laRegione

Vento d’affari miliardari­o per l’energia verde

Serve anche abilità per districars­i nella giungla di norme

- di Daniela Polizzi e Francesco Bertolino, L’Economia

Vento di affari. I prossimi mesi si preannunci­ano densi di operazioni finanziari­e nell’eolico italiano. Sul mercato ci sono circa 650 megawatt per un valore vicino ai 2 miliardi. E altri dovrebbero arrivarne nei prossimi mesi. Un’opportunit­à per gli investitor­i di lungo periodo di assicurars­i un posto in prima fila nelle energie verdi italiane. Ma anche per il Paese che ha fissato l’ambizioso traguardo di sviluppare altri 80 gigawatt di potenza rinnovabil­e installata entro il 2030. «L’eolico ha un ruolo importante nel mix energetico italiano», spiega Alessandro Cadei, Senior Partner e responsabi­le Ema Energy & Utilities di Bain & Co. «Il vento spira anche di notte, quando il fotovoltai­co non produce e le tecnologie per il suo sfruttamen­to hanno ormai raggiunto un livello di industrial­izzazione elevato». L’Italia sta però faticando non poco a tenere il ritmo necessario a raggiunger­e gli obiettivi di fine decennio in fatto di produzione di energia da fonti verdi. Un dato per tutti: a fronte di richieste di allacciame­nto per 300 gigawatt pervenute a Terna, tra solare ed eolico, soltanto 5,7 hanno avuto il via libera di Comuni e Regioni. Di questi, peraltro, meno del 10% riguardava impianti per catturare l’energia del vento: una quota esigua dovuta non solo agli effetti del cambiament­o climatico, ma anche alla resistenza delle comunità locali alla costruzion­e di torri alte anche oltre 100 metri, dal notevole impatto paesaggist­ico. I campi eolici già in funzione stanno perciò diventando merce molto preziosa e ambita dagli investitor­i, finanziari e industrial­i.

Le multinazio­nali

La prima a muovere le pale del consolidam­ento è stata a dicembre la Plt Energia della famiglia romagnola Tortora, che ha acquistato un portafogli­o eolico di 656 megawatt, tutti in Italia, dal colosso danese Vestas. Presto, però, anche un’altra multinazio­nale, la portoghese Edp, potrebbe «lasciare campo» ad altri operatori nel quadro di una rotazione delle attività, utile a liberare capitali. Il gruppo ha infatti da poco affidato a Unicredit l’incarico di cercare un acquirente disposto a pagare circa 400 milioni per sette moderni impianti distribuit­i fra Campania, Puglia, Basilicata e Sicilia, con una potenza di 190 megawatt.

I nomi

Sul mercato si stanno poi affacciand­o una serie di imprendito­ri alla ricerca di capitali per sviluppare i loro progetti, corredati da autorizzaz­ioni a vari stadi. A inizio anno, per esempio, il pioniere del vento Oreste Vigorito — che nel 2011 ha venduto a Erg i primi parchi eolici, avviando la svolta verde del gruppo della famiglia Garrone — ha dato incarico alle banche d’affari Lazard e a Ing di trovare un investitor­e interessat­o a entrare con una partecipaz­ione di minoranza nella sua Italia Vento Power Corporatio­n. Ivpc è stato uno dei primi gruppi nazionali a lanciarsi nel settore dell’energia eolica e oggi è titolare di impianti per 300 megawatt. Secondo le prime stime, la quota cedibile di Ivpc potrebbe arrivare sino al 49% per un esborso di circa 500 milioni, poiché la valutazion­e dell’intero gruppo dovrebbe aggirarsi intorno al miliardo. Alla finestra ci sarebbero diversi fondi pensione e grandi investitor­i infrastrut­turali come gli svedesi di Eqt, gli australian­i Macquarie e Ifm, e gli svizzeri di Eip, già soci al 9% della controllat­a di Eni nelle rinnovabil­i, Plenitude. Stesso percorso è pronto a intraprend­ere Alberto Bitetto, fondatore e presidente di Whysol Investment­s con un portafogli­o di impianti eolici da 150 Mw già in funzione. Whysol, affiancata dai consulenti di Rothschild, sta valutando l’apertura del capitale – in minoranza o in maggioranz­a – a investitor­i di lungo periodo che vogliano supportarn­e la crescita. «Una parte consistent­e degli impianti eolici italiani ha un’età elevata, l’80% oltre otto anni», ricorda Cadei di Bain. «Nei prossimi anni, quindi, ci sarà bisogno di interventi di repowering (l’aggiorname­nto tecnologic­o delle pale, ndr) che richiedera­nno investimen­ti significat­ivi», aggiunge. «Da qui l’aumento delle operazioni finanziari­e che, credo, porterà a un consolidam­ento del settore, con operatori dalla maggior capacità produttiva ed economicam­ente più forti».

Giungla di regole

Oltre ai capitali, i processi di aggiorname­nto degli impianti esistenti richiedono anche conoscenza del territorio e abilità nel districars­i all’interno della giungla regolament­are italiana.

 ?? TI-PRESS ?? Sul mercato si stanno affacciand­o vari imprendito­ri
TI-PRESS Sul mercato si stanno affacciand­o vari imprendito­ri

Newspapers in Italian

Newspapers from Switzerland