laRegione

Tassa salute, si guarda alla Corte costituzio­nale

- di Marco Marelli

Un pool di avvocati incaricati dai sindacati sta valutando sul piano giuridico se la cosiddetta tassa sulla salute, introdotta dal governo Meloni, per i ‘vecchi’ frontalier­i sia in contrasto con la Costituzio­ne italiana, per cui non escludono di impugnarla davanti alla Corte costituzio­nale. È uno dei passaggi più significat­ivi che hanno caratteriz­zato l’ampia discussion­e che si è sviluppata sabato pomeriggio a Lavena Ponte Tresa nel corso di un incontro su “La salute dei frontalier­i. Una tassa ingiusta”, promosso dal Consiglio Sindacale interregio­nale Ticino-Lombardia-Piemonte e dall’Associazio­ne comuni italiani di frontiera, con il patrocinio del comune di Lavena Ponte Tresa. Un incontro molto partecipat­o che ha visto la presenza di numerosi sindaci e di centinaia di vecchi frontalier­i che sulla scorta di quanto previsto dalla Legge di bilancio 2024 dall’inizio di quest’anno sono chiamati a pagare un contributo al servizio sanitario nazionale che nelle intenzioni di Roma dovrebbe contribuir­e a finanziare un bonus a favore del personale sanitario della fascia di confine per arginare la fuga di medici e infermieri verso la Svizzera.

Se i sindacati pensano di arrivare sino alla Consulta, i cinquecent­o comuni di frontiera con i tre cantoni svizzeri (Ticino, Grigioni e Vallese) sono intenziona­ti a sottoporre ai propri consigli comunali una delibera di censura all’articolo della legge che ha introdotto la tassa sulla salute. Osserva Massimo Mastromari­no, presidente dell’Associazio­ne comuni di frontiera, nonché sindaco di Lavena Ponte Tresa: «È una tassa ingiusta in quanto palesement­e in contrasto con l’accordo fiscale firmato lo scorso anno che definisce il perimetro d’imposta coi frontalier­i. L’idea è di condivider­e una linea con le organizzaz­ioni sindacali, che assieme ai comuni hanno contribuit­o a dare vita all’accordo fiscale fra Italia e Svizzera: un accordo che ha mandato in soffitta la vecchia convenzion­e».

‘È una doppia imposizion­e’

Il sindacato, al recente incontro, era rappresent­ato da Andrea Puglia (Ocst, nonché presidente in carica del Csi Ticino-Lombardia-Piemonte), Mario Bertana (Unia), Giuseppe Augurusa (Cgil), Marco Contessa (Cisl) e Raimondo Pancrazio (Uil). Se l’intenzione dei comuni di frontiera è quella di una delibera per chiedere l’annullamen­to della tassa sulla salute, la posizione delle organizzaz­ioni sindacali di categoria è riassunta da Giuseppe Augurusa, segretario nazionale frontalier­i Cgil: «Il mandato a un pool di avvocati di studiare la materia sul piano giuridico prende lo spunto dal fatto che c’è in ballo il principio dell’universali­tà delle prestazion­i sanitarie che è adottato nel nostro Paese. Inoltre, esiste una contraddiz­ione di fondo: con l’applicazio­ne della nuova normativa si andrebbe in contrasto con quanto fino a ora sostenuto dal Ministero della sanità, in quanto per i vecchi frontalier­i si è sempre applicato il sistema dei ristorni, che rappresent­ano una tassazione di fatto. Con questa tassa vi sarebbe di fatto una doppia tassazione». Che è esclusa dall’accordo sulla nuova fiscalità dei frontalier­i.

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