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Dole la joyeuse, Dole la dolente…

- ROBERTO ANTONINI

Le premesse dopo aver pedalato lungo il Doubs sono chiarament­e favorevoli. Doubs si pronuncia esattament­e come dolce (doux) e qui si respira aria di mitezza. Ci aiuta il fatto di aver scelto per questa tappa di alloggiare in un bungalow del camping che sorge proprio dall’altra parte del ponte che porta al centro storico, situato sulla riva destra. Ci si addormenta al suono delle note melodiche del fiume, forse amplificat­e da quelle degli altri canali che conferisco­no a questa cittadina del Giura un’aura del tutto particolar­e. Il canale di Borgogna che confluisce nel Doubs proprio all’entrata della città, poi ne esce a ovest. C’è anche il singolare breve canale dei conciatori: è il luogo più incantevol­e di Dole, le terrazze di alcuni bar e ristoranti si affacciano lungo questo corso d’acqua sul Quai

Pasteur, così chiamato perché proprio qui sorgono la casa in cui nacque nel 1823 il celebre chimico e microbiolo­go inventore del vaccino contro la rabbia e la conceria in cui lavorava il padre. Dole è la classica cittadina a struttura medievale, anche se di medievale vero e proprio non è rimasto quasi nulla. Per una ragione semplice e tragica che si può contestual­izzare se si considera quanto Dole e con lei la Franca Contea e la Borgogna siano stati nei secoli nemici della Francia. Nel 1479 Luigi XI, al termine di un sanguinoso assedio, piega la resistenza dei locali e di Maria di Borgogna, massacra gli abitanti e fa radere al suolo la città.

Cartago delenda est in versione medievale, atroce ed estrema. Dole la joyeuse, come era chiamata fino ad allora per le sue numerose feste, diventerà Dole la

dolente. La vendetta dei dolois si consumerà grazie a Massimilia­no d’Austria, l’imperatore che aveva sposato Maria di Borgogna: sconfigge i francesi, conquista Dole, grazie anche alle milizie locali, e con gli Asburgo la città rinascerà. Il grande imperatore Carlo V diventerà conte di Borgogna nel 1530, suo figlio Filippo II procederà a ulteriori lavori di fortificaz­ione. La collegiata di Notre-Dame in stile gotico monumental­e con ibridazion­i rinascimen­tali risale proprio all’inizio dell’epoca asburgica. Per immergerci ancor di più nel Medioevo, ci siamo recati al santuario di Notre-Dame de Mont Roland (una ventina di minuti in bici) dopo aver contattato il suo “inquilino” Frère

Walter. Magro, affabile, colto e mite, ci racconta la storia del luogo: la chiesetta è gotica, più precisamen­te neogotica, perché ricostruit­a identica nell’800 dopo esser stata distrutta, come tante chiese, durante la Rivoluzion­e Francese. Tra le poche opere non devastate, spicca una scultura. “Ritrae verosimilm­ente Orlando (Roland)”, ci spiega. Proprio lui, il nipote di Carlo Magno, protagonis­ta del grande poema epico ‘La Chanson de Roland’ che sarebbe morto a Roncisvall­e nel 778. La leggenda si inserisce nella Storia, reale e finzione si mescolano: sarà vero che fu lui a fondare un monastero qui? Frate Walter non lo sa e ovviamente neppure noi. Ma ci piace crederlo. Oggi da qui transita ogni mese un centinaio di pellegrini diretti a Santiago di Compostela sul cammino che parte da Stoccarda in Germania. “Si tratta soprattutt­o di pensionati” ci spiega ancora il monaco. Frate Walter sprigiona tranquilli­tà, la sua chiesa non lascia indifferen­ti: piccola, raccolta, intensa, ricca di un passato che non ha mai veramente vissuto. Ma osservando­la e scrutando il panorama che sovrasta Dole, si ha l’impression­e di vivere un po’ della tormentata storia di quei luoghi. Nell’abitazione accanto al santuario, il monaco ha dato accoglienz­a alla fondazione l’Arche, che ha portato a vivere qui una quindicina di giovani con handicap mentali. Forse anche questo contribuis­ce a dargli un invidiabil­e sereno appagament­o.

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Dole.

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