‘Distogliere lo sguardo non è una politica di sinistra’
Procedure ‘turbo’, centri ‘chiusi’ il weekend, maggior severità con i richiedenti plurirecidivi. Il consigliere federale Beat Jans a Chiasso annuncia un giro di vite
Stefano Guerra «Persone provenienti da Paesi con scarse possibilità di vedersi riconoscere l’asilo non dovrebbero più poter depositare una domanda in Svizzera. Questo è il nostro obiettivo». Potrebbe averlo detto un politico dell’Udc. Invece no. «Sarete forse sorpresi di sentire queste parole pronunciate da un consigliere federale del Ps. Ma dal mio punto di vista, distogliere lo sguardo dai problemi non è una politica di sinistra. Chi lo crede si sbaglia. L’ideologia non c’entra. Si tratta di sfide concrete, di preoccupazioni legittime della popolazione». A parlare è Beat Jans, socialista. Nel suo 51esimo giorno da consigliere federale, a tre mesi e mezzo dalla visita della collega di governo (e di partito) Elisabeth Baume-Schneider, che lo ha preceduto al Dipartimento federale di giustizia e polizia (Dfgp), il basilese ha attraversato da nord a sud la Svizzera per venire a Chiasso. Al Centro federale d’asilo (Cfa) di via Milano, in una conferenza stampa insolitamente precoce (di regola il ‘battesimo’ mediatico dei neo eletti avviene almeno 100 giorni dopo aver assunto la carica), ha annunciato diverse misure per sgravare il sistema d’asilo: generalizzazione delle ‘turbo-procedure’ (24 ore) per le domande votate all’insuccesso; stop alle domande durante i weekend; un giro di vite nei confronti dei richiedenti plurirecidivi (per le misure a livello locale, vedi sotto).
Circa una domanda d’asilo su quattro viene depositata «da persone che praticamente non hanno alcuna possibilità di ottenere protezione e che non correrebbero alcun rischio tornando in patria», ha fatto notare il consigliere federale. Si tratta di cittadini di Paesi con un tasso di concessione dell’asilo inferiore all’1%, provenienti in massima parte dai Paesi del Maghreb (Algeria, Tunisia e Marocco). L’idea è soprattutto quella di dissuaderli. Si tratta di «segnalare chiaramente» a queste persone: «Non dovete entrare irregolarmente in Svizzera». «Abbiamo bisogno di un sistema che funzioni, affinché si possano proteggere le persone perseguitate», ha affermato Jans. In questo modo ci saranno più letti liberi per chi veramente ha bisogno di protezione, «persone che probabilmente arriveranno ancora in gran numero». Le richieste pendenti (15mila circa) potranno essere evase più rapidamente. E si potrà anche alleggerire il carico di lavoro di chi opera nei centri.
Tutto (o quasi) in 24 ore
Testate «con successo» a Zurigo, dove le domande infondate in pochi mesi sono calate «in modo significativo», le ‘turbo-procedure’ verranno presto generalizzate. Entro fine aprile 2024 si applicheranno in tutti i sei Cfa con funzione procedurale (quello di Chiasso compreso). Tutte le principali fasi procedurali saranno effettuate entro questo breve lasso di tempo dopo la registrazione. «Fino alla decisione potrà passare qualche giorno», ha puntualizzato Jans. E le possibilità di ricorso restano immutate. In futuro, inoltre, i richiedenti provenienti da Paesi con scarse probabilità di ottenere l’asilo dovranno motivare la loro domanda per iscritto. Questa perlomeno è l’idea. La Sem sta verificando le modifiche giuridiche necessarie per attuare la misura, scrive il Dfgp.
‘Chiusura’ il weekend
Alcuni richiedenti si presentano in un Cfa il venerdì sera o il sabato, alloggiano nella struttura durante il weekend e se ne vanno la domenica o il lunedì mattina presto, prima che vengano rilevate le loro impronte digitali e che sia avviata formalmente la procedura d’asilo. Ma «un centro federale d’asilo non è un dormitorio d’emergenza», ha detto Jans. Per evitare il fenomeno ‘asilo Bed & Breakfast’, il Dfgp vorrebbe fare in modo che le domande possano essere presentate soltanto durante la settimana. Nulla è ancora stato deciso. Di mezzo, infatti, rischiano di andarci in particolare i richiedenti vulnerabili (donne sole, famiglie, minori non accompagnati, persone anziane o malate). La Segreteria di Stato della migrazione (Sem) sta cercando di capire come attuare questa misura evitando che si ritrovino per strada il sabato o la domenica, magari in inverno. Il cambiamento nell’esercizio dei Cfa comporta “provvedimenti di accompagnamento sul posto e un coordinamento con i Cantoni e i Comuni (...) per impedire che i richiedenti restino senza alloggio nel fine settimana”, si legge nella nota del Dfgp.
Plurirecidivi nel mirino
Alta priorità ha pure la gestione dei richiedenti asilo che delinquono. Non sono molti, ha precisato Jans. Tuttavia, il comportamento di pochi (pluri)recidivi arreca pregiudizio sia alla popolazione, sia alla stragrande maggioranza dei richiedenti che si attengono alle regole e che hanno bisogno di protezione. Il basilese ha lanciato «un appello» ai Cantoni, affinché sfruttino appieno le possibilità offerte dal diritto penale (detenzione amministrativa) e in materia di stranieri (carcerazione in vista del rinvio). La Confederazione li sosterrà in questo, ha assicurato Jans. «Pochi richiedenti la cui domanda è stata respinta vengono posti in detenzione in vista del rinvio, anche se negli ultimi due anni solo la metà dei posti era occupata», ha ricordato. In tutte le regioni d’asilo si terranno tavole rotonde con gli interessati sul tema sicurezza (in Ticino si è già cominciato) e sarà introdotta una gestione specifica dei plurirecidivi.
Niente credito per ‘strutture mobili’
Domenica il ‘ SonntagsBlick’ riferiva della (presunta) intenzione di Beat Jans di chiedere fondi supplementari per finanziare la posa di ‘strutture mobili’ dove alloggiare temporaneamente i richiedenti in caso di forte afflusso. Il ministro di Giustizia e Polizia ha spiegato di essere giunto alla conclusione che una richiesta in tal senso è «senza speranza». Quest’anno rinuncerà pertanto a proporre al Consiglio federale di sollecitare al parlamento lo stanziamento di un credito aggiuntivo al Preventivo 2024. «Perché il ‘SonntagsBlick’ ha scritto così, non lo so», ha detto.
rigoni Luca Pagani Sergio Bernasconi
e di Novazzano – l’ha comunicato a tu per tu, dopo aver salutato i collaboratori della Segreteria di Stato della migrazione (Sem). Per tutti, del resto, era cruciale che il consigliere federale toccasse con mano la realtà del Mendrisiotto e sentisse il polso delle preoccupazioni locali. , di Balerna
In cima alla lista: la sicurezza
A novembre ci si era lasciati con l’impegno di approfondire le misure necessarie «per rispondere in modo adeguato alle problematiche che interessano il nostro cantone, i comuni e il Mendrisiotto in particolare». E in cima alla lista delle tematiche, anche sensibili, vi era ancora una volta la sicurezza. «L’accento – conferma Raffaele De Rosa – è stato posto sia sugli interventi di prevenzione, sia su quelli di repressione e di intervento per chi non rispetta le regole. La pressione migratoria, che il Mendrisiotto vive quotidianamente, i problemi di ordine pubblico, le entrate illegali, i comportamenti inadeguati, alcuni episodi gravi capitati, hanno accresciuto nella popolazione sentimenti di insicurezza e di diffidenza». Sebbene tutto ciò non abbia scalfito la spinta solidale di una parte non trascurabile della cittadinanza. Sta di fatto che in vista dell’apertura del nuovo Centro federale a Pasture, in primavera, è in fase di elaborazione un piano a tutto campo, sullo sfondo la contabilità della Polizia comunale chiassese con i suoi 658 interventi del 2023: «Solo in questi primi due mesi del 2024 – ci fa sapere
a capo del Dicastero sicurezza – ne abbiamo contati 68».