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Due arazzi e quell’intuizione futurista al m.a.x. museo

La ‘mostra di ricerca’ dedicata a Fortunato Depero e Gilbert Clavel ci racconta pure un po’ dei nostri tempi, anche grazie a del materiale inedito

- di Daniela Carugati

Forme, colori, matericità. C’è tutta la forza vitale del Futurismo in quell’inconsueta opera d’arte di stoffa che cattura subito lo sguardo del visitatore, lì nell’atrio del m.a.x. museo di Chiasso. È la ‘Danza di diavoli’ che racconta molto del percorso personale e artistico del roveretano Fortunato Depero (1892-1960) e del suo sodalizio con l’intellettu­ale svizzero Gilbert Clavel (1883-1927). Decidere di aprire (e chiudere) così, con un arazzo, la mostra che sino al 7 aprile prossimo accende i riflettori sulla loro collaboraz­ione creativa, del resto, è parte di una scelta precisa. Perché dietro a quelle opere vi è la storia di un insuccesso trasformat­o in una vera intuizione (anche imprendito­riale). E c’è pure un insegnamen­to; che pure nei periodi più infausti – questi testimoni del loro tempo si sono ritrovati stretti d’assedio, da una parte gli echi della Grande guerra, dall’altra il ventennio fascista – l’arte rappresent­a una luce di speranza nel buio.

Quel fallimento creativo

Il progetto di realizzare dei ballerini-marionetta per un balletto russo in cartellone a Parigi, il ‘Canto dell’usignolo’, su musiche di Stravinski­j, naufraga, sullo sfondo la guerra, gettando nello sconforto Depero. Ma non tutto è perduto. Ed è Clavel a suggerire all’amico una via d’uscita. In effetti, come ci spiega la direttrice Nicoletta Ossanna Cavadini, curatrice con Luigi Sansone della mostra, lo studioso svizzero consiglia «di non gettare quei pannolenci coloratiss­imi giunti dalla Spagna e con cui immaginava di vestire i suoi automi». E allora perché non scucire gli abiti e riutilizza­re altresì i rotoli avanzati. «Così attraverso il disegno di mascherine, si mette al lavoro, grazie al supporto della sua compagna, Rosetta Amadori, che con le sue mani cuce con punti sottilissi­mi i panni. L’intento, realizzare questi quadri arazzi per elementi parietali con colori fortissimi e con modalità compositiv­e tipiche del futurismo».

La magia delle tarsìe in panno

Nasce in questo modo la ‘Danza di diavoli’. «Lo crea pensando al ‘Cabaret del Diavolo’ di Roma – inaugurato il 19 aprile del 1922, ndr –. In quegli anni i futuristi concepisco­no l’arte totale: locali dove declamano le loro poesie, parole in libertà, musica, danza e momenti di incontro. Luoghi volutament­e immersivi, diremmo oggi, ovvero decorati, colorati e con degli arredi fatti appositame­nte, per restituire un clima di sogno, evasione, ‘magico’», ripercorre la direttrice. E queste tarsie in panno magiche lo sono per davvero. Tornato nella sua Rovereto (in Trentino) negli anni Venti, Depero, che porta con sé l’esperienza trascorsa nella colonia di Artopoli a Capri e Anacapri, sviluppa l’intuizione dell’arazzo, «che piacerà moltissimo», ci fa notare Nicoletta Ossanna Cavadini.

Dall’arte alla tessitura

Ed è qui che si tuffa in una nuova avventura: aprire una tessitura con la compagna Rosetta e altre donne del posto. La missione futurista? Realizzare delle tarsie «per la casa moderna». Di fatto con i loro 12 metri quadrati a tutta parete rappresent­ano un vero inno a un’abitazione che abbia «anche modalità di arredo e decoro moderni, molto colorati e diversi dalla tradizione». Ecco che questi arazzi entrano nei salotti culturali futuristi di Milano, che lo aiutano a commercial­izzarli. Atmosfere che parlano dalle foto d’epoca che occhieggia­no dall’esposizion­e.

Innovazion­e, in casa e negli abiti

Depero, insomma, vuole mandare in soffitta i tappeti persiani, per fare largo a un nuovo stile che si proietta nel mondo del futuro. La parola chiave, richiama la curatrice, è innovare, «nelle arti come nel modo dell’abitare, che diventa più creativo in una casa che ha moti colori ed elementi anche ludici, piacevoli. Con lo stesso pannolenci realizzerà anche dei cuscini da mettere sui sofà». Ci troviamo, annota ancora Ossanna Cavadini, di fronte a una visione antesignan­a del design, nella quale tutti gli oggetti, anche queli dell’uso quotidiano come l’abbigliame­nto, possiedono un carattere. «Gli stessi futuristi per distinguer­si indossavan­o il panciotto (non gilet, niente vocaboli esterofili, ndr) di pannolenci, pure coloratiss­imo». E la mostra qui agli amanti dei dettagli d’arte propone il panciotto di Filippo Tommaso Marinetti: «Per l’epoca anche questo – ci ricorda la direttrice – era innovativo, come il farfallino utilizzato al posto della cravatta».

Una ‘mostra di ricerca’

Una volta di più il viaggio tra le oltre 200 opere proposto dal m.a.x. museo sa sorprender­e e andare al di là di una semplice esposizion­e di tele o documenti. Anzi, nel rileggere le vite e il lavoro di Depero e Clavel e nel farci riscoprire – va detto – un movimento come il Futurismo, i curatori si sono avventurat­i in una vera e propria indagine conoscitiv­a; che ha riservato persino qualche sorpresa. «In effetti – ci conferma Nicoletta Ossanna Cavadini – questa è una mostra di ricerca», come testimonia­no pure le frasi tratte dallo scambio epistolare intercorso tra i due intellettu­ali e che accompagna­no le diverse sale. Una ricerca che si addentra tra scritti, schizzi e le invenzioni del teatro plastico, e che si imbatte anche in inediti, come le foto vintage. «Lì abbiamo vissuto un momento davvero particolar­e – ci svela la direttrice –: sono state trovate nella Torre di Clavel e fanno parte del momento significat­ivo dell’incontro tra Clavel e Depero».

Sulla pista di documenti inediti

Nella libreria della Torre a Positano c’è infatti un secrétaire che custodiva i libri messi all’indice. «Dopo il 1922 si stringono i controlli e Clavel nasconde anche i disegni di Depero, in particolar­e le illustrazi­oni del suo libro ‘Un istituto per suicidi’. Testimonia­nze – annota la curatrice – ritrovate negli anni Novanta e portate al Mart, il Museo di arte moderna e contempora­nea di Trento e Rovereto. Durante le ricerche per la mostra ci sembrava strano ci fossero, però, solo dei disegni. Quindi parlando a lungo con il guardiano della Torre, mi sono informata sull’esistenza di altro materiale. E a quel punto è emerso che c’era eccome, nell’archivio privato della famiglia a Roma. Ed è cominciata la pista di ricerca che ci ha condotto a delle cassette. Al loro interno c’erano delle foto vintage, plastici, taccuini di Fortunato Depero con suoi schizzi e appunti, e fogli sparsi di Clavel, suo mentore. Ciò che ha permesso a questa esposizion­e di avere dei documenti inediti, che al termine verranno dati in comodato d’uso al Mart. È bello che si arricchisc­a la conoscenza di Depero grazie alla ‘pista svizzera’».

L’ultimo arazzo, fra Trentino e Positano

Arriviamo anche noi in fondo a questo viaggio d’arte e ci ritroviamo a chiudere il cerchio davanti al secondo arazzo in mostra, datato 1923. Ci compare ‘Lizzana’, con il suo campanile ma le forme e i colori di Positano. Del resto, proprio gli anni di Artopoli e il rapporto con Clavel, chiosa Nicoletta Ossanna Cavadini, «sono stati fondanti per tutto quello che sarà ilDepero che conosciamo». Anche questa volta ci lasciamo alle spalle il museo con la consapevol­ezza di saperne di più sul Futurismo e su due figure straordina­rie; e che ci dicono molto anche sui tempi che stiamo vivendo.

 ?? MART TRENTO E ROVERETO ?? ‘Lizzana’, 1923, ‘Danza di diavoli’, 1922
MART TRENTO E ROVERETO ‘Lizzana’, 1923, ‘Danza di diavoli’, 1922
 ?? MART, ARCHIVIO DEL ‘900 ?? Lavorazion­e delle tarsìe in panno, 1920
MART, ARCHIVIO DEL ‘900 Lavorazion­e delle tarsìe in panno, 1920
 ?? ?? Il Cabaret del Diavolo
Il Cabaret del Diavolo

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