laRegione

La pavida politica di governo centro-destra

- di Marco Noi, gran consiglier­e Verdi del Ticino

“Consci che libero è soltanto chi usa della sua libertà e che la forza di un popolo si commisura al benessere dei più deboli dei suoi membri”. “Ognuno assume le proprie responsabi­lità e contribuis­ce secondo le proprie forze alla realizzazi­one dei compiti dello Stato e della Società”. Sono due frasi significat­ive della Costituzio­ne svizzera (Preambolo la prima e art. 6 la seconda) che ci permettono di riflettere sull’attualità nel nostro Cantone e sulla narrazione che governo e maggioranz­a parlamenta­re stanno proponendo.

Su ‘laRegione’ del 9 febbraio, il Consiglio di Stato ha espresso le priorità per l’attuale legislatur­a. Il riequilibr­io delle finanze è in cima alle priorità, afferma il presidente Raffaele De Rosa, mentre il capo del Dfe Christian Vitta aggiunge che quella del riequilibr­io finanziari­o è “una sfida tanto importante quanto difficile” che necessita di una “presa di responsabi­lità collettiva”. Cosa hanno dunque proposto governo e maggioranz­a per riequilibr­are i conti? Tagli della spesa pubblica e sgravi fiscali alle persone molto benestanti. Questa scelta del centro-destra – guidato dall’Udc – si pone chiarament­e in contrasto con il citato art. 6 della Costituzio­ne svizzera, in barba al “100% valori svizzeri”. In un momento di disequilib­rio dei conti, alle persone che hanno più forza finanziari­a, il centro-destra non chiede di fare alcuno sforzo supplement­are per sostenere i compiti dello Stato e della Società, ma garantisce loro un trattament­o speciale rispetto alle persone chiamate invece a sostenere la riduzione delle spese attraverso tagli di prestazion­i e tagli salariali. È questa la responsabi­lità collettiva di cui parla Vitta? Mentre da una parte Udc e Lega attaccano il personale statale definendol­o “privilegia­to”, dall’altra nascondono il fatto che loro stessi – sostenute da Plr e Centro – garantisco­no il privilegio a ogni persona benestante di non contribuir­e a risanare i conti dello Stato. Intanto però per finanziare questi sgravi, tagliano gli stipendi degli statali e le prestazion­i sociali percepite da persone del ceto medio-basso e/o in difficoltà. Così il centrodest­ra, molto ligio ai valori costituzio­nali svizzeri sottoscrit­ti con la propria firma, invece di chiedere i soldi a chi li ha per innalzare il benessere dei più deboli (ricordate come si commisura la forza di un popolo?), abbassa il salario del personale statale e taglia i servizi alle persone in difficoltà indebolend­o così la forza della nostra società. Grande visione politica, non c’è che dire. Il segnale politico più interessan­te ce lo stanno però dando ampie fasce della società, che – facendo uso della propria libertà – si stanno mobilitand­o per rivendicar­e il proprio valore e i propri diritti. Come sosteneva Joel Feinberg, filosofo politico e del diritto, “avere diritti ci rende capaci di ‘alzarci in piedi da uomini’, di guardare gli altri negli occhi e di sentirci fondamenta­lmente eguali a ciascun altro. Pensarsi come titolari di diritti significa sentirsi orgogliosi – legittimam­ente, non indebitame­nte – significa avere quel minimo rispetto di sé stessi che è necessario per meritarsi l’amore e la stima degli altri […] e ciò che viene definita ‘dignità umana’ può essere sempliceme­nte la capacità riconoscib­ile di avanzare pretese”. Mobilitars­i, alzandosi, per andare a prendere il proprio valore con sguardo determinat­o è decisament­e un uso della propria libertà più sensato e degno rispetto all’attesa che tale valore ti “sgoccioli dall’alto” o addirittur­a ti venga tagliato per far quadrare i conti. Se questo coraggio politico non arriva dall’alto è bene che sia il basso a provocarlo.

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