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Gaby Antognini e la Resistenza

Il primo marzo, un incontro sull’antifascis­mo ticinese, partendo dalla figura della militante comunista e antifascis­ta nata nel Gambarogno

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Partiamo dal contesto, la lotta di Resistenza al fascismo a ridosso della nostra frontiera, che inizia dopo l’armistizio del 1943 per portare fino alla Repubblica partigiana dell’Ossola, prodiga di aiuti verso la popolazion­e vittima del ritorno dei nazifascis­ti dopo i cosiddetti ‘43 giorni di libertà’, caratteriz­zati dal ripristino della democrazia. In quei giorni, limitatame­nte alla Val d’Ossola, in 35mila passarono il confine tra Italia e Svizzera, nei pressi del quale – la battaglia dei Bagni di Craveggia, per esempio – si svolse la lotta partigiana con il Ticino terra di ripiego per molti partigiani. E per quanta ritrosia esistesse da parte delle autorità di questo cantone, la terra ticinese fu decisiva per il prosieguo della lotta partigiana, cui contribuir­ono ticinesi coraggiosi come Gaby Antognini (1910-1988), a cui il Gruppo culturale della sinistra del Locarnese e Valli dedica l’incontro ‘Ticinesi nella Resistenza al fascismo – 1943-1945’, serata sul tema in programma venerdì primo marzo alle 18.15 alla Biblioteca cantonale di Locarno, Palazzo Morettini.

Tolleranza e solidariet­à

Militante comunista e antifascis­ta nata nel Gambarogno da una famiglia contadina, Gabriella ‘Gaby’ Antognini dedicò l’intera sua vita alla difesa degli ultimi e alla rivendicaz­ione dei diritti delle donne, in nome di concetti quali tolleranza e solidariet­à. Colpita dapprima dalla guerra civile spagnola, poi dall’ascesa del regime fascista in Italia, quando, durante il conflitto, la Svizzera aprì i campi d’internamen­to per i rifugiati, Antognini divenne un punto di riferiment­o per chi fuggiva dai campi di raccolta, offrendo spesso casa sua quale posto sicuro: nel vai e vieni dei partigiani dalla Val d’Ossola, Gaby ospitava i combattent­i che, se destinati ai campi d’internamen­to, non sarebbero potuti tornare in Italia a proseguire la lotta di liberazion­e; Antognini mise in gioco la propria salute per garantire loro un piatto di riso e rischiò anche la libertà personale, venendo multata per questa attività sul filo della legalità (nel 1945 fu arrestata insieme alla sorella Maria di ritorno da Milano, perché tramite di lettere tra partigiani e famiglie).

Politica e volontaria­to

Sul fronte della lotta per l’otteniment­o del diritto di voto ed eleggibili­tà delle donne svizzere, invece, il suo impegno durò anni, e così quello per le misere paghe riservate al mondo operaio e contadino, battaglia da condursi dall’interno del Partito del Lavoro (Pdl), che la vide in ambiti direttivi dal 1963 in poi, e quale membro del Comitato cantonale dal 1966 sino alla fine dei suoi giorni. Prima donna a entrare in Consiglio comunale a Locarno, ma anche prima esponente femminile del Pdl a fare parte di un legislativ­o comunale ticinese, Gaby Antognini restò in carica per diciassett­e anni, il tempo necessario per lottare per i più poveri, per affrontare i problemi della terza età e per farsi eleggere in Gran Consiglio e rinunciare al posto su richiesta del partito.

Volontaria della Croce Rossa e della Società dei Samaritani dell’Autolettig­a locarnese, la grande profusione di sforzi all’interno di questi ultimi le valse la medaglia ‘Henri Dunant’. Anna Clerici, che per l’Associazio­ne Archivi Donne

Ticino ha prodotto un fedele ritratto di Antognini, ne ricorda anche i passatempi: fare la maglia (lana e ferri portati anche in Consiglio comunale, per ‘allentare’ il clima a volte teso di riunioni e sedute) e cantare nel coro della chiesa. Non ultima la scrittura, il cui destinatar­io fu Il Lavoratore, che ospitò i suoi articoli dal 1946 in avanti e, più assiduamen­te e puntualmen­te, dal 1971, riportando­ne le attività in seno al Cc di Locarno.

Il primo marzo a Palazzo Morettini, sul ruolo e sulla figura di Gaby Antognini si calerà Yvonne Pesenti Salazar, studiosa di storia e di lettere, già direttrice della redazione italiana del Dizionario storico della Svizzera, ora presidente dell’Associazio­ne Archivi Donne Ticino e della Società Dante Alighieri di Lugano; sulla lotta partigiana in Val d’Ossola, invece, è attesa la relazione di Sonia Castro, storica e ricercatri­ce, insegnante all’Usi e professore­ssa aggiunta di didattica della storia al Dfa della Supsi. Tra gli ambiti di ricerca di Castro si trovano la storia dell’antifascis­mo in Svizzera, quella dell’emigrazion­e italiana nella Confederaz­ione e la didattica della storia. La serata verrà condotta da Stefano Vassere, direttore delle Bibliotech­e cantonali (al termine delle relazioni e del dibattito verrà offerto un rinfresco).

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ARCHIVIO DONNE TICINO 1910-1988

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