‘Discriminazione razziale’ La Cedu condanna la Svizzera
Atteso verdetto in un caso emblematico di ‘racial profiling’
Strasburgo/Zurigo – La Corte europea dei diritti dell’uomo (Cedu) di Strasburgo ha condannato la Svizzera per discriminazione razziale: ha accolto il ricorso di un uomo di pelle scura che nel 2015 era stato multato per essersi rifiutato di sottoporsi a un controllo di identità alla stazione centrale di Zurigo. La Confederazione dovrà corrispondergli 23’975 euro (22’821 franchi) di spese. L’interessato non ha invece chiesto il risarcimento dei danni materiali e morali.
Il ricorrente, di nome Mohamed Wa Baile, è uno svizzero di origini keniane – oggi 49enne – che era stato fermato e perquisito dalla polizia alla stazione di Zurigo nel 2015. Si era opposto alla decisione perché riteneva di essere stato vittima di profilazione razziale (o ‘racial profiling’). La Cedu ha ritenuto che, date le circostanze del controllo d’identità e il luogo in cui è stato effettuato, il ricorrente potesse invocare una discriminazione basata sul colore della sua pelle. Inoltre, il suo ricorso non era stato oggetto di un esame effettivo da parte dei tribunali amministrativi e penali in Svizzera. Strasburgo ha classificato il procedimento come un ‘caso d’impatto’ (‘impact case’). Si tratta di casi a cui la Corte attribuisce particolare importanza per l’ulteriore sviluppo della tutela dei diritti umani e che sollevano nuove questioni relative all’interpretazione e all’applicazione della Convenzione.
‘Adeguate contromisure’
Le reazioni non si sono fatte attendere. Per l’Alleanza contro la profilazione razziale (‘Allianz gegen racial profiling’), la sentenza rappresenta un importante passo avanti nella lotta contro questo tipo di discriminazione e il razzismo istituzionale. Il caso ha ripercussioni per i parlamenti, i governi, le amministrazioni e le polizie in Svizzera e in tutti gli Stati membri della Convenzione europea dei diritti dell’uomo, precisa l’Alleanza. L’obiettivo è ora far sì che la società e la politica prendano sul serio il razzismo istituzionale e strutturale e se ne assumano la responsabilità attraverso adeguate contromisure, sottolinea l’Alleanza in una nota.
Anche la Fondazione contro il razzismo e l’antisemitismo (Gra) ha accolto con soddisfazione il verdetto. In una nota, rileva come questo dimostri che la pratica dei controlli d’identità in Svizzera deve essere migliorata.
La sezione svizzera di Amnesty International (Ai) parla di “una sentenza chiave”. “La Svizzera deve adottare misure immediate per attuare la sentenza, per esempio modificando le leggi, le politiche e le pratiche della polizia affinché siano in linea con gli standard internazionali e combattendo concretamente il profiling etnico”, dichiara Alicia Giraudel, giurista di Ai Svizzera, citata in una nota.