29 febbraio, l’Ocst conferma la propria (parziale) adesione
Affiliati complessivamente a favore, con delle differenze
“i grandi dimenticati dalle discussioni parlamentari e dal Consiglio di Stato”. I tagli decisi, specifica il sindacato, “hanno infatti privato le istituzioni sociosanitarie e socioeducative delle risorse necessarie per concedere il rincaro, se non addirittura ridotto la massa salariale, accrescendo la disparità di trattamento nel settore pubblico. La riduzione del finanziamento e il prelievo dei fondi, indebolirà pericolosamente l’erogazione di prestazioni e comporterà un peggioramento della qualità dei servizi”. Di più. “Il parlamento non ha inoltre approvato un emendamento proposto dai rappresentanti sindacali che chiedeva di reintrodurre il contributo necessario al progetto di allineamento dei salari tra le case anziani e l’Ente ospedaliero cantonale concluso e sostenuto da enti finanziatori e sindacati”.
‘Basta con la liquidazione totale del servizio pubblico!’
Per l’Ocst, “questo modo di agire sta mettendo a rischio il partenariato sociale e il rispetto dei contratti collettivi. Non attribuire il giusto finanziamento agli enti sussidiati e/o ai titolari di un mandato di prestazione in un settore dove il personale è la principale risorsa, equivale a un attacco diretto alle condizioni di lavoro, ai contratti collettivi e alla sostenibilità dei servizi stessi”. Ragione per cui, “è giusto continuare con la mobilitazione, che ha lo scopo di coinvolgere tutti i settori colpiti dai tagli e che vuole consentire a ognuno di esprimersi nella forma che ritiene più adeguata”.
Lo sciopero si pone dunque come obiettivo quello di mettere al centro la domanda se il governo ritenga “i propri dipendenti un costo o una risorsa”, chiedendo allo Stato – dato il suo ruolo di datore di lavoro e finanziatore – di definire “con chiarezza la sua politica del personale, smettendo di imporre misure di risparmio che colpiscono ingiustamente i lavoratori”. Il senso della mobilitazione, scrive dunque il sindacato, è di urlare “Basta con la liquidazione totale del servizio pubblico!”.