laRegione

Voleva accaparrar­si tutta l’eredità, condannata per truffa

Coinvolto anche il consulente bancario della donna

- di Mirko Sebastiani

Una donna sul letto di morte, e cinque fratelli di secondo letto che puntano alla sua eredità. Una di questi, presa dall’avidità, convince un consulente bancario a creare un ordine di trasferime­nto falsificat­o, pochi giorni prima della morte della sorella, per accaparrar­si l’intera somma, pari a quasi 300mila franchi. Sembra la trama di un giallo, ma è quanto è successo a Lugano nel 2016, nell’inchiesta condotta dal procurator­e pubblico Andrea Maria Balerna, risoltasi in due dibattimen­ti svoltisi ieri dinnanzi alla Corte delle assise correziona­li di Lugano. I due processi, il primo avente come imputato il consulente bancario, il secondo a carico della sorella della vittima, vera istigatric­e della truffa. Entrambi i dibattimen­ti si sono svolti seguendo la formula del rito abbreviato e presieduti dal giudice Marco Villa. Per il 54enne, difeso dall’avvocato Adriano Sala, per i reati di truffa e falsità in documenti è stata decisa una pena detentiva di 12 mesi, sospesa per 2 anni, oltre al pagamento di una multa di 2mila franchi. Alla 69enne, patrocinat­a da Nadir Guglielmon­i, è stata invece inflitta una pena doppia, ossia 24 mesi di detenzione, anche questi sospesi per 2 anni, e una multa di 3mila franchi. Le sue imputazion­i sono di truffa, appropriaz­ione indebita ripetuta e riciclaggi­o di denaro ripetuto.

Incastrati da una minuzia tecnica

La pena della donna è superiore, in quanto in passato aveva anche approfitta­to della procura concessale dalla vittima, per prelevare a suo nome circa 50mila franchi dal conto della sorella. Intuendo che non avrebbe potuto usare lo stesso sotterfugi­o per prelevare i restanti 300mila franchi e non doverli condivider­e con gli altri fratelli, ha convinto il proprio consulente a creare un documento, fittiziame­nte controfirm­ato dalla vittima, che sarebbe potuto essere effettivam­ente a prova di bomba, dal momento che la sorella è deceduta solo tre giorni dopo, e non avrebbe dunque potuto contestare la veridicità dell’ordine di trasferime­nto. Due fratelli però, insospetti­ti, hanno deciso di sporgere denuncia contro la 69enne, costituend­osi accusatori privati. A incastrare la donna e il suo consulente è stata una minuzia tecnica, senza la quale sarebbero riusciti probabilme­nte a farla franca. Il numero di conto su cui sono stati versati i soldi era stato infatti generato il giorno successivo alla data riportata sul documento. Una piccola discrepanz­a, che ha portato alla conclusion­e dell’inchiesta.

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TI-PRESS Il maltolto supera i 300milafra­nchi

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