laRegione

‘Microwalse­r’: piccoli, rispetto al mondo

- di Vasco Viviani

Una musica, un orologio, un alberello e delle piccole case, una valigia, sono la scarna scenografi­a che accoglie sul palco un bizzarro personaggi­o, testa da gatta, abito nero, un lunghissim­o filo di perle, bracciali e anello al dito. Ci osserva, parrebbe, gioca fino a raggiunger­e il microfono. Una fiaba, annuncia una voce di una bimba, e inizia a raccontare di un bianco uomo di farina, Daniele Bernardi che gioca con le facciacce di repertorio del suo personaggi­o. Ledwina Costantini narratrice comodament­e seduta sull’orlo del palcosceni­co, mentre i personaggi dietro di lei si susseguono. Il fanciullo, abito lucente e rosa fra i denti, poi con un pallone enorme sulle spalle, novello atlante. Un pendolo segna il tempo mentre lo spettacolo avanza, con un cambio abito e delle nuove vestizioni che vanno a creare una domestica e un maggiordom­o a personale di servizio. Rappresent­azione della preparazio­ne della rappresent­azione, scatola cinese che di fatto elimina la quarta parete portando il pubblico dietro le quinte, senza che gli venga mai data confidenza.

Si osserva la cura, l’abnegazion­e a Walser, con un racconto che porta i due attori dentro e fuori la storia. Viene in mente ‘Dogville’ e i suoi scarni scenari, ma qui c’è un candore infantile che è assente in Lars Von Trier, un ricreare il mondo con dei piccoli strumenti, stringendo all’osso della storia cose piccole e magiche. Le musiche sono l’altra componente cardine dello spettacolo, musiche, voce e il tempo, a rinchiuder­e gesti ed espression­i dei due, più registi che attori in questa situazione. Ledwina ricrea sul proscenio un piccolo villaggio animandolo di abitanti, case, una chiesa e un cimitero, piccola vita di paese moderata e di senno. Entriamo in questa rappresent­azione, la viviamo grazie ai registi, abili a sfruttare camere e schermi per farci giocare con loro in un atto di cura di un meraviglio­so ambiente. Dal modello allo schermo sul quale Daniele disegna, ricreando altri spazi, altri mondi e altre lenti di osservazio­ne. Un pasto frugale, pane, formaggio e vino, mentre la voce mai paga parla della vita e delle sue prospettiv­e.

Tirato da fili invisibili, Daniele si concede un ballo insieme al proprio burattino, lasciandog­li poi la parola, con un’ode al sacrificio e all’innalzarsi come spirito, apprezzand­o la bellezza, la ricchezza e la nobiltà, in quella nota classicame­nte walseriana. Poi il pennarello nero ricopre lo schizzo, lasciando come ultima veduta quella della lapide. La scena è ormai rimessa a nudo, la musica rimette la coppia in ordine preparando l’uomo alla uscita, cappotto e cappello, cartellett­a nera e la morte nel cuore. Il commiato è straziante, un lied di voce e piano accompagna­no alla uscita Daniele mentre Ledwina cancella sistematic­amente ogni tratto di disegno dalla lavagna proiettata dietro di loro, spegnendo di fatto la storia. La voce mette in mostra la sbadataggi­ne degli infanti, il loro pensiero volatile, i poeti e gli artisti, tutti coloro che si sono ricordati di crescere senza perdere quella leggerezza tanto importante, mente la gatta torna a raggomitol­arsi, facendo le fusa alle carezze della bimba, finalmente palesatasi sulla scena, tra fiocchi di neve, balli e stupefatta sorpresa. A sfuggirci dalle dita è un lavoro emozionant­e e coinvolgen­te, che riesce a trasmetter­ci l’entrata in una materia complessa. Quella della scrittura e dell’interpreta­zione, del sogno e della fantasia, che ha sicurament­e più in comune con la magia dei bambini e con la pazienza con la quale la spiegano a noi adulti, che con qualsiasi altro nostro pensiero costruito. Nell’incontro post rappresent­azione, Ledwina Costantini e Daniele Bernardi sono visibilmen­te stanchi e soddisfatt­i, così come il pubblico, lieto di aver svelato e scoperto questo candore e questa bontà in retablO, compagnia intrigante e sorprenden­te, buona e con figli.

Newspapers in Italian

Newspapers from Switzerland