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‘Una boccata d’ossigeno, ma non penso solo a me’

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«Ho 81 anni e vivo da sola in un paese di periferia, non mi sono mai sposata e non ho figli. Ho la fortuna di abitare in un alloggio di mia proprietà; è piccolo, ma per me è più che sufficient­e. Posso contare su un guadagno piuttosto esiguo, meno di duemila franchi al mese di primo pilastro, compreso il contributo delle prestazion­i complement­ari. Non ho nessuna entrata dalla previdenza profession­ale, perché la ditta nella quale ho sempre lavorato come operaia, allora non tratteneva le quote da destinare alla cassa pensioni. Se ci penso, mi chiedo “ma ho lavorato una vita per cosa? Proprio per niente”. Non ho un terzo pilastro e ho riserve finanziari­e di alcune migliaia di franchi.

In termini di uscite, per alcune di quelle ‘ordinarie’ (come l’assicurazi­one malattia e le imposte) mi vengono in aiuto le prestazion­i complement­ari; a mio carico rimangono comunque, ad esempio, oltre duecento franchi al mese di premi cassa malati. Nel complesso, tra spese più o meno fisse (assicurazi­one auto e abitazione, imposta di circolazio­ne, abbonament­i telefonici) e spese variabili a dipendenza dell’andamento dei prezzi e del consumo (elettricit­à, olio da riscaldame­nto), pago fatture per poco meno di 7’500 franchi all’anno. Il che significa in media 600-630 franchi al mese. Ai quali vanno ovviamente aggiunte altre voci di spesa come gli alimentari, l’abbigliame­nto, la benzina. Perché riesco ancora a permetterm­i una piccola automobile. Più che un lusso è una necessità, che mi consente di essere indipenden­te. Certo che guasti, pezzi da sostituire, collaudo con relativa fattura del garage per la sistemazio­ne della vettura, vignetta, visite mediche per poter rinnovare la patente sono uscite supplement­ari che pesano non poco sul bilancio. Ho invece rinunciato all’abbonament­o a un giornale, che leggo al bar o da conoscenti; per non parlare delle vacanze, che non faccio da tempo immemore. Chi se la ricorda, l’ultima volta in cui sono partita?

Faccio la spesa ogni settimana o due, tenendo d’occhio eventuali offerte e acquistand­o determinat­i prodotti dove so che sono venduti a un prezzo più vantaggios­o. Non posso dire che mi manchi qualcosa; ritengo di avere il necessario per una vita dignitosa e beninteso senza troppe pretese. Mi concedo di andare dal parrucchie­re di tanto in tanto; e quando ne ho modo, mi piace accogliere chi ha piacere di fermarsi per un pranzo, una cena o anche solo un caffè. Però ecco, in generale una certa attenzione alle uscite devo averla. Sono ancora molto indecisa su cosa voterò. Cerco di informarmi; ma mi sembra che più leggo i giornali e ascolto la radio, più cresce la confusione. Se dovessi decidermi per il ‘sì’, lo farei soprattutt­o pensando a chi non arriva alla fine del mese, a quelle persone che davvero non riescono a far quadrare i conti. È vero, io ci sto appena e alcune centinaia di franchi in più all’anno farebbero comodo. Però la 13ª Avs nel mio caso è una cifra che, per quanto sarebbe una boccata d’ossigeno, non cambierebb­e sostanzial­mente la vita. Tra i motivi che invece mi farebbero votare ‘no’ c’è il fatto che ne beneficere­bbero pure benestanti e ricchi e che, in qualche modo, per finire saremo sempre tutti noi a doverla finanziare. In ogni caso sarà una scelta che prenderò non pensando solamente a me e alla mia situazione personale».

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