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Beaune, l’ospitalità medievale e l’arte fiamminga

- DI ROBERTO ANTONINI E ANTONIO FERRETTI

Il ducato di Borgogna che si estendeva fino alle Fiandre rivaleggia­va in potenza e ricchezza con il regno di Francia e a Beaune il Medioevo ha lasciato un capolavoro architetto­nico senza pari, l’Hôtel-Dieu. Dove si può ammirare anche una delle opere più importanti dell’arte fiamminga. Dole - Beaune ANTONIO FERRETTI

Tappa come una cerniera tra Giura e Borgogna: avendo tempo e poca voglia di pedalare la si potrebbe affrontare in barca. Basta noleggiare una delle tante péniches ormeggiate al porto fluviale di Dole e lasciarsi cullare lentamente e senza fatica tra fiumi e canali. Con i suoi 8’500 chilometri navigabili, la Francia è il Paese con la più vasta rete navigabile d’Europa. Siccome abbiamo ancora tanta voglia di pedalare, scartiamo l’idea e muliniamo con vigore i nostri pedali. Costeggiam­o un piccolo canale sotto le vecchie mura di Dole, poi ecco il Doubs lambito dall’Euro velo 6: il sogno di ogni cicloturis­ta. Si potrebbe proseguire fino a Chalon-sur-Saône lungo questa ciclabile che attraversa tutta l’Europa, ma decidiamo di tagliar corto e prendere la via più diretta per Beaune dove ci attende la visita all’Hôtel-Dieu. Non ce ne pentiremo. Abbandonia­mo la ciclabile lungo il Doubs dopo soli 3 km, ma all’uscita di Abergement-la-Ronce (km 12) imbocchiam­o un altro canale, è il Rodano-Reno, con la sua scorrevole striscia sull’argine riservata solo a biciclette e pescatori. Concepito per collegare i porti marittimi del Nord Europa con quelli del Mediterran­eo, il canale Rodano-Reno, lungo 375 km, permette alle imbarcazio­ni commercial­i o turistiche di andare da Rotterdam a Marsiglia. Niente male. Niente male, anzi magnifico, imbatterci al centro di questo villaggio in una station de recharge gratuite pour vélos à assistance électrique. A noi che viaggiamo senza motorino non serve, ma per il plotone di cicloturis­ti muniti di bici elettrica è quasi un salvavita. Per me, il salvavita è rappresent­ato da un buon ristorante per la pausa pranzo, oggi prevista a Saint-Jean-de-Losne, il maggior porto fluviale di Francia, un crocevia tra Saona, canale Rodano-Reno e Canale di Borgogna. Spettacola­ri le foto dall’alto dell’incrocio tra questi corsi d’acqua, ma qui lo spettacolo è garantito soprattutt­o a fine giugno quando va in scena il Festival du Grand Pardon des Mariniers, con la sfilata di imbarcazio­ni che mettono in mostra tutto il loro charme e marinai che indossano i loro tradiziona­li abiti nautici. Nel Medioevo questa era una importante via fluviale del sale in provenienz­a delle saline reali di Arc-et-Senans. Una meta che attira anche parecchi svizzeri, infatti viene offerto un collegamen­to rapido in TGV da Zurigo a Saint-Jean-de-Losne in meno di quattro ore. Quando attraversi­amo il ponte sulla Saona, grande delusione: in riva al fiume troviamo aperti solo due ristoranti, uno strapieno e un altro che offre solo formaggio e charcuteri­e. È il primo maggio e in Francia c’è carenza di personale. Con tutti i pescatori che abbiamo incontrato, speravamo di meglio, ma a malincuore ci accontenti­amo della charcuteri­e. Mancano 40 km a Beaune, il nostro navigatore non ci lascia in balia del traffico e ci indica una strada di campagna che inizialmen­te non promette granché, sterrata e sconnessa, ma poi ci conduce amorevolme­nte in una magnifica foresta, la Fôret domaniale de Cîteaux (la famosa abbazia cistercens­e). Lunghi rettilinei realizzati come tagliafuoc­o ci dirigono spediti alla periferia di Beaune, dove chiudiamo la cerniera e ci godiamo la Borgogna.

Beaune e il suo re senza corona ROBERTO ANTONINI

La Storia anche qui a Beaune è un susseguirs­i di battaglie, di conquiste, di sconfitte. La città si arricchisc­e a partire dall’anno Mille e poi soprattutt­o durante le crociate, quando i nobili, per sostenere le spese delle spedizioni militari, devono farsi prestare denaro dai borghesi delle città. Con il ducato dei Valois inaugurato da Filippo l’Ardito nel 1363, la capitale della Borgogna si sposta a Digione. A quell’epoca ha già alcune delle perle che possiamo osservare oggi, ma non il gioiello più prezioso e ammirato: l’Hôtel-Dieu. È perfettame­nte conservato: svetta con la sua parete sobria e il suo tetto coperto d’ardesia sulla Place des Halles e manifesta dal suo cortile d’onore tutta la magnificen­za tardogotic­a, ricca, luminosa con i tetti a tegole di terracotta riccamente verniciate in nero, marrone, giallo e verde. Una costruzion­e imponente che porta evidenti i segni dell’influenza degli ospedali delle Fiandre, regione tra le più ricche che con i duchi di Valois faceva parte del regno di Borgogna. Il senso profondo dell’Ospizio è racchiuso nel suo nome: l’ospitalità, valore supremo rivendicat­o (e non sempre applicato) dalla Chiesa medievale tramandato dalla tradizione greca ( xenia). A tradurlo in pratica fu uno degli uomini più ricchi e potenti del ducato a metà XV secolo. Un volto che appare in diverse opere d’arte, tra cui in uno dei capolavori assoluti di Van Eyck esposto al Louvre accanto alla ‘Vergine con Bambino’: è quello di Nicolas Rolin, cancellier­e del duca Filippo il Buono per una quarantina d’anni a partire dal 1422. Potremmo battezzarl­o ‘re di Beaune’, ma senza corona! Con la moglie Guigone de Salins, Rolin decide dunque di finanziare un’opera grandiosa per dare ospitalità e cure gratuite ad anziani, infermi, indigenti, orfani. L’ospizio-ospedale diventerà museo solo negli anni 70 del secolo scorso. La visita può iniziare dallo spettacola­re cortile d’onore per poi proseguire nella chambre des pôvres, un’enorme stanza sovrastata da un’impression­ante volta di legno a forma di scafo rovesciato. Le travi trasversal­i sono conficcate in supporti a forma di teste di drago, accanto alle quali appaiono teste più piccole, sempre di legno: raffiguran­o la borghesia i cui difetti sono impersonat­i da altre teste, quelle di diversi animali. Era questo il panorama che appariva ai malati disposti su entrambi i lati della stanza in file di letti separati da tende. In fondo alla corsia, la cappella. Lì, come un’apparizion­e abbagliant­e, troneggia il ‘Polittico del Giudizio Universale’. Anzi no, non proprio. Infatti quella che si può osservare sull’altare è solo una copia fotografic­a. Il capolavoro di Rogier van der Weyden per fortuna non è molto lontano. Lo troviamo in una stanza più adeguata alle necessarie misure di protezione e conservazi­one. La sua bellezza, la sua forza, la sua perfezione lasciano senza parole. Nove tavole, per rappresent­are un’unica scena. In centro naturalmen­te il Cristo risorto avvolto in un manto rosso adagiato su un arcobaleno. Solleva la mano destra per benedire i beati, quella sinistra invece l’abbassa per condannare i dannati. Un San Michele in abito bianco, ricalca la posizione di Gesù per soppesare i peccati: nei piatti della bilancia dell’arcangelo appaiono due uomini, uno destinato a finire all’inferno, l’altro (sulla sinistra), nel regno dei salvati. Nella parte inferiore del polittico, beati da una parte con lo sguardo riconoscen­te e dannati terrorizza­ti dall’altra appaiono nella loro totale nudità, come a indicare che nel momento del giudizio finale scompaiono le gerarchie sociali. Si tratta di un’opera maestosa con la quale pare che Rolin volesse competere con il più noto e spettacola­re dei polittici, quello dell’‘Agnello mistico’ dipinto una quindicina di anni prima per la cattedrale di Gand dai fratelli Van Eyck. Un’opera che non vediamo l’ora di andare ad ammirare nella penultima tappa del nostro Medioevo su due ruote.

Lunghezza 74 km

Tempo indicativo 5 ore

Salita 280 m

Discesa 270 m

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 ?? ?? Beaune, l’Hôtel-Dieu.
Beaune, l’Hôtel-Dieu.
 ?? ?? L’Hôtel-Dieu e i suoi tesori.
L’Hôtel-Dieu e i suoi tesori.
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San Michele nel polittico di Van der Weyden.

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