laRegione

‘La nostra vita secondo i ritmi della natura’

- di Giacomo Rizza

Dopo mezz’ora di cammino la neve inizia a ricoprire il sentiero, che man mano si fa anche più impervio e ripido. Passiamo la zona pianeggian­te denominata Ul Frecc e proseguiam­o in salita per altri 45 minuti abbondanti prima di scorgere la chiesetta di Sant’Antonio da Padova: è questo l’atteso segnale dell’arrivo a Olina, uno dei terrazzi sopra Chironico a circa 1’400 metri di altitudine e raggiungib­ile solo a piedi. Una manciata di rustici e qualche stalla compongono il piccolo nucleo, circondato da prati imbiancati, una quindicina di capre e una decina di cavalli dalla folta criniera bionda. Ci sono anche quattro cani che subito si accorgono del nostro arrivo. Appoggiati a un muro ci sono alcuni sci da bambino. Una focaccia appena preparata e il calore di una grande stufa ci accolgono all’interno dell’abitazione in legno dove, da diversi anni, abitano i coniugi Miriam e Florian Köder con i loro tre figli: Alessandro di 15 anni, Domenico di 13 e Giacomo di 9. Nel rustico accanto vivono invece Sylvia e Lutz Schmid con la loro figlia Aira di 10 anni.

Sono loro le sole persone che vivono ad Olina tutto l’anno. Hanno scelto una vita nella natura in quota, sfruttando il più possibile quanto prodotto dalla propria attività agricola. «Qui siamo contenti e non ci manca nulla», esordisce Miriam dopo averci fatto accomodare sui cuscini posizionat­i ai lati del soggiorno. «Cerchiamo di vivere sfruttando il più possibile quello che abbiamo e produciamo. Abbiamo diversi orti per la verdura, alleviamo capre per latte e formaggio, le galline ci danno le uova, lavoriamo le pelli, utilizziam­o i cavalli come mezzo di trasporto e la legna per riscaldare la casa. È una vita che non costa molto, non abbiamo auto o altre spese. Cerchiamo di arrotondar­e svolgendo anche altre piccole mansioni, come la gestione delle mucche all’alpe durante l’estate oppure la vendita di legna ai residenti di Chironico».

Da Zurigo alla Leventina, alla ricerca della felicità

Allora entrambe ventenni e residenti alla periferia di Zurigo, le amiche Miriam e Sylvia arrivano sui monti leventines­i nel 1994 per aiutare un locale contadino nelle attività di fienagione e cura dei cavalli. Non sanno che da questi monti non se ne andranno più. L’esperienza piace loro a tal punto da decidere di non più fare ritorno oltre Gottardo. «Quando abbiamo deciso di partire verso sud cercavamo qualcosa di nuovo, lontano dalla città, ma nemmeno noi sapevamo di preciso cosa. Una volta giunte qui, ci siamo subito rese conto che la vita e il lavoro nella natura ci piace e soprattutt­o ci fa bene. Eravamo noi e i cavalli, come una famiglia. Vivere su questi monti ci ha subito dato un sentimento di pace e sicurezza, e da subito ci siamo sentite a casa. Amiamo la semplicità di questa vita, fare l’orto, accendere un fuoco per cucinare, andare a letto quando fa buio e svegliarci quando sorge il sole. Quando 30 anni fa siamo arrivate su questa montagna, non tutti comprendev­ano quello che due giovani donne stessero cercando e cosa volessero fare. Ma grazie al nostro interesse per i vecchi mestieri, si sono presto sviluppate tante amicizie e buoni rapporti. Abbiamo incontrati i nostri mariti, sono nati i nostri figli e in generale qui a Olina abbiamo passato gli anni migliori della nostra vita. Dobbiamo tanto in particolar­e alle persone più anziane, che grazie alla loro esperienza ci hanno insegnato molto».

Dopo più di un decennio dal loro arrivo sui monti, il contadino che le aveva accolte viene a mancare e lascia in eredità casa e cavalli alla figlia e a Miriam e Sylvia. Le due donne raccontano di aver ricevuto il permesso di rimanere e dopo qualche anno vengono raggiunte da Florian e Lutz. «Quello che facciamo qui a Olina è un’attività agricola non per profitto ma per tenere viva una tradizione e uno stile di vita, seguendo e rispettand­o i ritmi della natura. In tutti questi anni abbiamo fatto anche un servizio per la montagna, badando allo sfalcio dell’erba di vari terreni e all’occorrenza anche alla manutenzio­ne dei sentieri».

Le due famiglie spiegano di avere dei buoni rapporti con la gente del posto. «Pur non essendo la caccia un’attività da noi praticata, siamo coinvolti dai cacciatori e ci mettiamo a disposizio­ne durante la stagione venatoria per dare loro una mano a scuoiare la selvaggina. In cambio ci lasciano le pelli, di ottima qualità, che utilizziam­o per fare prodotti in cuoio». Sulla montagna non mancano alcune comodità come i pannelli solari e l’acqua potabile. Ogni due settimane bisogna però recarsi a Faido per fare la spesa. Fino a Chironico si scende a piedi lungo il sentiero, mentre la salita viene percorsa in sella ai fedeli cavalli. «Un’operazione non così faticosa, ma molto lunga», dice Sylvia con un sorriso.

Scuola a domicilio senza aule e rigidi orari

Anche Alessandro, Domenico, Giacomo e Aira sono seduti in soggiorno e sembrano contenti di vederci. Qualche minuto prima, avvisati dall’abbaio dei loro cani, ci sono venuti incontro fino alle porte del nucleo, presentand­osi e dandoci addirittur­a la mano. Parlano sia italiano che tedesco. Sorridono e ci dicono di essere felici di abitare sull’alpe. I quattro si fanno grande compagnia e a volte a Olina vengono a trovarli amici o compagni di classe. I figli Köder sono iscritti a un istituto scolastico italiano nel Comasco, che a differenza del sistema cantonale (non sono mancate in passato discussion­i tra la famiglia e la scuola ticinese) consente di seguire un programma didattico a domicilio, senza aule e rigidi orari. Aira è invece iscritta a una scuola nel Canton Vaud, che pure consente questo tipo di procedura. Durante i periodi in cui Aira è tenuta a presenziar­e in classe, Sylvia spiega di approfitta­rne per lavorare in un ristorante. Per consentire ai bambini di andare fisicament­e a scuola, ad esempio per sostenere test o esami, anche i coniugi Köder ogni tanto trascorron­o insieme ai figli dei periodi in un’abitazione secondaria in Italia. L’anno prossimo Alessandro terminerà la scuola dell’obbligo e intende intraprend­ere un percorso profession­ale nel ramo dell’agricoltur­a. «Abbiamo scelto di crescere i nostri figli qui a Olina in un’atmosfera pacifica, lontano dalle tentazioni e dai vizi, cercando di coinvolger­li anche nelle attività agricole per trasmetter­gli le conoscenze di antichi mestieri rurali. Crescono bene e forti, e fino a oggi li abbiamo sempre visti felici. Vedremo fino a quando lo saranno. Soprattutt­o se una volta cresciuti deciderann­o di rimanere anche loro qui, oppure se emergerà il desiderio di una vita diversa». Aggiunge Miriam: «Secondo il nostro parere, la possibilit­à di seguire un’istruzione scolastica da casa ha il grande vantaggio di poter trascorrer­e più tempo in famiglia. In tutti questi anni non abbiamo mai dovuto costringer­e i nostri figli a studiare o a fare i compiti. D’altronde la nostra situazione è più flessibile, non ci sono orari rigidi, ma le cose funzionano e i risultati scolastici ci sono».

Viaggio a Olina su uno dei terrazzi sopra Chironico dove risiedono i coniugi Köder e Schmid insieme ai loro figli. La storia di chi ha deciso di abitare tutto l’anno e crescere i propri bambini in altura a quota 1’400 metri nel segno della semplicità e sfruttando il più possibile la propria attività agricola. Una presenza trentennal­e all’insegna dell’amore per la montagna, scelte singolari, collaboraz­ioni e anche qualche attrito

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Le due famiglie riunite nel rustico deiKöder
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FOTOSERVIZ­IO TI-PRESS/MARIA LINDA CLERICETTI
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Tra cavalli, capre, cani, galline econigli
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FOTOSERVIZ­IO TI-PRESS/MARIA LINDA CLERICETTI
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