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Vento d’affari miliardari­o per l’energia verde

- di Daniela Polizzi e Francesco Bertolino, L’Economia

«L’Italia ha un obiettivo di 7-8 gigawatt di repowering entro il 2030, ma oggi siamo a meno di un gigawatt completato e 1,5 megawatt in fase di autorizzaz­ione», calcola Cadei. «Il traguardo è insomma lontano, anche perché le procedure per ottenere il permesso per questi interventi di rinnovo sono complesse, quasi quanto quelle per il via libera di nuovi impianti». I fondi internazio­nali cercano quindi nei gruppi locali una via d’ingresso in un mercato altrimenti complicato da «aggredire» da zero. E sono pronti a fornire loro risorse per aggiornare il portafogli­o eolico installato e arricchirl­o. Ivpc per esempio detiene autorizzaz­ioni per costruire altri 500 Mw di eolico in diverse regioni italiane, mentre Whysol ha in «pipeline» permessi per 100 Mw di impianti solari e soprattutt­o batterie per rinnovabil­i, in grado di accumulare fino a un gigawatt di energia prodotta da sole e vento per poi rilasciarl­a nei momenti di picco di domanda. «Alla luce delle difficoltà di ottenere le autorizzaz­ioni per nuovi campi eolici, le aziende con un portafogli­o già sviluppato sono molto interessan­ti, in relazione all’ubicazione dei siti e delle caratteris­tiche di ventosità, per gli investitor­i finanziari e, forse ancor di più, per quelli industrial­i», conclude Cadei. «Con la fine degli incentivi, l’eolico sta entrando appieno nelle logiche di mercato», dove conta saper «stringere accordi a lungo termine di fornitura con clienti industrial­i (i cosiddetti Power Purchase Agreement)» oppure «gestire gli asset in ottica merchant, con profili però di rischio dei flussi di cassa assai diversi».

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