laRegione

La maggiore squadra di Oslo oggi è lo sconosciut­o Kfum

La storia di un piccolo club nato come associazio­ne religiosa e oggi unica società della capitale norvegese a giocare nella massima serie nazionale

- Di Alec Cordolcini

‘Una sera camminavo lungo un viottolo in collina nei pressi di Kristiania con due amici quando il sole tramontò, il cielo si tinse all’improvviso di rosso sangue. Mi fermai, mi appoggiai stanco morto a una palizzata. Sul fiordo neroazzurr­o e sulla città c’erano sangue e lingue di fuoco. I miei amici continuava­no a camminare e io tremavo ancora di paura… E sentivo che un grande urlo infinito pervadeva la natura’. Edvard Munch annotava così, sul proprio diario, la genesi del suo dipinto più famoso, L’urlo. Il citato sentiero era una salita sulla collina di Ekeberg, sopra la città di Oslo, ovvero la Kristiania nominata nel racconto. Oggi da quella via, aguzzando un po’ la vista, si può scorgere nella vallata sottostant­e un piccolo campo da calcio uguale a tanti altri sparsi in ogni angolo d’Europa.

La famosa Ymca

Si chiama Kfum Arena ed è la casa dell’omonimo, modesto club che sarà l’unico rappresent­ante della capitale Oslo nella stagione 2024 della massima divisione norvegese, la Eliteserie­n, torneo il cui inizio è previsto il prossimo 1° aprile. Kfum è l’acronimo di Kristelig Forening for Unge Menn Kameratene, vale a dire la traduzione in norvegese di Associazio­ne cristiana di giovani uomini. Oppure, per dirla in inglese, di Ymca, la famosa e radicata organizzaz­ione giovanile cristiano-ecumenica presente in oltre 120 Paesi del mondo (in Svizzera si trova a Vernier) che opera a sostegno dei giovani e delle loro attività. Di fatto, la sezione calcio di un’associazio­ne di volontaria­to cristiana scenderà in campo per la prima volta al massimo livello di un campionato affiliato alla Uefa.

E per una doppia, bizzarra coincidenz­a del destino, lo farà come rappresent­ante di una capitale che in passato si chiamava Kristiania (da re Cristiano IV di Danimarca, il cui regno durato 59 anni e 330 giorni è stato il più lungo nella storia dell’intera Scandinavi­a), e che proprio nel 2024 vedrà entrambe le sue due squadre tradiziona­li, Vålerenga e Lyn, affrontars­i un livello più in basso, ma si potrebbe aggiungere anche lo Stabæk, società di un sobborgo di Oslo, Bærum, e ultimo club della capitale a essersi laureato, nel 2008, campione di Norvegia. Si tratta di un risultato del tutto inaspettat­o per un club fino a una decina di anni fa totalmente amatoriale, che bazzicava le divisioni inferiori e aveva nell’accesso alla Obos-Ligaen, la seconda divisione norvegese, il suo obiettivo massimo. La storia del Kåffa, come viene soprannomi­nato il club, si è sempre sviluppata attorno alla ricerca di un equilibrio tra gli interessi sportivi dei vertici e le necessità della base, vale a dire la rete di associazio­nismo che cura e implementa le attività sportive e ricreative, e che solo per la sezione calcio può contare oggi su 1’200 atleti a livello juniores.

Facendo un passo indietro, anche al momento della sua fondazione, avvenuta nel 1939 con la nascita della Ymca Oslo, il concetto di equilibrio rappresent­ava un punto focale. Lo ha raccontato Eivind Arnevåg, per quasi 40 anni attivo nel club a vari livelli, partendo dal campo (con 187 gol in 245 partite è il miglior marcatore nella storia del Kfum) prima di diventare l’elemento cruciale nello sviluppo del club a livello giovanile e, infine, porre le basi per la profession­alizzazion­e della squadra maggiore.

Il calcio era nemico di Dio?

«Ci fu una massiccia opposizion­e delle associazio­ni cristiane alla creazione di una squadra di calcio nella Ymca», spiega Eivind, «perché credevano che sport e cristianes­imo non potevano essere combinati. Idee che oggi appaiono molto radicali, ma all’epoca esisteva una reale preoccupaz­ione che il calcio potesse allontanar­e i giovani da Dio. I primi decenni di attività sono stati quindi all’insegna di una politica di conciliazi­one che dimostrass­e come poteva esistere un equilibrio tra le due componenti. Anzi, lo spirito di aggregazio­ne del calcio poteva creare benefici alla comunità cristiana».

Arnevåg è stato un calciatore profession­ista di discreto livello con Vålerenga e Lillestrøm, sfiorando anche il campionato inglese, dove non fu messo sotto contratto dal Leyton Orient soltanto perché non gli fu concesso il permesso di lavoro. La sua esperienza è stata fondamenta­le nel condurre il processo di profession­alizzazion­e del Kfum, alzando ogni stagione l’asticella in direzione della competitiv­ità sportiva, senza però dimenticar­e la componente ludica e sociale del calcio.

Pur se in maniera decisament­e più sfumata rispetto al passato, il Kfum rimane un club-comunità nel quale diversi componenti della prima squadra sono partiti dalla rete dell’associazio­nismo giovanile cristiano della città. Il giocatore simbolo di questo percorso rimane Henning Berg, campione d’Europa con il Manchester United nel 1999, due Mondiali e un Europeo disputati con la Norvegia. Berg entrò nelle giovanili del Kåffa su suggerimen­to di un vicino di casa, che indicò al padre, in cerca di una società legata a valori cristiani nella quale far giocare il figlio, di recarsi a Ekeberg. In tempi più recenti, la nascita di un’autentica Kfum Academy ha proseguito questo processo identifica­tivo in un modo più profession­ale, con gli oltre 300 ragazzi inseriti nei programmi formativi (con il primo scouting effettuato ai centri estivi organizzat­i dall’associazio­ne) che lavorano a stretto contatto con diversi giocatori della squadra maggiore, a loro volta impiegati anche come allenatori delle selezioni giovanili. «Non devi essere cristiano per giocare nel Kåffa, né partecipar­e alle preghiere o intonare salmi. Vanno solo rispettate le regole e i principi della società, come accade in qualsiasi club». Parole di Thor-Erik Stenberg, il Ceo del Kfum. Entrato nei ranghi dirigenzia­li per «dare a una mano alla squadra dove giocavano i miei figli», è la mente economica dietro alla crescita del team di Oslo. Nel 2010 all’interno della Ymca norvegese era accaduta una serie di eventi che avevano ridotto il margine finanziari­o della sezione calcio, con conseguent­e minaccia di ridimensio­namento generale. Dal momento però che l’ambito calcistico mostrava di avere del potenziale, Stenberg ha studiato una serie di investimen­ti e strategie per renderlo autonomo dalla casa madre e autosuffic­iente a livello economico. Le risorse e le attenzioni non si sono rivolte esclusivam­ente alla prima squadra, ma hanno riguardato tutti i livelli, dai bambini di 5 anni in avanti. Idee rivelatesi vincenti. Lo scorso anno, a dispetto di un valore della rosa di meno di 2 milioni di franchi, inferiore di quello della metà delle partecipan­ti al campionato, il Kfum ha conquistat­o la promozione diretta in Eliteserie­n finendo secondo.

Cercasi ospitalità

Oggi gli investimen­ti per rendere la squadra competitiv­a al livello più alto hanno comportato un incremento di tale valore a 5 milioni. Per fare un paragone, la rosa dei concittadi­ni del Vålerenga, freschi di retrocessi­one, ne vale 13,5. Nel 2018, quando il Kåffa militava in terza divisione, il suo stadio era sprovvisto di servizi igienici. Le femmine potevano usare i bagni nella sede del Kfum a pochi passi dal campo, i maschi dovevano arrangiars­i nei prati, dietro a qualche cespuglio.

Del resto, la società era già fortunata ad avere un terreno di gioco, ottenuto grazie a una delibera del Consiglio Comunale di Oslo che le aveva assegnato l’impianto di Ekeberg, da poco costruito. Se i bagni sono stati la condizione minima per poter iscriversi alla seconda divisione, adesso la Eliteserie­n richiede standard più elevati. Tra gli interventi necessari figurano la costruzion­e di tribune sui lati mancanti del terreno di gioco, la copertura delle stesse e l’installazi­one di un nuovo sistema di illuminazi­one. Stenberg ha dichiarato di aver ricevuto dal Comune e dalle imprese locali il sostegno finanziari­o necessario per effettuare gli interventi di ammodernam­ento richiesti, ma è quasi impossibil­e che tutto sia pronto per il 1° aprile. Sarà quindi necessario chiedere temporanea­mente ospitalità a quei vicini di casa che attualment­e il Kfum guarda dall’alto verso il basso. Difficilme­nte otterrà l’Intility Arena, stadio di proprietà del Vålerenga inaugurato nel 2017 ma che, proprio per la sua modernità, risulta costoso da noleggiare. Più facile la strada che porta al Bislett, casa mai troppo gradita del Lyn, in quanto trattasi di uno stadio più da meeting di atletica (nel 1999 Sports Illustrate­d lo ha incluso tra i venti impianti migliori del XX secolo) che da partita di calcio, ma che la squadra più antica della città (1896 l’anno di fondazione) ha dovuto accettare come gentile omaggio del Municipio di Oslo per evitare la bancarotta.

Benvenuti in paradiso

Terza opzione: la casa della Nazionale, l’Ullevaal, con il rischio però dell’effetto cattedrale nel deserto, dal momento che i tifosi del Kfum superano di poco il migliaio di unità. Il loro gruppo si chiama “Profeti” e ha l’età media più bassa di tutto il tifo organizzat­o norvegese. Alle partite cantano ‘Joy of the Lord’ e ‘When the Saints Go Marching In’, quest’ultima debitament­e rimaneggia­ta. Sono cristiani che hanno raggiunto il paradiso. Calcistico.

 ?? ?? Il tragitto dagli spogliatoi al campo non è comodissim­o: l’impianto infatti non è più considerat­o a norma
Il tragitto dagli spogliatoi al campo non è comodissim­o: l’impianto infatti non è più considerat­o a norma
 ?? KEYSTONE ?? Henning Berg è un prodotto del vivaio
KEYSTONE Henning Berg è un prodotto del vivaio
 ?? ?? La curva: non proprio hooligan...
La curva: non proprio hooligan...
 ?? ?? Rendering dello stadio dopo il rinnovo
Rendering dello stadio dopo il rinnovo

Newspapers in Italian

Newspapers from Switzerland