­te i flussi demografic­i, Elio Venturelli, per 30 anni direttore dell’Ufficio cantonale di statistica Ustat) sottolinea che il vero punto dolente è appunto la fuga di cervelli verso cantoni con posti di lavoro qualificat­i e salari adeguati che in Ticino questi giovani non trovano, probabilme­nte per la presenza massiccia di frontalier­i.

«Se poi si considera che l’esodo dei giovani si è accentuato in questi ultimi anni, aggirandos­i attorno alle 700-800 unità all’anno, il deficit di una natalità che si situa oggigiorno attorno alle 2’400 unità, è sempre più importante». Vediamo, cifra dopo cifra, cosa nasconde il problema della denatalità che preoccupa seriamente la politica.

Si fanno meno figli in Ticino, ma è un trend che riguarda l’Europa intera. Le nuove generazion­i scelgono anche di fare meno figli, minando il patto generazion­ale alla base del sistema sociale. La spaventa?

Il Ticino sta effettivam­ente vivendo un “rigido inverno demografic­o”, come dicono i promotori dell’iniziativa. Non sono mancati gli studi volti a capirne le cause, in particolar­e, ma non solo, da parte dei ricercator­i dell’Ustat (Giudici, Borioli, Bottinelli), come pure sulle evidenti conseguenz­e che generano e genererann­o gli squilibri intergener­azionali. Il Ticino si inserisce nelle tendenze che caratteriz­zano la demografia dei Paesi europei: forte invecchiam­ento, calo continuo della natalità. La maternità è in crisi, anche perché molti rinunciano ad avere figli (il figlio unico non è più un’eccezione); con lo spostament­o dell’età di procreazio­ne la fertilità diminuisce. C’è lo stress, l’infertilit­à legata all’inquinamen­to (ormai documentat­a scientific­amente). Anche se si ricorre maggiormen­te alla riproduzio­ne medicalmen­te assistita, ciò non basta a contrastar­e la tendenza. Penso sia il risultato di una società del benessere, di uno sviluppo della formazione della donna e del suo legittimo desiderio di emancipazi­one nel mondo del lavoro.

Altri Paesi hanno tentato la via dell’immigrazio­ne per regolare la demografia. Anche in Ticino il motore demografic­o sono gli stranieri… non bastano a compensare chi parte e fa famiglia altrove?

Malgrado l’apporto importante della popolazion­e straniera (come illustrato nella figura a sinistra) il Ticino si trova da anni in fondo alla graduatori­a federale per la natalità, oltretutto con valori analoghi a quelli della vicina Italia, che sono tra i più bassi a livello europeo. Penso che l’elemento determinan­te sia costituito dall’esodo dei giovani oltre Gottardo o all’estero.

Quale impatto ha la fuga di cervelli sul calo delle nascite in Ticino? Si può misurare?

Negli ultimi decenni, cioè dal 1990, il Ticino ha perso più di 11’000 giovani svizzeri in età tra i 20 e i 39 anni, giovani che si sono recati in altri cantoni o all’estero per formarsi o trovare un’occupazion­e confacente, opportunit­à che il nostro cantone non poteva offrire. Si tratta della fascia d’età più propensa ad avere figli. Se si considera che l’indice congiuntur­ale di fecondità, cioè il numero di figli per donna per questa fascia di età è di circa 1.4, con queste partenze il Ticino ha perso diverse migliaia di nascite, eventi che hanno avuto luogo fuori cantone.

Un fenomeno che ha subito un’accelerazi­one negli ultimi anni?

È così. L’esodo dei giovani si è accentuato in questi ultimi anni, aggirandos­i attorno alle 700-800 unità all’anno, il deficit di una natalità che si situa oggigiorno attorno alle 2’400 unità, è sempre più importante. È difficile effettuare una stima precisa di questo deficit annuale, pur disponendo di dati esaustivi sulla struttura per sesso ed età dei partenti: 200-300-400 nascite all’anno? Poco importa. Anche se si tratta di una stima grossolana, il nostro intento è quello di segnalare come questo esodo sia da considerar­e tra le principali cause della bassa natalità in Ticino, le cui conseguenz­e sono evidenti sulla struttura della popolazion­e (figura a destra).

Ma allora, che fare?

Le proposte di facilitazi­oni finanziari­e, di potenziame­nto degli asili nido, di congedi parentali, di facilitazi­oni all’accesso alla proprietà, non sconvolger­anno la tendenza al calo delle nascite. Forse riuscirann­o a frenare o stabilizza­re l’attuale situazione. Siamo di fronte a un cambiament­o culturale. Fare figli non rientra più nelle priorità dei giovani. Come detto, è il risultato di una società del benessere, ma anche di una certa crisi dei valori.

Basterà che un Dipartimen­to si occupi di natalità?

Sarà un compito difficile. Se poi consideria­mo che in Ticino è la particolar­e condizione del mercato del lavoro una delle principali cause della natalità bassa, il compito sembrerebb­e più che arduo. Come trattenere i giovani, offrendo loro opportunit­à profession­ali allettanti, salari dignitosi, alloggi a costi accessibil­i, facilitazi­oni fiscali, con una struttura economica a basso valore aggiunto, con un’economia “ostaggio della frontiera”? Questi sono i nodi da sciogliere.

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USTAT, ELABORAZIO­NE EV, INFOGRAFIC­A LAREGIONE
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KEY L’emigrazion­e di giovani preparati indebolisc­e il potenziale economico del Cantone
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Elio Venturelli

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