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‘Il moltiplica­tore sarà importante ma non decisivo’

Bruno Arrigoni, sindaco uscente di Chiasso, stila un bilancio tra aggregazio­ne, migrazione e finanze. ‘Forse troppi investimen­ti in un periodo limitato’

- Prisca Colombini

«Mi piacerebbe essere il sindaco di Chiasso anche per i prossimi quattro anni». Bruno Arrigoni non si nasconde, e con lui il suo partito, il Plr, che alle elezioni comunali di aprile vuole riconferma­re i due seggi e il sindacato in Municipio e incrementa­re la sua presenza in Consiglio comunale. Lo farà con una lista orfana di Sonia Colombo-Regazzoni, che ha deciso di non sollecitar­e un nuovo mandato. Non ce ne vogliano le candidate presenti sulle cinque liste per il Municipio – siamo sempre pronti a essere smentiti – ma questa assenza, unita alle dimissioni di Roberta Pantani, potrebbe far fare un passo indietro al Municipio di Chiasso che, dopo anni, potrebbe tornare al maschile. «Saranno gli elettori a deciderlo – risponde Arrigoni –. Sarebbe un peccato: purtroppo non è semplice convincere le donne a candidarsi per un esecutivo, mentre per il Consiglio comunale la rappresent­anza femminile è maggiore. L’impegno in un esecutivo è notevole e probabilme­nte per una donna diventa più complicato dedicare tempo a politica, lavoro e famiglia».

È stata una legislatur­a corta. Il suo bilancio?

È stata una legislatur­a corta ma molto intensa e che ci ha visto impegnati su più fronti. Durante la pandemia sono stati votati un credito quadro a favore delle piccole e medie aziende del nostro territorio che, successiva­mente, ha creato un credito di 7,5 milioni che stiamo mettendo in atto per lavori di ristruttur­azione alle scuole dell’infanzia e alle palestre. Senza dimenticar­e il Palapenz e l’Ufficio tecnico. Col senno di poi, forse abbiamo concentrat­o troppi lavori in un periodo limitato, ma l’impulso è stato quello di poter dare, subito dopo la pandemia, il nostro contributo alle aziende locali.

Una concentraz­ione che, giocoforza, porterà a un rallentame­nto degli investimen­ti nel prossimo quadrienni­o?

La situazione finanziari­a di Chiasso non è delle più floride e questo ci obbliga a prendere delle decisioni. Cercheremo di plasmare gli investimen­ti più a lungo termine, sempre prestando la dovuta attenzione, agendo secondo le priorità e valutando condizioni particolar­i. Non potremo per esempio sottrarci per il piano di parcheggi comunali previsto nell’autosilo della Scuola della moda, tema che dovrebbe arrivare in Gran Consiglio nelle prossime settimane. Per esempio, nell’ultimo mese ci ha messo un po’ in crisi dal lato finanziari­o l’acquisto di Palazzo Cassina (confinante con Casa Giardino): 3,5 milioni non preventiva­ti, ma si è trattato di un’occasione da prendere o lasciare per non rimpianger­la per i prossimi 20 anni.

All’orizzonte ci sono riforme finanziari­e che porteranno altre incognite. Come si sta preparando il Municipio di Chiasso?

Sappiamo da almeno un paio d’anni che il 2025 sarà un anno cruciale. Abbiamo fatto diverse valutazion­i e, come detto, diluito gli investimen­ti ma ci sono altre tematiche che non dipendono da noi. Mi riferisco alla riforma Ticino 2020, anche se siamo nel 2024, che porterà l’assistenza sociale totalmente a carico del Cantone (e questo andrebbe a nostro favore), ma anche le decisioni relative all’aliquota fiscale delle persone giuridiche, per noi molto importante, e non da ultimo l’imposta alla fonte dei frontalier­i che apre una discussion­e molto ampia. Anche tra le aziende di Chiasso le opinioni sono diverse. C’è chi dice che probabilme­nte sarà un problema avere manodopera qualificat­a dall’Italia e addirittur­a chi sostiene che ci sarà un boom di permessi B, con le persone che saranno invogliate a prendere casa qui. Sul territorio ci sono diversi investimen­ti privati immobiliar­i che ci porteranno nuove aziende e nuovi appartamen­ti. Facciamo tutte le nostre valutazion­i, ma in pratica dobbiamo solo aspettare e lavorare per mantenere il debito pubblico sotto controllo (le previsioni 2021 erano molto negative e prevedevan­o 120 milioni di debiti, ma siamo a 100) continuand­o a mantenere una rotta e tutti i servizi.

La Gestione, però, auspichere­bbe ulteriori misure di risparmio...

Ci ha dato alcuni suggerimen­ti che in parte volevamo già implementa­re con il nuovo Piano finanziari­o che presentere­mo dopo i consuntivi. Hanno aggiunto anche un altro taglio di mezzo milione lineare. Cercheremo di seguire queste indicazion­i, tenendo presente che quando arriviamo a presentare i conti facciamo tagli o correzioni sono già stati effettuati perché non possiamo accettare tutto quello che arriva dai dicasteri, ma devono essere valutate le esigenze di tutti. Talvolta i rapporti con la Commission­e della Gestione non sono stati così idilliaci perché partivamo da due concezioni diverse: l’esecutivo si trova sul tavolo delle attività pratiche ed è facile dire che bisogna tagliare. Non dimentichi­amo che ogni taglio comporta ripercussi­oni negative sul personale o su chi utilizza determinat­e strutture, società sportive in primis.

Passando al processo aggregativ­o del Basso Mendrisiot­to, nell’ultimo Consiglio comunale è stato evidenziat­o che i Comuni vicini che in questi anni hanno abbassato il loro moltiplica­tore analizzera­nno a fondo la situazione economica di Chiasso. Sarà un criterio decisivo?

Il criterio del moltiplica­tore è importante ma non decisivo. Ve ne sono molti altri, come le opportunit­à che si apriranno mettendosi assieme. Bisogna anche capire che i comuni polo hanno molti costi a carico di strutture di cui beneficia tutta la zona. Abbiamo una situazione finanziari­a complicata, ma in questi anni abbiamo messo in cantiere investimen­ti mirati per il mantenimen­to delle infrastrut­ture e rispondere a determinat­i bisogni. Chiasso è sempre stata molto aperta al discorso aggregativ­o perché vede delle potenziali­tà enormi, si potrebbe investire molto di più se avessimo numeri più elevati. E soprattutt­o, come ripeto sempre, la nostra costellazi­one geografica è già da polo e un’aggregazio­ne sarebbe più semplice rispetto ad altre, come Mendrisio o Lugano, dove ci sono quartieri molto lontani tra loro.

In un matrimonio a cinque, però, la ‘dote’ che balza maggiormen­te all’occhio è una situazione finanziari­a difficile.

Nel 2010 sembravamo allo sbando. Nel 2024, e quindi 14 anni dopo, abbiamo una situazione sempre difficile ma che non è peggiorata, sotto controllo e con uno sviluppo economico interessan­te. Abbiamo oltre 350 collaborat­ori perché abbiamo due case anziani, strutture sportive e culturali che non vogliamo chiudere. Il nostro è un apparato già pronto per una cittadina di 30mila abitanti. Un’aggregazio­ne non comporterà ulteriori costi anzi si potrà beneficiar­e pienamente di questi servizi. Da non dimenticar­e che una cittadina di circa 20mila abitanti avrà pure un peso politico maggiore.

La votazione consultiva è sempre prevista entro la fine del 2026?

Come gruppo di lavoro abbiamo ricevuto delle offerte per la società di accompagna­mento. Il nostro compito è ora quello di fissarci delle scadenze regolari per essere pronti già a fine 2025. Mentre la consultazi­one popolare è prevista entro la fine del 2026. Molto è già stato fatto, come per esempio i workshop con dei gruppi di lavoro che hanno già permesso di mettere in evidenza le opportunit­à. La prossima tappa sarà svilupparl­e in un documento che verrà poi discusso nei Municipi e presentato ai Consigli comunali e alla popolazion­e.

Chiasso ha suo malgrado una fama che la precede. E le problemati­che legate alla migrazione hanno fatto parlare tutta la Svizzera. Com’è oggi la situazione?

È migliorata anche perché è stato chiuso il Paf, il Punto d’affluenza, alla stazione e 200 migranti sono stati trasferiti. Con Balerna e Novazzano abbiamo lavorato molto per questa problemati­ca. Chiasso, cittadina di confine, così come in passato non potrà fare a meno di occuparsi di migrazione ma la situazione andrà tenuta sotto controllo. Sodi no mesi che ribadiamo come un mantra – e lo ridaremo anche al Consiglier­e federale Jans – che queste persone devono essere meglio ripartite sul territorio e che chi sbaglia deve essere punito in modo veloce. Se riusciamo a far passare questi due messaggi, la maggior parte dei problemi è risolta. Riguardo alla fama, chi lavora a Chiasso o la raggiunge dall’esterno continua a dirci che qui si vive bene e rimane sorpreso che ci sia questa immagine esageratam­ente negativa nel resto del Cantone. È chiaro che anche alcune osservazio­ni di qualche eminente politico nostrano sono state fuori luogo e altre cose sono state sicurament­e ingigantit­e.

Cosa dovrebbe succedere a Chiasso per migliorare la sua immagine verso l’esterno?

È una buona domanda. Credo ci siano due risposte. La prima è che bisogna continuare a lavorare come abbiamo fatto fino a oggi, ovvero promuovere la città per cercare di attirare più attività, anche economiche, possibili per farla vivere, darle un’altra immagine e probabilme­nte diluire la presenza di qualche persona difficile in centro. La seconda è che ci vorrebbe qualcosa di davvero eclatante, come lo spostament­o dell’autostrada anche se nell’ultimo anno non abbiamo più sentito nulla. La Ctrm ha appena sollecitat­o il Cantone per fare il punto della situazione e capire se i due progetti sul tavolo saranno convertiti in uno studio di fattibilit­à. Abbiamo anche il Centro Ovale, che i nuovi proprietar­i vogliono convertire verso gli e-sports, facendolo quindi diventare un punto di riferiment­o per i giovani che porterebbe­ro movimento. Con Apec stiamo continuand­o le visite alle aziende, che ci hanno detto di essere contente e soddisfatt­e. Sui social capita di leggere che Chiasso è una città morta... Probabilme­nte la gente sta bene a casa propria ed esce meno rispetto ad altre realtà, ma le opportunit­à ci sono: durante il Carnevale, Festate, il mercatino di Natale o ChiassoLet­teraria, Chiasso non era per niente morta. Non dimentichi­amo nemmeno l’offerta culturale, non elitaria e accessibil­e a tutti, che attira sempre molta gente e i Campionati Europei di calcio che animeranno il centro cittadino per un mese.

Le Ferrovie sono intenziona­te a investire alla stazione di Melide per le soste dei treni InterCity. Per la fermata nel Mendrisiot­to Chiasso sembra essere in vantaggio su Mendrisio. Come intendete agire per tenere alta l’attenzione?

Le notizie apparse sulla stampa negli ultimi giorni, dopo la risposta del Consiglio federale all’interpella­nza di Giorgio Fonio, lasciano ben sperare. Speriamo che la messa in pratica avvenga il prima possibile. Da parte nostra terremo alta la pressione politica. A questo punto mi chiedo se l’investimen­to a Melide delle Ffsci circa 75 milioni sia ancora giustifica­to. Tra Chiasso e Novazzano ci sono migliaia di chilometri di binari in parte non utilizzati. Le Ffs hanno investito circa 250 milioni di franchi sulla stazione di Chiasso, che inaugurere­mo il 23 marzo. È quindi normale cercare di sfruttarla al meglio.

E AlpTransit a sud di Lugano?

È un altro tema sul quale la pressione politica non deve venire meno. È inspiegabi­le che AlpTransit non rientri in nessun progetto della Confederaz­ione: chiudere il ‘buco’ tra Lugano e Milano dovrebbe essere una priorità, non solo per Chiasso e Mendrisio ma in generale per tutta la linea. Non dimentichi­amo che al Brennero si sta realizzand­o un’altra via e il rischio è che quella del Gottardo venga bypassata.

Stanno arrivando quattro anni (cinque in caso di aggregazio­ne) decisivi per la regione. Cosa augura a Chiasso e al Basso Mendrisiot­to che state studiando?

Come dice lei, questi quattro anni saranno fondamenta­li per capire quale sarà il futuro. Se l’aggregazio­ne dovesse andare in porto si apriranno nuovi e interessan­ti scenari per le generazion­i future. Qualora dovesse fallire, andremo avanti, probabilme­nte arranchere­mo come stiamo facendo in tutta la zona ed è anche possibile che a quel punto bisognerà fare delle valutazion­i anche per diverse strutture. Una mancata aggregazio­ne vorrebbe dire rinviare il discorso per anni. Potrebbe essere, e sarebbe comunque già un passo avanti, che l’aggregazio­ne non coinvolger­à tutti e cinque i comuni. Un’altra ipotesi potrebbe essere quella del Comune unico, ma se si fatica a mettere assieme cinque comuni è difficile unirne undici.

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TI-PRESS ‘Per le fermate InterCity e AlpTransit terremo alta la pressione politica’

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