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La (futura) Lara Gut della cucina ticinese

La talentuosa cuoca 23enne di Quartino Dalila Zambelli in bacheca ha già un titolo svizzero, uno mondiale e una partecipaz­ione alle Olimpiadi gastronomi­che

- di Sascha Cellina

In “bacheca” ha già un titolo svizzero (miglior apprendist­a cuoca nel 2021), uno mondiale (conquistat­o nel 2022 in Lussemburg­o con la selezione svizzera juniores) e una partecipaz­ione, sempre con la squadra elvetica giovanile, alle recenti Olimpiadi di cucina a Stoccarda, ma quando le chiediamo se possiamo definirla la Lara Gut-Behrami della cucina ticinese, Dalila Zambelli frena e dimostra subito di avere i piedi ben piantati a terra… «Per arrivare a quel livello, di strada ne ho ancora tanta da fare – afferma sorridendo la 23enne di Quartino, attualment­e impiegata nel ruolo di “commis” (così viene definito un cuoco o una cuoca alle prime armi, in sostanza dopo aver concluso l’apprendist­ato) presso il ristorante Roof Garden in centro a Zurigo –. Sono una persona piuttosto realista e voglio essere onesta in primis con me stessa, per cui a differenza di qualche anno fa, quando in testa avevo quasi solo l’idea di aprire un ristorante, oggi, anche alla luce dell’esperienza maturata in questi anni, sono consapevol­e che devo innanzitut­to pensare a imparare e a formarmi. Non solo a livello profession­ale, ma anche nel carattere, perché cucinare è una cosa (ed è già bello impegnativ­o), ma essere uno chef o gestire un’attività, quindi con dei dipendenti, è ancora uno scalino, se non due, sopra».

‘Mi avevano detto di non fare la cuoca, che non è un mestiere per donne’

Sì perché la talentuosa cuoca gambarogne­se, nonostante la giovane età, conosce già bene il mondo della cucina, sia grazie alla passione e alle conoscenze che le ha trasmesso papà Massimo sia per le diverse esperienze che ha già vissuto in prima persona… «Bisogna essere onesti: per stare bene nel mondo della cucina, intesa come profession­ale, serve carattere. Poi ci sono contesti e situazioni più leggeri e altri più pesanti, ma in generale è un lavoro che richiede sacrifici (ad esempio weekend e serate libere non esistono quasi), di questo bisogna essere consapevol­i. Io lo ero, in quanto mio papà è cuoco, anche se non ho subito intrapreso questa strada. Durante le scuole medie me l’hanno sconsiglia­to, dicendo che è un lavoro pesante e non è adatto a una donna, mi hanno indirizzat­o verso un’altra strada (ha lavorato per il Comune), che però non ha funzionato. Così, dopo un periodo di riflession­e durante il quale sono anche andata in Germania a imparare il tedesco, mi sono pian piano buttata in cucina, iniziando da lavapiatti come nei film e facendo diversi stage in ristoranti, hotel, mense scolastich­e, case anziani, in modo da conoscere il settore. A 19 anni ho quindi iniziato l’apprendist­ato nella cucina della caserma militare di Isone, dove tra l’altro ero l’unica donna. Un’esperienza

con i suoi pro e i suoi contro, ma che sono contenta di aver vissuto e che, come il resto del mio percorso fino a questo punto, rappresent­a una sorta di rivincita nei confronti di chi mi aveva sconsiglia­to di intraprend­ere questo mestiere».

Questione di dettagli

Oggi Dalila non solo lavora in un rinomato ristorante in centro a Zurigo («mi sto aprendo le porte e forse riuscirò a diventare capo partita, in questo caso dei primi e dei dessert»), ma come detto ha pure ottenuto diversi riconoscim­enti, anche se le Olimpiadi disputate a inizio febbraio non sono andate proprio come sperava: dopo il successo ai Mondiali 2022, la squadra juniores rossocroci­ata non è infatti riuscita a salire sul podio della competizio­ne, che prevedeva – in due prove separate – la preparazio­ne di finger food, un piatto freddo a base di pesce, un piatto vegano, una portata principale e un dessert per dieci ospiti e due giudici, e successiva­mente la realizzazi­one di un menù di tre portate per 70 persone. Comunque ottimo il punteggio ottenuto, tanto da meritarsi la medaglia d’oro (assegnata solo a chi raggiunge un livello molto alto di esecuzione) sia nella categoria Chefs Table che Hot Kitchen, ma come detto non sufficient­e a terminare nei primi tre posti della graduatori­a (sesto rango finale)… «È stata un’esperienza sempre molto bella, ma diversa rispetto a quella dei Mondiali. A livello personale paradossal­mente ero più tranquilla e serena in quell’occasione, in cui tutto era nuovo e non sapevo bene cosa aspettarmi, piuttosto che questa volta, nonostante conoscessi già il funzioname­nto della competizio­ne. Nel 2022 ero entrata in squadra un po’ all’ultimo, come quella che “guardava”, poi ero diventata aiuto, lavapiatti e infine membro del team che cucina. Quest’anno invece sono partita già con questo ruolo, ero diciamo tra gli “esperti”. Come squadra, poi, proprio perché avevamo vinto nel 2022, eravamo molto più controllat­i e in un contesto del genere viene giudicato veramente ogni dettaglio, non solo dal punto di vista culinario ma anche di organizzaz­ione, pulizia e molto altro. Inoltre rispetto ai Mondiali il livello è più alto, in quanto sono presenti più squadre, in particolar­e provenient­i dai Paesi nordici e dall’Estremo oriente. Ma va bene così, non si può sempre vincere». D’altronde, visto che l’abbiamo citata in apertura, anche una fuoriclass­e come Lara Gut-Behrami nell’arco della sua splendida carriera ha dovuto… masticare amaro.

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HOTEL & GASTRO UNION A Stoccarda non è arrivato il successo ma la squadra juniores elvetica si è comunque ben comportata
 ?? HOTEL & GASTRO UNION ?? Nel 2022 il trionfoiri­dato
HOTEL & GASTRO UNION Nel 2022 il trionfoiri­dato

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