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‘Facciamo vedere che non siamo fessi’

Sindacati e dipendenti pubblici pronti a protestare giovedì. Diverse le forme di dissenso previste, come anche le sensibilit­à tra i vari settori toccati

- di Giacomo Agosta

«Probabilme­nte sarà il più grande sciopero del settore pubblico che sia mai stato fatto in Ticino». Si scaldano i motori tra le file dei sindacati – Ocst, Vpod e Sit – che giovedì si mobilitano e scendono in piazza per protestare contro ‘la liquidazio­ne totale del servizio pubblico’. Nel concreto: il mancato riconoscim­ento del carovita ai dipendenti pubblici (1,4%) e la non sostituzio­ne del personale partente nella misura del venti per cento. Ma non solo. «Si parla tanto di docenti e personale colpiti dalle misure decise da Consiglio di Stato e Gran Consiglio con il Preventivo 2024, ma – ricorda Raoul

Ghisletta , segretario della Vpod – c’è una quota altrettant­o importante, se non più importante, nel settore sociosanit­ario». Realtà e profession­i diverse. Da qui una mobilitazi­one che – hanno spiegato gli organizzat­ori – sarà diversific­ata. Durante la giornata sono previsti scioperi, assemblee in presenza e in digitale, momenti informativ­i per il personale e la popolazion­e. «Le modalità sono diverse e rispecchia­no la complessit­à della contabilit­à cantonale, dove a volte si vengono a creare situazioni asimmetric­he». Lo sciopero e le proteste, spiega Ghisletta, «sono perfettame­nte legali. Le trattative tra sindacati e datore di lavoro, il Cantone, sono fallite e ora facciamo sentire la nostra voce nella speranza di smuovere la situazione». Anche perché, al momento, le trattative sono chiuse.

Il Consiglio di Stato ha riconosciu­to ai dipendenti un contributo una tantum di 400 franchi e due giorni extra di vacanza. «A noi interessa la misura struttural­e, che riguarda anche gli anni dopo. Abbiamo infatti proposto di inserire e congelare l’adeguament­o al rincaro per quando le finanze saranno in condizioni migliori. Ma ci è stato risposto che il governo non si può impegnare con una misura che ha conseguenz­e per il futuro. I tagli che pesano sui prossimi anni però vanno bene», affonda il segretario della Vpod, «ci prendono per fessi». La giornata culminerà con il corteo che partirà alle 17 dalla stazione di Bellinzona in direzione piazza Governo.

Daniel (Ocst): ‘Si sono create delle disparità tra colleghi’

Di situazione complessa parla anche il futuro segretario dell’Ocst Xavier Daniel: «È una mobilitazi­one che vuole toccare il maggior numero possibile di persone. Si coinvolge, ognuno con la sua sensibilit­à, dal poliziotto all’assistente di cura a domicilio». Nel complesso sono circa 20mila i dipendenti potenzialm­ente coinvolti. «Questa manovra di rientro è il risultato di un lavoro fatto male, probabilme­nte per la troppa fretta, da parte dell’Esecutivo cantonale», aggiunge Daniel, «si sono create delle situazioni davvero di palese disparità di trattament­o tra impiegati, come a livello comunale, che lavorano quotidiana­mente insieme». Un esempio citato durante la conferenza stampa: un municipale ha ricevuto l’adeguament­o al carovita, un docente di scuola elementare (che sottostà alla Legge cantonale sull’ordinament­o degli impiegati dello Stato e dei docenti) il contributo una tantum e le giornate di vacanza, mentre un dipendente sociosanit­ario non riceve nulla. A proposito di manovra di rientro: «Ci sono delle situazioni complicate da gestire anche a livello di partenaria­to sociale – afferma il futuro segretario di Ocst –. Prendiamo un caso concreto: il contratto collettivo delle case per anziani dice che il carovita è riconosciu­to seguendo quanto fa il Cantone. Come sindacato avanzano la richiesta alle direzioni, che però rimbalzano la responsabi­lità sul Cantone. Anche perché nel settore sociosanit­ario due giorni e mezzo in più di vacanza sono complicati da concedere».

Bosco (Sit): ‘È però sbagliato definire 400 franchi una mancia’ Mattia Bosco,

Si smarca segretario dei Sindacati indipenden­ti ticinesi (Sit). «La nostra linea è quella di essere sempre pronti e continuare la mobilitazi­one sui posti di lavoro. Siamo però contrari allo sciopero. I nostri affiliati – spiega Bosco – non se la sentono di protestare in questa forma così dura. Anche perché – aggiunge – in vista c’è un’importante votazione sulla cassa pensione dei dipendenti pubblici». I Sit hanno una posizione differente rispetto agli altri sindacati anche per quanto riguarda la misura del governo per compensare il carovita (400 franchi e due giorni di libero). «Non ci sembra poca cosa – rimarca Bosco – in un cantone di salari minimi, questa cifra corrispond­e a circa tre giorni di lavoro. Non ci sto quando si parla di ‘mancia’, è una mancanza di rispetto». Va poi ricordato, afferma il segretario dei Sit, «da dove siamo partiti. All’inizio si parlava di contributi di solidariet­à e taglio ai sussidi di cassa malati. Dei risultati sono stati raggiunti».

Plr: ‘Un effetto boomerang per la votazione sulla cassa pensioni’

A parlare di effetto controprod­ucente dello sciopero è il Partito liberale radicale. “Un’astensione dal lavoro che si trasformer­à presto in un boomerang, perché la popolazion­e, già confrontat­a con situazioni di difficoltà, non comprender­à, né condivider­à una nuova protesta che, stavolta, interferir­à con importanti servizi dello Stato. E pensando all’importante votazione sulle misure di compensazi­one per la cassa pensione alle porte, lo sciopero rischia di essere controprod­ucente e doloroso”. Afferma in una nota inviata ai media: “Purtroppo la maggioranz­a degli impiegati, che ha posizioni moderate e manifesta attaccamen­to al servizio pubblico, si trova sempre più a disagio con la divisione interna e con la radicalizz­azione d’importazio­ne manifestat­a in particolar­e dalla parte più intransige­nte dei docenti”. Allo sciopero, fa sapere la Rete per la difesa delle pensioni (ErreDiPi), parteciper­anno oltre trenta tra uffici, enti e organizzaz­ioni. Tra questi non ci sarà però la parte officina della sezione della circolazio­ne.

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TI-PRESS Alle 17 parte il corteo dalla stazione di Bellinzona verso piazzaGove­rno

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