laRegione

A sud la sterzata del ministro piace

- di Daniela Carugati

Certe classifich­e non sono proprio eleganti. Ammettiamo­lo. Se oggi dovessimo, però, usare il metro degli ascolti tv per misurare il tasso di gradimento dei consiglier­i federali (socialisti) alla testa della politica d’asilo, nel Basso Mendrisiot­to vedremmo il neofita Beat Jans sorpassare a destra chi l’ha preceduto (Elisabeth Baume-Schneider). Il giro di vite annunciato martedì da Chiasso, la frontiera più ‘calda’, è piaciuto infatti alle istituzion­i locali che da tempo invocavano più sicurezza, dentro ma anche al di fuori delle mura delle strutture federali.

Nessuno nega sia necessario sanzionare chi viola le regole (e le leggi), macchiando­si anche di reati, soprattutt­o se “plurirecid­ivi”. Ma la svolta di innescare, di fatto, una sorta di ‘selezione naturale’ tra i richiedent­i asilo lascia, quanto meno, perplessi. È pensabile immaginare che c’è chi ha più diritto di altri di chiedere asilo? L’obiettivo – dichiarato peraltro – è quello di frenare – anzi stoppare – la migrazione da Paesi (si legga il Maghreb) che, statistich­e alla mano, hanno l’1 per cento (o giù di lì) di possibilit­à di vedersi accolta la domanda d’asilo. Una scelta che per Jans appare quasi obbligata se si vuole assicurare protezione a chi ne ha davvero bisogno; e vista l’attuale situazione geopolitic­a c’è da credere che il numero aumenterà presto.

In ogni caso, niente a che fare con l’ideologia, ha chiarito da Chiasso: «Non è una politica di sinistra – ha esplicitat­o, quasi a voler anticipare i potenziali censori – far finta di non vedere i problemi». Le autorità locali, va rimarcato, non vedevano l’ora di sentirselo dire. Alfine, hanno fatto capire i sindaci di Chiasso, Balerna e Novazzano, Berna non si chiama fuori. Anzi. La politica migratoria non è però solo una questione di numeri; sebbene proprio le cifre degli ultimi tempi abbiano messo a dura prova la gestione delle domande (15mila quelle inevase a livello nazionale). C’è ben altro.

È vero, nel pacchetto di misure che Jans ha portato a sud vi è anche un maggiore contributo finanziari­o a vantaggio dei programmi di lavoro di pubblica utilità, anche all’esterno del Centro federale d’asilo, nel segno di una promozione dello scambio con la società civile. Anche perché le 3’228 giornate di lavoro organizzat­e nel 2023, a ben vedere, non sono poi moltissime. Non solo, si sono alfine accesi i riflettori pure sulla necessità di garantire la scolarizza­zione dei giovani migranti, i più piccoli come gli adolescent­i. Ma tutto ciò basta? L’Unhcr, l’Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati, che tra il 2021 e il 2022, come riferito da queste colonne, ha varcato la soglia delle strutture delle sei regioni d’asilo svizzere, intervista­ndo sia i richiedent­i asilo (269 in tutto) sia gli operatori che lavorano dentro i Centri (218 in totale), si aspetta ben altro dalla politica d’asilo federale. L’elenco delle osservazio­ni e delle raccomanda­zioni, in effetti, è lungo, e in cima mette i richiedent­i più vulnerabil­i. Lo hanno letto con attenzione i volontari-attivisti dell’Associazio­ne Mendrisiot­to Regione Aperta che ieri di buon mattino hanno consegnato ai collaborat­ori di Jans la loro missiva. Una dettagliat­a lettera che richiama l’attenzione, oltre che sull’esigenza di ampliare le opportunit­à di occupazion­e e sulla scolarizza­zione dei minori non accompagna­ti sino a 18 anni, anche sulle modalità di alloggio, sulla formazione del personale e su una maggiore attenzione alla salute mentale. Troverà udienza?

Newspapers in Italian

Newspapers from Switzerland