Tassa salute, si guarda alla Corte costituzionale
Un pool di avvocati incaricati dai sindacati sta valutando sul piano giuridico se la cosiddetta tassa sulla salute, introdotta dal governo Meloni, per i ‘vecchi’ frontalieri sia in contrasto con la Costituzione italiana, per cui non escludono di impugnarla davanti alla Corte costituzionale. È uno dei passaggi più significativi che hanno caratterizzato l’ampia discussione che si è sviluppata sabato pomeriggio a Lavena Ponte Tresa nel corso di un incontro su “La salute dei frontalieri. Una tassa ingiusta”, promosso dal Consiglio Sindacale interregionale Ticino-Lombardia-Piemonte e dall’Associazione comuni italiani di frontiera, con il patrocinio del comune di Lavena Ponte Tresa. Un incontro molto partecipato che ha visto la presenza di numerosi sindaci e di centinaia di vecchi frontalieri che sulla scorta di quanto previsto dalla Legge di bilancio 2024 dall’inizio di quest’anno sono chiamati a pagare un contributo al servizio sanitario nazionale che nelle intenzioni di Roma dovrebbe contribuire a finanziare un bonus a favore del personale sanitario della fascia di confine per arginare la fuga di medici e infermieri verso la Svizzera.
Se i sindacati pensano di arrivare sino alla Consulta, i cinquecento comuni di frontiera con i tre cantoni svizzeri (Ticino, Grigioni e Vallese) sono intenzionati a sottoporre ai propri consigli comunali una delibera di censura all’articolo della legge che ha introdotto la tassa sulla salute. Osserva Massimo Mastromarino, presidente dell’Associazione comuni di frontiera, nonché sindaco di Lavena Ponte Tresa: «È una tassa ingiusta in quanto palesemente in contrasto con l’accordo fiscale firmato lo scorso anno che definisce il perimetro d’imposta coi frontalieri. L’idea è di condividere una linea con le organizzazioni sindacali, che assieme ai comuni hanno contribuito a dare vita all’accordo fiscale fra Italia e Svizzera: un accordo che ha mandato in soffitta la vecchia convenzione».
‘È una doppia imposizione’
Il sindacato, al recente incontro, era rappresentato da Andrea Puglia (Ocst, nonché presidente in carica del Csi Ticino-Lombardia-Piemonte), Mario Bertana (Unia), Giuseppe Augurusa (Cgil), Marco Contessa (Cisl) e Raimondo Pancrazio (Uil). Se l’intenzione dei comuni di frontiera è quella di una delibera per chiedere l’annullamento della tassa sulla salute, la posizione delle organizzazioni sindacali di categoria è riassunta da Giuseppe Augurusa, segretario nazionale frontalieri Cgil: «Il mandato a un pool di avvocati di studiare la materia sul piano giuridico prende lo spunto dal fatto che c’è in ballo il principio dell’universalità delle prestazioni sanitarie che è adottato nel nostro Paese. Inoltre, esiste una contraddizione di fondo: con l’applicazione della nuova normativa si andrebbe in contrasto con quanto fino a ora sostenuto dal Ministero della sanità, in quanto per i vecchi frontalieri si è sempre applicato il sistema dei ristorni, che rappresentano una tassazione di fatto. Con questa tassa vi sarebbe di fatto una doppia tassazione». Che è esclusa dall’accordo sulla nuova fiscalità dei frontalieri.