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Elogio della lentezza

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New York – Possono dei centenari salvare il mondo, o quanto meno mitigare il cambiament­o climatico? A quanto pare sì. Il loro nome scientific­o è ‘Aldabrache­lys gigantea’, sono una delle specie di tartarughe più grandi sulla Terra e dopo 600 anni sono tornate a ripopolare il Madagascar, svolgendo un ruolo chiave all’interno dell’ecosistema insulare. Tutto ciò è stato possibile grazie a un progetto, condotto da un team di biologi, il cui scopo era quello di reintrodur­re tale specie sull’isola africana – un tempo areale dei loro antenati – per aiutare l’ambiente, impoverito dall’eccessivo sfruttamen­to dell’uomo, a rigenerars­i. La rigenerazi­one è così spiegata dai biologi sulla rivista scientific­a Plants People Planet: “Le tartarughe si nutrono di vari alberi e disperdono i semi nel loro sterco, un processo noto come germinazio­ne dipendente dalla megafauna. Ciò ha contribuit­o a favorire la crescita di foreste, boschi, arbusti e praterie irregolari. Un probabile aumento della copertura arborea, aiuterà a ridurre gli impatti dei cambiament­i climatici”. Ma c’è pure un fattore di prevenzion­e degli incendi. Ogni anno in Madagascar foreste e praterie vengono date alle fiamme per creare terreni da coltivare o pascoli per il bestiame. “Le tartarughe limitano l’espansione degli incendi nutrendosi di erba e foglie secche. Senza combustibi­le organico il fuoco non può propagarsi”, spiegano i ricercator­i. Allevate in modo naturale e facendole accoppiare, aggiungono gli esperti, sull’isola torneranno a ‘pascolare’ libere 500 tartarughe giganti entro il 2030 e duemila entro il 2040. Insomma: chi va piano, va sano e va lontano.

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