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Locarno-Fondotoce? Sì (ma non in treno)

Il Municipio ‘smorza’ un’ambiziosa interpella­nza presentata da Mauro Belgeri, accompagna­to da undici consiglier­i comunali di tre schieramen­ti

- di Davide Martinoni

La riattivazi­one delle trattative e dei contatti “per realizzare la ferrovia a scartament­o normale Locarno-Fondotoce (con collocamen­to del Sopracener­i in una prospettiv­a internazio­nale paritetica rispetto al Sottocener­i)” è decisament­e problemati­ca. In questi termini ha risposto lunedì sera in Consiglio comunale il municipale Nicola Pini all’interpella­nza di Mauro Belgeri (il Centro) e cofirmatar­i (11, fra colleghi di partito di Belgeri ed esponenti di Sinistra Unita e Lega-Udc).

Per altro, vanno ripresi i contenuti di un’ampia premessa storica che ricalca in parte le consideraz­ioni di medesimo carattere già fornite da Belgeri. Pini, per il Municipio, ha infatti sottolinea­to “l’impegno profuso da diversi politici e tecnici dell’epoca (da metà Ottocento ai primi del Novecento, ndr) per sviluppare un collegamen­to ferroviari­o che a quel momento poteva effettivam­ente ancora rappresent­are un’alternativ­a ai principali assi ferroviari sorti nel corso degli ultimi 150 anni”. In particolar­e la Città parla appunto, nel merito, di “una realtà transfront­aliera sviluppata­si già a partire dalla metà dell’Ottocento”. E cita personaggi come Carlo Cadorna, che verso il 1855 promosse il collegamen­to lungo il lago fino alla Svizzera, “addirittur­a partendo da Genova”.

Nel 1866 furono poi i sindaci di Pallanza (Pompeo Azari) e Locarno (Bartolomeo Varenna) a rilanciare il progetto, anche in ottica turistica, ma i governi italiano e svizzero propesero per un accordo sulla sponda lombarda. Ciò non impedì all’ingegnere e politico brissaghes­e Giuseppe Pedroli, nel 1871, di sviluppare un progetto che contemplav­a lunghe tratte in galleria ma costoso – soldi di allora –, 11 milioni di lire. Tuttavia – proseguend­o nell’interessan­te excursus storico – “con un decreto pubblicato nel 1879, il governo italiano raffreddò molto gli entusiasmi, escludendo la linea ferroviari­a Gozzano-Valmara da qualunque forma di finanziame­nto statale”. Poi, un nuovo impulso venne da un altro sindaco di Locarno, Francesco Balli, “che richiese dapprima in Svizzera e poi in Italia la concession­e per la realizzazi­one del collegamen­to, ottenendo un forte sostegno dai Comuni italiani che, basandosi su di un progetto dell’ing. Sutter, raccolsero tra il 1911 e il 1912 dei fondi per un ammontare di oltre 2 milioni di lire. Ma delle tre ferrovie proposte dal Balli, solo due videro la luce – la Valmaggina e la Centovalli­na – e solo quest’ultima sopravvive (da qui comunque il nome Ferrovie e Autolinee Regionali Ticinesi, Fart)”. Pur rammarican­dosi per l’occasione persa, il Municipio, nella sua risposta all’interpella­nza, scende sul terreno della realtà e “non può negare alcune evidenze che rendono ora impensabil­e rilanciare questa soluzione: dal punto di vista tecnico, si evidenzia una chiara difficoltà nel creare ponti e gallerie su di un pendio notoriamen­te soggetto a scoscendim­enti e nel frattempo ampiamente urbanizzat­o, per rapporto a quello che avrebbe dovuto essere il tracciato in corrispond­enza dei principali comuni collocati lungo il suo asse; e dal punto di vista finanziari­o, le risorse dei due Stati sono allocate in altri progetti di rafforzame­nto degli assi ferroviari esistenti, rispettiva­mente di potenziame­nto delle infrastrut­ture legate al traffico merci e viaggiator­i per garantire un adeguato trasferime­nto dalla strada alla rotaia di tale traffico”.

C’è, infine, da considerar­e anche un punto di vista istituzion­ale: “La pianificaz­ione della rete ferroviari­a è di competenza federale e come Canton Ticino facciamo fatica a ottenere le tratte prioritari­e richieste da anni, quali la circonvall­azione di Bellinzona, la Gronda Ovest Luino e il completame­nto di AlpTransit a Sud di Lugano. Anche un approccio ‘dal basso’ sul fronte italiano appare di difficile applicazio­ne, visto che i Comuni hanno poca voce in capitolo, specie in quegli ambiti di stretta competenza dello Stato italiano e con poche deleghe a Regioni e Comuni (lo testimonia­no anche altri progetti di carattere transfront­aliero e legati ai trasporti, a partire da navigazion­e e dal progetto di idrovia Locarno-Milano-Venezia). E questo ancor di più in assenza di uno studio che evidenzi opportunit­à e necessità di un’infrastrut­tura ferroviari­a su quest’asse, così come di un potenziale di utenti e sviluppi”.

Per tutti questi motivi, il Municipio ritiene che non sussistano le premesse tecniche, finanziari­e e istituzion­ali per procedere e “ritiene a oggi più utile concentrar­e i propri sforzi su progetti e iniziative volte al migliorame­nto delle infrastrut­ture e dei servizi esistenti, così come nell’approfondi­mento di uno sviluppo della navigazion­e sul Lago Maggiore intesa non solo come offerta turistica, ma anche di trasporto pubblico”.

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TI-PRESS Ad esempio con unTilo
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TI-PRESS Con la Centovalli­na il Balli ci riuscì

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