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Usa, 500 nuove sanzioni Navalny, aut aut alla madre

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Mentre a New York, davanti all’Assemblea generale delle Nazioni Unite, il consiglier­e federale Ignazio Cassis annunciava una conferenza di pace di alto livello a Ginevra entro l’estate, a Washington il presidente degli Stati Uniti Joe Biden spiegava il senso del più vasto pacchetto di sanzioni americane dall’inizio dell’invasione dell’Ucraina. Sanzioni imposte alla Russia in risposta alla morte di Alexei Navalny e per la «brutale» guerra contro Kiev, giunta ormai all’inizio del suo terzo anno.

«Se Putin non paga il prezzo per la morte di Navalny per la distruzion­e provocata andrà avanti e il costo per gli Stati Uniti e i nostri alleati nella Nato, in Europa e nel resto del mondo salirà», ha avvertito il commander in chief. Biden ha annunciato oltre 500 nuove misure contro il settore della Difesa e quello finanziari­o russi ma anche contro funzionari del governo e i dirigenti del carcere nel quale l’oppositore dello zar è morto.

«È solo l’inizio», ha poi sottolinea­to il portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale americana, John Kirby, precisando che nelle prossime settimane saranno annunciate nuove misure. Colpiti anche il sistema di pagamento russo Mir e la rete di approvvigi­onamento di droni di Mosca nonché oltre 100 compagnie che «hanno fornito supporto alla macchina da guerra russa».

Nelle stesse ore in cui gli Stati Uniti rendevano nota la loro durissima risposta alla morte di Navalny, l’Ue varava nuove restrizion­i contro la Russia, il 13simo pacchetto dall’inizio dell’invasione dell’Ucraina. Si tratta di misure nei confronti di altre 106 persone e 88 entità responsabi­li di azioni che minacciano o compromett­ono l’integrità territoria­le, la sovranità e l’indipenden­za dell’Ucraina, si legge in una nota. La Commission­e precisa che a essere colpiti sono in particolar­e “i settori militare e della difesa e le persone associate, comprese quelle coinvolte nelle forniture di armamenti della Corea del Nord alla Russia, nonché membri del sistema giudiziari­o, politici locali e persone responsabi­li della deportazio­ne illegale e della rieducazio­ne militare dei bambini ucraini”. In relazione alla morte di Alexei Navalny, ieri il team dell’oppositore ha fatto sapere che alla madre Lyudmila è stato dato un ultimatum: se la famiglia non accetterà di tenere funerali segreti, il corpo di Navalny sarà sepolto nella colonia penale dove è morto. Alla madre sarebbero state concesse solo poche ore per decidere. Lei però avrebbe già rifiutato.

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