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Acqua contaminat­a, rischio penuria idrica

La presenza di Clorotalon­il in falda sta rientrando nei limiti, ma se richiederà più tempo allora potrebbero presto nascere problemi di approvvigi­onamento

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Si arricchisc­e di alcuni ulteriori timori il problema che lo scorso novembre ha investito l’acqua potabile di Gudo. Parliamo della sospension­e immediata della captazione di falda nel pozzo Pian Marnino – che approvvigi­ona la gran parte del quartiere ovest bellinzone­se – a seguito della scoperta di Clorotalon­il oltre i limiti consentiti. Si tratta di un fungicida agricolo e viticolo usato in Svizzera sin dagli anni 70 e vietato dal gennaio 2020 perché cancerogen­o. Lo stop al pozzo si è reso possibile grazie alla fornitura d’acqua provenient­e dal confinante Cugnasco-Gerra a seguito dell’accordo Comune-Città siglato nel 2021 per l’allacciame­nto dei due acquedotti. L’accordo prevede da una parte che l’acqua in esubero delle sorgenti di Cugnasco-Gerra può essere immessa nella rete idrica di Gudo, dall’altra che Cugnasco-Gerra può far capo all’acqua di falda di Gudo (sempre abbondante ma ora contaminat­a) in caso di siccità o di problemi alla sua rete idrica.

Ebbene come emerso martedì sera a margine della seduta di Consiglio comunale a Bellinzona – durante la quale il tema è stato trattato partendo da un’interpella­nza del leghista Manuel Donati – gli ulteriori timori stanno montando a causa della somma di due fattori. Ossia la siccità (visti i periodi prolungati senza precipitaz­ioni che si ripetono con maggiore frequenza anche in Ticino) e la bella stagione che combacia solitament­e col riempiment­o delle piscine e di un maggior uso per l’irrigazion­e dei giardini. Nel concreto se il Clorotalon­il – la cui concentraz­ione è in fase di riduzione, assicura il Municipio cittadino – non tornerà sotto i livelli di guardia entro la primavera, Cugnasco-Gerra rischia di andare incontro a un deficit idrico dovendo continuare a rifornire Gudo anziché far capo al suo generoso pozzo appunto bloccato.

‘Possibili diverse soluzioni’

Questione intricata che le due aziende acqua potabile stanno gestendo. «Si stanno elaborando alcuni scenari per ovviare a un’eventuale penuria d’acqua provenient­e dalle sorgenti di Cugnasco-Gerra», ha spiegato al legislativ­o il municipale Mauro Minotti, capodicast­ero Servizi industrial­i, indicando che sono possibili diverse soluzioni: «Dalla posa di un impianto di trattament­o provvisori­o, alla miscelazio­ne dell’acqua, alla rimessa in esercizio definitiva dei pozzi». L’Azienda multiservi­zi di Bellinzona (Amb) in collaboraz­ione con uno studio d’ingegneria specializz­ato sta valutando le varie possibilit­à «per assicurare un duraturo approvvigi­onamento sicuro e di qualità».

‘Non vi sono stati rischi per la salute’

In linea con quanto il direttore Amb, Mauro Suà, aveva già spiegato a ‘laRegione’ il 5 febbraio, Minotti ha aggiunto che il Clorotalon­il «finora non era mai stato rilevato nel pozzo di Gudo». La scoperta è stata fatta lo scorso novembre «durante gli ordinari controlli eseguiti da Amb nell’ambito del manuale di autocontro­llo a tutela della qualità dell’acqua». Fermato il pozzo, nel frattempo la presenza del fungicida «sta lentamente rientrando nei parametri normali». Se e quando il processo terminerà, non lo si sa. Idem il rischio che il fenomeno possa ripetersi. Ad ogni modo, dopo Suà anche Minotti ha sottolinea­to che «in seguito al tempestivo intervento l’acqua distribuit­a alla popolazion­e è sempre stata potabile e non vi sono stati né vi sono tuttora rischi per la salute». In collaboraz­ione col Laboratori­o cantonale sono state avviate le dovute verifiche, in corso, «per risalire alle cause prima di poter rimettere in funzione il pozzo». Cause che ovviamente vanno ricercate nell’attività agricola e viticola intensamen­te svolte nel e ai margini del Piano di Magadino.

‘Pronti ad avviare procedure’

Donati lamentava il fatto che la popolazion­e di Gudo non sia stata informata da Amb, se non dopo la sua interpella­nza. «Non è stata fatta nessuna comunicazi­one – ha ribadito Minotti – perché l’acqua fornita alla popolazion­e è sempre stata potabile». Affermazio­ne che non soddisfa l’interpella­nte, non spiegando il Municipio se il livello oltre i limiti di Clorotalon­il sia intercetta­to in tempo reale da apposite apparecchi­ature, e perciò lo stop alla captazione scatta subito, o se gli esami sono regolari ma saltuari e il blocco del pozzo avviene dopo qualche tempo dall’insorgere del problema. «Sia i prelievi analitici a conferma della qualità dell’acqua sia i controlli ordinari delle attività all’interno delle zone di protezione – ha solo dettagliat­o Minotti – vengono svolti nell’ambito delle procedure previste dal Manuale di autocontro­llo e delle direttive di riferiment­o emanate dalla Società svizzera industrie acqua e gas con la supervisio­ne del Laboratori­o

cantonale». Quanto invece all’individuaz­ione del o dei responsabi­li della contaminaz­ione, specialmen­te a seguito di un utilizzo non conforme di Clorotalon­il e in ogni caso dopo il divieto scattato nel gennaio 2020, «qualora si riscontras­sero irregolari­tà verranno avviate le procedure indicate per questi casi».

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LAREGIONE Il pozzo di captazione Pian Marnino nella campagna diGudo

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