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Pontarlier - Dole

- ANTONIO FERRETTI

“Un petit verre d’absinthe? Non, merci”. Troppo caro (17 euro), poi ci attendono 120 km. La tentazione c’era. Non solo pensando a Baudelaire, Rimbaud e Verlaine o al celebre quadro di Degas, ma mi ricordavo che piaceva anche a Hemingway, e poi Pontarlier è la capitale dell’assenzio. Qui a ottobre si celebrano le Absinthiad­es, un weekend dedicato alla fata verde con antiquari che si scambiano i vecchi accessori come bicchieri, caraffe o quei cucchiaini traforati che sostenevan­o la zolletta di zucchero utilizzata per addolcire l’amarissima bevanda dell’epoca. Quella moderna ha una gradazione alcolica accettabil­e, non crea allucinazi­oni. Ci si poteva avventurar­e, avrebbe aiutato a rasserenar­e la lunga notte nel desolato e vetusto hotel Campanile, periferia di Pontarlier. Proviamo a ritrovare coraggio variando percorso all’ultimo momento con un détour verso Besançon. La speranza è che la città di Victor Hugo ci renda più ricchi di spirito o che la città natale dei fratelli Lumière non ci faccia vivere una tappa in bianco e nero. Funziona. Bastano 3 km e una salitella al 10% all’uscita di Dommartin per vivere una giornata in Technicolo­r. Siamo nella Franca Contea, a 900 metri di quota sull’immenso altopiano del Giura su un ondulato tapis roulant che scorre veloce tra boschi e pascoli, incoraggia­ti solo dallo sguardo incuriosit­o di belle e mastodonti­che mucche bianche a chiazze rosse. Carne Simmenthal? No, guai, sono le Montbèliar­des, antiche cugine della pregiata razza bovina dell’Oberland Bernese famose per essere finite anche in scatola. Giunsero quassù 300 anni fa al seguito di un gruppo di mennoniti bernesi. Una serie di incroci le ha poi fatte diventare le numero due in Francia per quantità e qualità del latte, quello utilizzato per uno dei formaggi più apprezzati, il Comté. Planando verso la valle del Doubs, improvvisa­mente sotto uno sperone roccioso sovrastato da un castello, piombiamo a Ornans: siamo al km 35, ma una breve sosta è d’obbligo in questa graziosa cittadina di 4’000 abitanti. Tutto qui ricorda l’enfant du pays, il pittore Gustave Courbet (poi morto in Svizzera vicino a Vevey): museo, casa natale e piazza. Con il suo realismo spietato denunciò la povertà e lo sfinimento da lavoro ed ebbe una grande ammirazion­e per Victor Hugo, nato a pochi chilometri di distanza a Besançon. Per noi altri 35 km per raggiunger­e la città dell’autore dei ‘Miserabili’, fino all’ansa a ferro di cavallo del Doubs, dove sorge la città vecchia. Per dei pedalatori erranti come noi, il bello viene dopo: all’uscita di Besançon ecco la Eurovelo 6, una magnifica pista ciclabile lungo il Doubs che ci stende una corsia preferenzi­ale fino a Dole. “Bonjour, vous allez où?”. C’imbattiamo in cinque arzille cicliste che, ci dicono in un misto di francese e italiano, si stanno allenando per un giro in bicicletta in Auvergne, una delle regioni più montagnose di Francia. “Velo électrique?”, chiedo. “Assolutame­nte noo!” reagiscono in coro. “On se dope all’e.p.o: eau, pastis et olives”. “Così abbiamo anche scalato lo Stelvio!”. La più giovane ha 75 anni, la più anziana 82. Bici elisir di lunga vita. Un bel doping morale quando mancano 30 km: “Vedrete, Dole è molto bella con tutti i suoi canali”.

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Lungo il Doubs.

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