Berlino, rassegna in cerca d’autore
Un grande Festival va agli archivi. Non bisogna dimenticare mai il peso reale di questa Berlinale e quanto conta sul mercato cinematografico mondiale, con un mercato, l’European Film Market, anche quest’anno in crescita come volume d’affari e come presenze: oltre 12mila visitatori professionali provenienti da 143 Paesi, 660 nuovi progetti cinematografici presentati in una settimana. Come ha ben spiegato Martin Scorsese ricevendo qui l’Orso d’Oro alla Carriera, mai come in questo momento il cinema vive nelle più diverse piattaforme, anche su Tik Tok. Di questo bisogna prendere atto. Sono molti gli autori giovani che circolano al Forum, la sezione indipendente e più viva del Festival, dove l’estremo cinematografico è di casa: dal documentario di tre ore sullo Zoo di Berlino a uno di tre ore, ‘Henry Fonda for President’, che racconta la Storia degli Stati Uniti attraverso quella della famiglia dell’indimenticabile attore, che inizia con l’immigrazione danese del 1600; a un film come ‘Saptamâna Mare’, coprodotto dalla Svizzera, che racconta la nascita del terribile XX secolo. Film sporchi che non cercano di piacere ma di dire. E non è forse questo il senso vero del cinema o è solo quello di prendere i soldi? Ed è su questa distinzione che le scuole di cinema hanno un peso: insegnare a guadagnare o insegnare a dire, non c’è una via di mezzo quando si impara, ed è sempre stato così. Ecco allora che il lavoro sul cinema fatto in questi anni da Carlo Chatrian è stato quello di evitare, fin che ha potuto, di fare un festival per riempire i tappeti rossi, indirizzando verso una cinematografia che parla al pubblico, che non si prostituisce per farsi comprare dal pubblico: lo stacco da Hollywood, Bollywood e simili è evidente e pesante per il suo destino di direttore.