Vento d’affari miliardario per l’energia verde
«L’Italia ha un obiettivo di 7-8 gigawatt di repowering entro il 2030, ma oggi siamo a meno di un gigawatt completato e 1,5 megawatt in fase di autorizzazione», calcola Cadei. «Il traguardo è insomma lontano, anche perché le procedure per ottenere il permesso per questi interventi di rinnovo sono complesse, quasi quanto quelle per il via libera di nuovi impianti». I fondi internazionali cercano quindi nei gruppi locali una via d’ingresso in un mercato altrimenti complicato da «aggredire» da zero. E sono pronti a fornire loro risorse per aggiornare il portafoglio eolico installato e arricchirlo. Ivpc per esempio detiene autorizzazioni per costruire altri 500 Mw di eolico in diverse regioni italiane, mentre Whysol ha in «pipeline» permessi per 100 Mw di impianti solari e soprattutto batterie per rinnovabili, in grado di accumulare fino a un gigawatt di energia prodotta da sole e vento per poi rilasciarla nei momenti di picco di domanda. «Alla luce delle difficoltà di ottenere le autorizzazioni per nuovi campi eolici, le aziende con un portafoglio già sviluppato sono molto interessanti, in relazione all’ubicazione dei siti e delle caratteristiche di ventosità, per gli investitori finanziari e, forse ancor di più, per quelli industriali», conclude Cadei. «Con la fine degli incentivi, l’eolico sta entrando appieno nelle logiche di mercato», dove conta saper «stringere accordi a lungo termine di fornitura con clienti industriali (i cosiddetti Power Purchase Agreement)» oppure «gestire gli asset in ottica merchant, con profili però di rischio dei flussi di cassa assai diversi».