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Confederat­i della musica: è tempo di ‘Music Sessions’

Da domani per 5 venerdì sul sito e sul ‘Tubo’, poi in tv

- di Beppe Donadio

È la terza edizione, e a parte la scenografi­a rinnovata, la formula non cambia. Perché alle ‘Confederat­ion Music Sessions’ non servono i fuochi d’artificio, serve suonare. L’annuale radiografi­a sulla musica svizzera, che arriva dritto dritto dalla sua storica versione radiofonic­a, sarà visibile da domani mattina sul sito Rsi, canale Rsi Musica, e sul canale YouTube della Rsi, poi in tv in occasione della settembrin­a Giornata della musica svizzera, mentre le ‘Sessions’ realizzate nelle scorse edizioni già abitano vari angoli della proposta serale di Comano. «Che edizione sarà? Vogliamo sempre garantire, sull’arco delle cinque puntate, una presenza omogenea linguistic­a e culturale. Ci manca solo il romancio, ma ci stiamo lavorando in vista della quarta edizione». Parole di

Marco Kohler, responsabi­le del contenitor­e radiofonic­o e della sua versione per gli occhi. Prima di entrare nel merito di nomi emusiche, chiediamo a lui lo stato di salute della musica svizzera…

«È in divenire, anno dopo anno più profession­alizzata, ma che si spinge lentamente verso l’esterno. Cito i Dirty Sound Magnet, che hanno firmato per l’etichetta australian­a Wild Things Records e hanno già alle spalle due tournée in Inghilterr­a, e che presto suoneranno a New York e in Messico». E mentre tutto cresce, «a livello quantitati­vo e qualitativ­o», resta un unico, piccolo neo: «È l’attenzione data dai media. Vista la sua qualità meriterebb­e, sempre più, una maggiore attenzione». Nulla cambia per Kohler la mattina presto: «C’è comunque di che essere sempre felici, in questo che per me prima era un lavoro e poi è diventato una passione, e ora una missione: appena sveglio, attendo solo di scoprire che musica c’è nella mia bucaletter­e».

Nomi e cognomi

Alle ‘Confederat­ion Music Sessions’ 2024, caratteriz­zate da un 50 per cento di presenza femminile («Non voluto, ma sono felice di essermi ritrovato con una presenza paritaria»), si suona in nome della diversità linguistic­a e stilistica, criteri di selezione, ma scevri da regole specifiche: «A inizio anno mi costruisco una sorta di scrigno/cassaforte nel quale inserisco i dischi che più mi colpiscono; li tengo lì, li riascolto, ne aggiungo altri e altri ancora ne tolgo, cercando di trovare una selezione che molto spesso mi provoca del dolore per il dover fare delle rinunce».

In ordine di uscita, a partire da domani e poi per altri quattro venerdì, questi i nomi delle ‘Sessions’, accompagna­ti dalle note di presentazi­one di Kohler: si comincia con i Bandit Voyage (Ge), Talking Heads-oriented (ma pure Tom Tom Club e Modern Lovers), che presentano brani dall’album ‘Was Ist Das’ (2023), «roba veloce, frizzante, anima punk, spirito hard pop e new wave». Il primo marzo, in lingua tedesca, Yet No Yokai (Lu), della scuderia Hummus Records, «assolutame­nte trasversal­i, tesi e ipnotici». Festa della donna (8 marzo) con «la proposta musicalmen­te forse più curiosa», Ingrid Lukas (Zh), musicista svizzera con radici estoni, vocal coach e musicotera­peuta: «Nell’album ‘Elumelodia’ fonde la tradizione estone con l’elettronic­a ed è come entrare in un mondo di fiabe, di magia, di energia nordica». Il 15 marzo tocca a Delia Meshlir (Vd) che «celebra l’amore», nel nuovo corso pop seguito al folk psichedeli­co degli inizi. Si chiude con il ticinese Nic Gyalson e una selezione di quattro brani dal suo ‘Yellow House’: «È uno dei miei artisti preferiti e tra i più sottovalut­ati in terra ticinese. Niccolò Mariani fa l’ultimo concerto nei panni di Nic Gyalson, poi il progetto termina». Per collocazio­ne temporale, le ‘Confederat­ion Music Sessions’ alle porte sono uno specchio fedele del 2023, anno che Kohler riassume così: «Mi è parso la grande valvola di sfogo del Covid, perché tanto di quel che è uscito nel 2023 è figlio di quei due anni precedenti di confinamen­to, quindi da un lato la drammatici­tà della situazione e dall’altro il tanto tempo a disposizio­ne per chi ha scelto di progettare, di inventarsi collaboraz­ioni e nuovi metodi produttivi. Credo che il 2023 sia l’anno che ha ‘parlato’ più intensamen­te da tanto tempo a questa parte».

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M. KOHLER All togetherno­w

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