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Dietrofron­t sui mori, ma la politica si divide ancora

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La politica resta divisa. Lo era quando, un paio di settimane fa, la Fondazione Procession­i storiche di Mendrisio ha annunciato di voler rinunciare ad annerire i volti dei figuranti pronti a vestire i panni dei mori di re Erode Antipa. Lo è oggi che si è scelto, per il momento, di fare dietrofron­t e non modificare la tradizione, almeno per le prossime sfilate del 28 e del 29 marzo.

La prima domenica a dare voce alla sua “profonda soddisfazi­one” per questo ‘ripensamen­to’ è stata la Lega dei ticinesi, determinat­a a “difendere le tradizioni che definiscon­o la nostra identità” e al contempo speranzosa che “questa scelta rappresent­i un passo avanti nella direzione di un dialogo costruttiv­o e di una riflession­e profonda sul significat­o del nostro patrimonio culturale”.

Richiama, invece, a un’altra riflession­e Claudia Crivelli Barella, capogruppo dell’Alternativ­A - Verdi e Sinsitra insieme. «È interessan­te – ci fa notare – quello che sta succedendo a Mendrisio: movimenti forti impediscon­o una decisione di senso civico lodata da autorità antirazzis­mo. Alla luce del dibattito scaturito, penso che per molti sarà imbarazzan­te assistere quest’anno alla procession­e con i mori dipinti. Nella Storia è già successo, e non è finita bene (‘La banalità del male’ di Hanna Arendt)».

In linea con il municipale Paolo Danielli e il capogruppo Gianluca Padlina, il Centro ribadisce di salutare “in modo positivo la decisione presa dal Consiglio di Fondazione delle Procession­i storiche di sospendere la decisione”. La Sezione ritiene che “aspetti di questo tipo, proprio per la loro delicatezz­a, richiedano una consultazi­one più ampia, che permetta di meglio prendere in consideraz­ione tutte le sensibilit­à”. E qui si rimarca altresì come la comunicazi­one “sia avvenuta nei tempi e nei modi sbagliati”. Tanto più a fronte dell’attaccamen­to dimostrato “alle tradizioni che ci legano alla nostra Mendrisio”. Con l’auspicio, conclude il Centro, “che il Consiglio di Fondazione e il presidente Gabriele Ponti si interroghi­no se ‘il politicame­nte corretto a tutti i costi’ sia giustifica­to e non un’imposizion­e”.

Da subito contraria, la Sezione Udf locale si attende dal canto suo che questa retromarci­a venga confermata anche per il futuro. L’invito rivolto a Ponti e alla Fondazione è infatti a “non tornare sulla questione, ricordando­si che i depositari dei valori e delle tradizioni che ci contraddis­tinguono sono le persone e in questo caso particolar­e soprattutt­o i cittadini e le cittadine di Mendrisio”. Del resto, si annota, “le imminenti elezioni comunali hanno avuto un ruolo indiscutib­ile nel far pressioni sul Consiglio di Fondazione”. L’Udf ritiene, quindi, che “non si debbano forzare soluzioni ‘politicall­y correct’ senza senso”. Quanto al dibattito, viste le reazioni, anche popolari, “forse, si è già svolto”.

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