Pericoli nell’Artico
Lo Stretto di Bering è essenziale per migliaia di comunità indigene: purtroppo, quest’area del mondo sta cambiando più velocemente che altrove. A causa della crisi climatica, il ghiaccio marino si sta sciogliendo ad una velocità impressionante e in contemporanea ci mette anche di più a formarsi di nuovo. Il risultato è che si ha tratti di mare aperto sempre più lunghi. Di conseguenza, nuove rotte marittime globali stanno diventando accessibili. Tutte le rotte che collegano l’Atlantico al Pacifico passano attraverso lo Stretto di Bering, compresi il Passaggio a Nord-Ovest, il Passaggio a Nord-Est (la Northern Sea Route è una parte di questo passaggio) e la Rotta del Mare Transpolare. Tutte le rotte offrono distanze notevolmente inferiori tra i mercati europei e asiatici rispetto a quelle che passano attraverso i canali di Suez e Panama. Ma l’espansione dell’attività marittima in quest’area del mondo presenta nuovi rischi, tra cui fuoriuscite di petrolio, collisioni tra navi ed animali, rumore sottomarino e altre forme di disturbo e inquinamento umano. Il traffico navale è infatti aumentato negli ultimi anni. Tra il 2013 e il 2019, il numero di navi che operano nelle acque artiche è cresciuto del 25% e la distanza percorsa è aumentata del 75%. Anche se il numero di traversate è relativamente basso (e il numero di navi che le compiono è ancora più basso), la regione dello Stretto di Bering è così sensibile che qualsiasi incidente sarebbe devastante. Il progetto Arctic Watch del WWF sta partendo dallo Stretto di Bering perché è uno dei punti più vulnerabili di tutte le rotte di navigazione transpolari.