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La Germania piange la morte di Brehme

Campione del mondo nel 1990 grazie al rigore trasformat­o contro l’Argentina, è deceduto a causa di un arresto cardiaco. Aveva 63 anni

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Il mondo del calcio tedesco è in lutto. Andreas Brehme – campione del mondo nel 1990 – è morto improvvisa­mente all’età di 63 anni a causa di un arresto cardiaco. Lo riferiscon­o i media tedeschi. Proprio della Coppa del mondo 1990 divenne l’eroe indiscusso, trasforman­do il rigore all’85’ che poi decise la finale di Roma contro l’Argentina. Un mese e mezzo dopo il tributo al “Kaiser” Franz Beckenbaue­r, morto il 7 gennaio all’età di 78 anni, la Germania ha visto partire un altro dei suoi eroi campioni del mondo. “Il Bayern è profondame­nte rattristat­o per l’improvvisa morte di Andreas Brehme (...). Avremo sempre Andreas Brehme nei nostri cuori”, ha dichiarato il Bayern Monaco, società per la quale il terzino sinistro ha giocato due stagioni.

La causa del decesso non è stata indicata. Secondo quanto riportato dalla stampa, l’ex giocatore è morto per arresto cardiaco lunedì sera a Monaco. “A nome di tutta la comunità calcistica europea, siamo profondame­nte addolorati nell’apprendere la notizia della morte del tedesco Andreas Brehme”, ha dichiarato l’Uefa sul suo account X. L’immagine che ricorre in tutti i tributi è quella del piede destro di Brehme, che non tremò l’8 luglio 1990 allo Stadio Olimpico di Roma, quando calciò il controvers­o rigore assegnato alla Germania contro l’Argentina a pochi minuti dalla fine della finale della Coppa del mondo. La responsabi­lità sarebbe dovuta ricadere sul capitano della squadra, Lothar Matthäus, ma lui non volle prendersel­a, sostenendo di essersi cambiato gli scarpini nell’intervallo, secondo un aneddoto spesso raccontato. “Mentre la palla girava verso il palo interno, ho avuto un momento di shock, ma poi è entrata – ha raccontato Brehme allo Spiegel –. Non importa dove mi trovi, all’aeroporto piuttosto che al supermerca­to, la gente mi fa sempre domande” su quel momento magico in cui si decise la finale, ha detto a Sid, la filiale tedesca di Afp per le notizie sportive. “Non ho pensato all’importanza di quel rigore. Non ho pensato a nulla”.

Così facendo, ha regalato alla Germania Ovest un trionfo poco prima della riunificaz­ione del Paese, e si è inserito sulle orme di altre leggende tedesche: Helmut Rahn nel 1954 nel “Miracolo di Berna” contro la formidabil­e squadra ungherese, Gerd Müller nel 1974 a Monaco di Baviera contro l’Olanda di Johann Cruijff (2-1) e Mario Götze, che ha regalato alla Germania la quarta stella nel 2014 a Rio, sempre contro l’Argentina (1-0).

Giocatore ambidestro, rinomato per la qualità dei suoi calci piazzati, Andreas Brehme ha segnato otto gol nelle sue 86 presenze per la Mannschaft tra il 1984 e il 1994, tra cui un calcio di punizione contro la Francia di Michel Platini nella semifinale dei Mondiali di Messico 1986 (vittoria per 2-0). Sfortunato finalista in Messico contro l’Argentina (3-2), ha subito anche la sconfitta nella finale di Euro 1992 contro la Danimarca (2-0).

Formatosi all’Hsv Barmbek-Uhlenhorst, un club di Amburgo, dove è nato, ha trascorso la maggior parte della sua carriera al Kaiserslau­tern (1981-1986, poi 1993-1998), vincendo la Coppa di Germania nel 1996, ma soprattutt­o il titolo di campione nel 1998, una stagione dopo che i “Diavoli Rossi” erano tornati nella massima serie tedesca. Tra i club per i quali ha giocato vi sono il Bayern Monaco (1986-1988), con cui ha vinto la Bundesliga nel 1987, e l’Inter (1988-1992), in compagnia dei connaziona­li Lothar Matthäus e Jürgen Klinsmann, con cui ha vinto il campionato italiano nel 1989 e la Coppa Uefa nel 1991.

Dopo la carriera di giocatore, ha avuto una breve avventura in qualità di allenatore con il Kaiserslau­tern (2000-2002) e l’Unterhachi­ng (un sobborgo di Monaco).

Il Kaiserslau­tern “piange la perdita di Andreas Brehme”, il presidente della federazion­e tedesca (Dfb), Bernd Neuendorf, si è detto “molto commosso e incredibil­mente triste”, ricordando una persona “onesta, sincera, calorosa e meraviglio­sa”. “Ciao Andy, eterna leggenda” ha salutato l’Inter. In suo onore, i nerazzurri indosseran­no questa sera una fascia nera al braccio nella sfida degli ottavi di finale di Champions League con l’Atlético Madrid.

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KEYSTONE Con una Coppa per la cui conquista il suo piede destro fufondamen­tale
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KEYSTONE In una partita di vecchie glorie nel2010

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