Lo ‘spinoso dossier’ arriva in parlamento
Il Consiglio federale vara il controprogetto indiretto. Karin Keller-Sutter: il nuovo modello ha sia vantaggi che inconvenienti. Scontata la resistenza dei Cantoni
«Una materia abbastanza complicata»; un progetto «francamente molto esigente», con «una storia spinosa»; e una proposta che ha sia «dei vantaggi» che «degli inconvenienti». Le parole usate in conferenza stampa a Berna da Karin Keller-Sutter rendono bene l’idea: il passaggio all’imposizione individuale – «un cambiamento fondamentale del sistema» – sarà tutto fuorché una passeggiata. Molte sono infatti le questioni che andranno risolte. E bisognerà vincere la scontata resistenza dei Cantoni: durante la consultazione solo cinque di loro (il Ticino non è fra questi) si sono espressi a favore di una riforma che – se tutto andrà bene – potrebbe vedere la luce attorno alla metà del prossimo decennio. La partecipazione dei Cantoni – che chiedono un periodo transitorio di 10 anni – è uno dei prerequisiti. Saranno a bordo? «È una domanda difficile», ha risposto laconica la consigliera federale, sollecitata da un giornalista.
Volente o nolente, il Consiglio federale ha compiuto l’obbligato passo (peraltro iscritto dal parlamento nel programma di legislatura 2019-2023). Dopo averne presentato i parametri lo scorso agosto, ieri ha licenziato il messaggio sull’imposizione individuale. La legge proposta funge da controprogetto indiretto all’iniziativa popolare ‘Per un’imposizione individuale a prescindere dallo stato civile (Iniziativa per imposte eque)’, presentata da un comitato interpartitico trainato dalle Donne del Plr, che l’esecutivo raccomanda di respingere. «Non c’è bisogno di una base costituzionale» per introdurre il nuovo modello, ha spiegato la sangallese. E percorrendo questa via, lo stesso scopo dell’iniziativa (che appunto propone di modificare la Magna Carta) può essere raggiunto più rapidamente (si fa per dire...).
I punti cardine
Karin Keller-Sutter ha illustrato i punti cardine della riforma. Eccoli, in estrema sintesi:
• Anche le coppie sposate e dello stesso sesso che vivono in un’unione registrata saranno tassate individualmente, come quelle non sposate e le persone sole: si dovranno quindi compilare due dichiarazioni d’imposta distinte.
•A livello di imposta federale diretta (Ifd), le deduzioni per figli passeranno dagli attuali 6’700 a 12mila franchi e saranno in linea di principio divise a metà tra i due genitori.
• La tariffa dell’Ifd verrà modificata (riduzione delle aliquote per i redditi medio-bassi, aumento della quota esente), in modo da ottenere un effetto di sgravio più omogeneo sulle classi di reddito.
• L’imposizione individuale verrà applicata su tutti e tre i livelli statali (Comuni, Cantoni, Confederazione).
L’imposizione a prescindere dallo stato civile persegue svariati obiettivi. Si tratta anzitutto di eliminare la cosiddetta penalizzazione del matrimonio (vedi box), dichiarata incostituzionale dal Tribunale federale nel lontano 1984. In secondo luogo, la riforma – riducendo l’onere fiscale sul secondo reddito più basso – dovrebbe incrementare gli incentivi a esercitare un’attività lucrativa per il coniuge che consegue il secondo reddito (le mogli, nella stragrande maggioranza dei casi). Di riflesso, ciò dovrebbe generare alla lunga maggiori entrate fiscali e consentire di migliorare la parità di genere, ha detto la ‘ministra’ delle Finanze.
Chi ci guadagna, chi ci perde
Secondo le stime attuali, la classe di reddito più bassa (ma anche le famiglie con redditi medi) continuerà a non pagare l’Ifd. Nel complesso, il controprogetto indiretto ridurrà l’onere fiscale per una netta maggioranza dei contribuenti. Il numero di questi ultimi è nettamente superiore a quello dei contribuenti che invece avranno un onere maggiore. Nel dettaglio:
• Le coppie sposate con una ripartizione dei redditi piuttosto uniforme potranno aspettarsi uno sgravio fiscale. Ciò riguarda anche numerosi coniugi pensionati. Anche la maggior parte delle persone sole senza figli beneficerà di uno sgravio.
• L’Ifd aumenterà invece per i coniugi con un reddito unico o un secondo reddito basso, in particolare per le coppie con figli nelle classi di reddito medio-alte.
• Anche per la categoria delle persone non coniugate con figli vi sarà nel complesso un aumento dell’onere fiscale (“fortemente ammortizzato” però dall’aumento della deduzione per i figli e dagli adeguamenti tariffari, precisa il Consiglio federale).
Un miliardo in meno all’anno
A livello di casse pubbliche, il passaggio al nuovo sistema comporterà minori entrate dall’Ifd pari a circa 1 miliardo di franchi all’anno: 800 milioni a carico della Confederazione, 200 milioni a carico dei Cantoni. Musica del futuro, comunque. Ci vorranno infatti su per giù 10 anni prima che tutti i Cantoni abbiano adattato la loro legislazione. Impossibile stimare le ripercussioni a livello di imposte cantonali, essendo questi liberi di definire le loro tariffe e deduzioni. Sono calcolabili, invece, gli oneri aggiuntivi derivanti dal cambiamento di sistema per le amministrazioni cantonali: si parla di 1,7 milioni di dichiarazioni d’imposta in più, pari ad un aumento di un terzo.
Un problema, due approcci
La questione è complessa e controversa. Nel 2016 il popolo respinse di misura un’iniziativa popolare dell’allora Ppd che chiedeva di abrogare la penalizzazione del matrimonio. A causa di un errore del governo nella pubblicazione delle cifre, il Tribunale federale decise che il voto andava ripetuto. Ma il comitato d’iniziativa ritirò il testo. Nel settembre del 2022 l’Alleanza del Centro (ex Ppd) ha lanciato una nuova iniziativa. Chiede in sostanza di mantenere l’imposizione congiunta, introducendo però un calcolo alternativo attraverso il quale in fin dei conti gli svantaggi fiscali delle coppie sposate verrebbero eliminati. Il termine per la raccolta delle firme scade il 27 marzo. Al momento non è chiaro se i promotori riusciranno a depositare le 100mila sottoscrizioni necessarie.