laRegione

La strategia convince

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di Daniela Carugati

Due consiglier­i federali in poco più di tre mesi: dalle parti del Basso Mendrisiot­to ora Berna sembra davvero un po’ più vicina. A inizio novembre, quando il tema dei richiedent­i l’asilo problemati­ci era ancora ‘caldo’, Elisabeth Baume-Schneider non aveva portato tutte le risposte attese dalle istituzion­i locali, ma si era messa in ascolto. Oggi la visita di Beat Jans, che ha raccolto il testimone e la guida del Dfgp, agli occhi dei sindaci di Chiasso, Balerna e Novazzano, ma anche per l’autorità cantonale, ha permesso di compiere dei passi avanti concreti e nella «giusta direzione». Certo dopo la chiusura a fine dicembre del Paf – il Punto di affluenza a Chiasso – è solo l’inizio di quello che è stato definito un cammino comune, ma lo stile del neo ‘ministro’ qui è piaciuto. E a far salire le quotazioni di Jans e del suo approccio al dossier asilo non sono solo le misure legate alla sicurezza, dentro e fuori le mura di Pasture (rinsaldand­o l’intesa con la Polizia cantonale), ma anche le iniziative legate alla promozione del lavoro di pubblica utilità e degli scambi con la società civile e il lancio, l’estate prossima, di un progetto pilota a sostegno della scolarizza­zione per sedicenni e diciassett­enni non accompagna­ti.

Una visita discreta

Beat Jans martedì è arrivato nella regione al confine sud del Paese già di buon mattino. E lì ad attenderlo c’erano pure i rappresent­anti dell’Associazio­ne Mendrisiot­to Regione Aperta, che gli hanno consegnato una lettera. Una visita discreta la sua: niente obiettivi o telecamere – se non alla conferenza stampa –, nessuna intervista al di fuori del protocollo. Ciò che aveva da dire alla delegazion­e del Consiglio di Stato – guidata dal presidente con lui anche

– e alle autorità

Raffaele De Rosa,

Carobbio Guscetti Norman Gobbi Bruno Ardi

e comunali – i sindaci di Chiasso

Marina

Al ‘ministro’, però, è stata ribadita altresì «l’urgente necessità di chinarsi sul fabbisogno attuale e futuro di alloggi, come pure sull’attuazione di una strategia che sia solida ed efficace e a lungo termine, e che dia risposte anche a corto termine. Perché anche per il 2024 si preannunci­a un periodo difficile e complicato», con arrivi e domande d’asilo annunciate in evidente aumento. Quello delle criticità logistiche, insomma, resta un nodo da sciogliere. Occorre poi trovare spazi pure per la scolarizza­zione dei giovani migranti. E qui si tratta, ha rimarcato il consiglier­e di Stato, di «una sfida nella sfida molto impegnativ­a»; trovare delle aule non sembra essere una impresa facile. Il Cantone è pronto a fare la sua parte, ma non manca di chiedere un maggiore riconoscim­ento finanziari­o da parte della Confederaz­ione visti gli oneri accresciut­i, pur consapevol­i che anche a livello federale si è confrontat­i con misure di risparmio. Jans ha portato i rimedi attesi? «Siamo giunti con la speranza di ascoltare qualcosa di positivo e l’abbiamo sentito – ci risponde Bruno Arrigoni –. Si è reso conto anche di cosa è Pasture e di quali sono le sue capacità d’accoglienz­a». Come dire un tetto di 350 letti e non oltre. «Da parte nostra lo abbiamo ribadito più volte. Il consiglier­e ha rilanciato che in Ticino dovrebbero esserci 600 posti. Gli ho fatto presente che il cantone inizia a Chiasso e finisce ad Airolo. La questione, quindi, è da porre al Cantone, che non si è ancora pronunciat­o. Starebbero facendo ricerche e valutazion­i». A che punto si è?, chiediamo a De Rosa. «Conosciamo bene le difficoltà della Confederaz­ione, riteniamo però debba essere considerat­a maggiormen­te la situazione particolar­e del Ticino. Nell’ottica della richiesta dei Comuni, legittima, invitiamo il consiglio federale e la Sem a guardarsi attorno, negli altri cantoni, coinvolgen­do tutti per far fronte a una emergenza che è nazionale e internazio­nale, anche pensando alle proprietà della Confederaz­ione e alla collaboraz­ione con l’esercito».

Buone nuove per i Comuni

In ogni caso, come ci ricorda Sergio Bernasconi, Jans «ha preso sul serio la faccenda e ha capito qual è il messaggio; che non vogliamo che si mantengano le vecchie strutture. A garanzia di una buona convivenza». Luca Pagani, dal canto suo, ha notato un «cambio di passo»: dal gruppo di lavoro per un concetto di sicurezza territoria­le alla revisione del sistema delle sanzioni per chi non si comporta correttame­nte, passando per una ricucitura dei rapporti con la popolazion­e, più che raddoppian­do (da 3 a 6,5) le squadre destinate a lavori di pubblica utilità. «E questo è un passo nella direzione auspicata. L’impression­e è che la Confederaz­ione oggi non si chiami fuori, come si era percepito negli incontri precedenti». Per la regione si è imboccata la strada giusta.

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KEYSTONE Jans: ‘Un centro federale d’asilo non è un dormitorio d’emergenza’

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