Prima la porta in Ticino, poi abusa di lei Un 65enne del Sopraceneri è accusato, tra le altre cose, di coazione e atti sessuali con fanciulli commessi sulla figliastra e su un’altra minore di 16 anni
Prima l’ha portata in Ticino (dall’estero) assieme alla madre (sua moglie), poi, invece di prendersene cura come un padre, avrebbe più volte approfittato sessualmente di lei. E lo stesso avrebbe fatto, in un’occasione, con un’altra ragazza. Entrambe erano minori di 16 anni.
Sono pesanti le accuse (che l’uomo respinge totalmente) promosse dalla procuratrice pubblica Pamela Pedretti nei confronti di un 65enne del Sopraceneri, in carcere dal giugno 2023 e presentatosi lunedì di fronte alla Corte delle assise criminali presieduta dal giudice Mauro Ermani (giudici a latere Emilie Mordasini e Monica Sartori-Lombardi): coazione sessuale; atti sessuali con fanciulli, ripetuti; violazione del dovere d’assistenza o educazione; minaccia; discriminazione razziale; ingiuria, ripetuta.
Toccamenti a casa e in luoghi pubblici
Gli episodi incriminati sarebbero avvenuti tra il 2010 e il 2023. In uno di essi ad esempio l’imputato avrebbe accompagnato – da solo, mentre la madre della ragazza era rimasta a casa a occuparsi del figlio neonato avuto proprio con l’uomo – la figliastra allora 13enne in un supermercato in Italia, dove in un luogo appartato l’avrebbe costretta a subire un atto sessuale, segnatamente dei toccamenti nelle zone intime. Una violenza interrotta solo, nonostante la reazione della giovane, nel momento in cui è sopraggiunta una terza persona. Un episodio analogo (in questo caso fermato dall’arrivo della madre) sarebbe accaduto in una struttura ricreativa del Sopraceneri, mentre in più occasioni l’uomo avrebbe abusato della figliastra presso l’abitazione familiare.
E sempre a casa sua, l’uomo avrebbe approfittato anche di un’altra ragazza, allora 14enne, una conoscente (che prestava volontariato in un’associazione assieme all’imputato) fermatasi a dormire presso l’abitazione del 65enne e costretta da quest’ultimo, con la scusa di effettuarle un massaggio, a subire dei toccamenti.
‘Piuttosto mi taglierei la mano’
L’accusato ha sempre negato ogni accusa e ha continuato a farlo anche in aula... «Non ho mai toccato bambini o minorenni», ha ripetuto più volte, aggiungendo, riferendosi alla figliastra, che «non avrei mai potuto fare qualcosa del genere a mia figlia, perché io la chiamavo figlia. Piuttosto, mi taglierei la mano». Incalzato dal giudice l’uomo, che si è espresso in maniera piuttosto confusionaria, ha parlato di un complotto nei suoi confronti, orchestrato in particolare dalla moglie e dalla figlia per scappare da lui – va detto che è già in atto una procedura di separazione e al 65enne è stato vietato di avvicinarsi a entrambe –. E oltre alle testimonianze delle vittime, ha messo in dubbio pure le parole dei poliziotti intervenuti presso la sua abitazione (chiamati dalla figliastra in seguito a una lite) poco più di un mese prima del suo arresto. «È una bugiarda da quando è nata», ha aggiunto, prima di gettare ombre anche sulla conclusione della perizia psichiatrica, che parla della necessità per l’imputato di seguire un trattamento ambulatoriale per scongiurare il rischio di recidiva… «Sono disposto a seguire un trattamento, anche se non so bene per cosa».
‘Guardone e sporcaccione’, la pp chiede 30 mesi di detenzione (18 sospesi)
«Guardone e sporcaccione». È così che la procuratrice pubblica Pamela Pedretti ha definito il 65enne, il quale «ha sempre parlato bene della figliastra, fino al momento in cui si è rivolta alla polizia. Da allora, non ha fatto altro che insultarla e screditarla, non solo opponendosi alla sua versione dei fatti, ma dandole della bugiarda e minacciandola».
La pubblica accusa ha poi sottolineato come l’altra giovane, chiamata in causa dagli inquirenti, «è stata costretta a riaprire una ferita e a rievocare fatti che aveva messo nel dimenticatoio», ma che quando ha capito di chi si trattava (riferito all’accusato), ha subito ricordato. Tra le confidenze mai esternate prima di allora – ma ritrovate pure in un suo diario – anche quella che “diceva (sempre il 65enne, ndr) che se avessi fatto sesso con lui, non mi avrebbe fatto male, che era bravo”.
Pedretti ha proseguito affermando di non avere dubbi su «a chi credere: a due ragazze che hanno fornito dichiarazioni genuine e non a un uomo che ha sempre e solo provato a screditare le sue giovani vittime», seguendo una «strategia» e senza smuoversi «di un centimetro dalla sua posizione», dimostrando «di non avere empatia».
La pp ha quindi parlato, dal profilo oggettivo, di colpa medio-grave dell’accusato, attenuata «unicamente dalla tipologia di atto sessuale, non la più invasiva»; dal punto di vista soggettivo, ha invece definito grave la sua colpa, essendo l’imputato «maturo e consapevole delle sue azioni» e non avendo quindi «mezza attenuante». Per questo, nei suoi confronti ha chiesto una pena detentiva di 30 mesi, di cui 18 sospesi con la condizionale per un periodo di 5 anni, «una spada di Damocle più incisiva del carcere». A ciò si aggiunge una pena pecuniaria e l’interdizione a vita da svolgere qualsiasi attività che implichi un contatto regolare con minorenni.
‘Non ha fatto i conti con la vittima, che non voleva essere il suo giocattolo’
«Si tratta di una storia squallida e allo stesso tempo di grandissima dignità e coraggio da parte di una ragazzina di poco più di 14 anni che ha deciso di dire basta, anche a costo di mettere a repentaglio la sicurezza economica raggiunta venendo in Svizzera con la propria madre», ha dal canto suo affermato l’avvocato Carlo Borradori, patrocinatore della principale vittima, prima di sottolineare che «l’imputato ha una singolare e perversa concezione della solidarietà, aiutare finanziariamente delle persone non significa arrogarsi il diritto di fare ciò che si vuole con esse». L’avvocato ha definito l’uomo «feroce e prevaricatore, ma ha fatto male i suoi calcoli, perché davanti si è trovato una ragazzina intelligente, che non ha accettato di farsi trattare come il suo giocattolo». Sottolineando il disagio e le sofferenze vissuti dalle due vittime, per la sua assistita ha chiesto un risarcimento simbolico per torto morale.
‘Stravagante, non socialmente pericoloso’
Il difensore (d’ufficio) Stefano Stillitano, ha dapprima sottolineato come il suo assistito sia «un tipo stravagante, affetto da sofferenze psichiatriche e dal 1996 inabile al lavoro». Anche in ragione di quest’ultima condizione, ha potuto dedicare «parte della sua vita ad attività di volontariato. Ma non è vero che si è nascosto dietro a queste per recarsi nei Paesi del terzo mondo per compiere malefatte». L’avvocato ha in seguito passato in rassegna (e nella maggior parte dei casi confutato) le accuse e per quella più pesante, ossia la coazione sessuale (per quanto accaduto in Italia), ha in particolare fatto notare le differenti versioni fornite dalla vittima e ne ha, perlomeno in parte, contestato i fatti (così come la perizia psichiatrica, «inquinata da considerazioni giuridiche che vanno oltre i compiti del perito»).
Da qui, definendo il suo assistito «non socialmente pericoloso», ha richiesto una pena totalmente sospesa per due anni, «che ritengo possa attestarsi sui 15 mesi». E nel caso in cui la Corte dovesse riconoscere un rischio di recidiva, «un trattamento ambulatoriale e non stazionario».
La sentenza è attesa per domani pomeriggio.